Guerra al racket,è flop

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 Dovevano aiutare le vittime del racket e dell'usura in Campania: dei trenta «centri comunali di primo ascolto» realizzati nel 2014 in altrettanti comuni della regione, attualmente nessuno è aperto. Non funzionano più. Da un anno. Qualcuno ogni tanto apre sporadicamente le porte grazie all'opera di volontariato offerto dai vari militanti delle associazioni locali. Per il resto il servizio è ormai andato. Esperienza chiusa. Il progetto era stato immaginato per rafforzare le attività che svolgono da sempre le associazioni. In realtà i centri comunali di primo ascolto erano «a tempo». Durata massima: 18 mesi. Però i finanziamenti regionali che tre anni fa erano stati stanziati per istituirli e renderli operativi sono finiti da un pezzo. In certo casi non sono stati nemmeno completamente erogati. Alcuni Comuni ammessi al bando indetto nel 2013 dalla Regione sono risultati debitori di palazzo Santa Lucia per il mancato pagamento di canoni idrici, e così gli enti non hanno potuto ottenere nemmeno l'intero importo assegnato in un primo momento. Risultato: lì i centri di primo ascolto hanno dovuto chiudere anche prima del tempo. Sono durati appena qualche mese. La cifra inizialmente stanziata attraverso il bando regionale era di 1 milione e 200mila euro. Ogni progetto ammesso al bando poteva essere finanziato con un importo massimo di 40mila euro. Il 30 per cento di questa cifra doveva essere a carico dei Comuni. E alla fine sono stati finanziati 30 progetti che hanno puntato su una serie di azioni complessive e che sono stati presentati alla Regione dalle associazioni antiracket e antiusura riconosciute dallo Stato. In ciascuno dei trenta sportelli era previsto il collegamento a un numero di telefono e la presenza sia di esponenti delle associazioni sia di psicologi, avvocati e commercialisti. Peccato però che alcuni di essi fossero stati aperti in locali con accesso dalla strada: motivo in più per tenere lontani i posibili «clienti», bisognosi più che mai di riservatezza. Tutto finito in ogni caso: soldi terminati, fondi ridotti a zero. Quando, qualche notte fa, ad Acerra due negozi sono stati semidistrutti da esplosioni probabilmente dolose, gli imprenditori dopo l'inevitabile dichiarazione pubblica in cui dicevano di non aver mai ricevuto minacce sono rimasti soli. Ma Franco Malvano, commissario regionale antiracket e antiusura, non ci sta. Sarà per la sua tigna di poliziotto ultraesperto della materia, ieri ha annunciato la convocazione a palazzo Santa Lucia delle associazioni antiracket. Il governatore De Luca lo ha confermato nel ruolo affidatogli da Caldoro e anzi ha ampliato le sue competenze, fino alla gestione delle confische dei beni sottratti ai clan. «Nelle prossime settimane – fa sapere Malvano – ascolterò tutti i soggetti che si occupano della lotta al racket. Stiamo preparando un nuovo bando. De Luca crede molto a questa linea d'azione. Dovremo apportare dei correttivi: rafforzeremo la comunicazione e punteremo all'utilizzo di fondi sociali europei da impegnare in 5 anni. Dobbiamo studiare un sistema di sostegno economico alle vittime e rafforzare i controlli sulle attività effettivamente svolte». Già, i controlli. Non si sa quanti casi siano stati trattati dai centri di ascolto comunali creati dal bando del 2013. Non c'è un registro. «Però – puntualizza Malvano – per questi sportelli è stata impegnata solo una minima parte dei progetti finanziati dal bando del 2013». Le strutture erano state realizzate ad Acerra, Marigliano, Nola, Sant'Anastasia, Casalnuovo, Caivano, Pozzuoli, Quarto, Ercolano, Pianura, Secondigliano, San Carlo all'Arena, centro storico di Napoli e Arenella. Quasi tutti le altre nel Salernitano. Solo due nel Casertano: a Castel Volturno e a Mondragone.

fonte:ilmattino

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