Salerno. Castello Arechi chiuso nel giorno di festa, ma molti turisti scavalcano e passeggiano tra i viali

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Nella città turistica è vietato (o quasi) nel giorno di Ognissanti visitare una delle più belle attrazioni di Salerno. Il Castello di Arechi si è presentato ieri ai visitatori con entrambi i cancelli che conducono al parcheggio inesorabilmente sbarrati. Tutto chiuso, tutto deserto. Neanche un cartello che indicasse al malcapitato di turno che era inutile scendere dall’automobile e cercare di entrare. Chiuso, closed, fermée. Ma non c’era scritto da nessuna parte, nemmeno in italiano. A far “bella” mostra di sé solo un vecchio cartello, attaccato con lo scotch, che indica orari e giorni di apertura. Alcuni visitatori, però, non si sono persi d’animo. Uno dei cancelli, infatti, non è oggettivamente a prova di passaggio: ci sono buoni quaranta centimetri di spazio, e così gran parte dei visitatori ha tranquillamente bypassato l’ostacolo entrando nel parcheggio, peraltro monitorato da telecamere (funzionanti?) e da qui al viale che conduce al castello. Infatti il cancello che dovrebbe impedire l’accesso al viale era stato lasciato completamente aperto, in spregio a tutte le norme di sicurezza vista la facilità con la quale anche eventuali malintenzionati potrebbero transitare nonostante il divieto. Questo con ulteriori rischio per i già imprudenti “intrusi”, che non hanno esitato un attimo a scavalcare. A far compagnia a questi ultimi è poi arrivato, dalla rupe in basso, un allegro gregge di capre. «È un peccato che il castello sia chiuso proprio in una giornata come questa – dice deluso un ragazzo di Eboli venuto in visita con la fidanzata – Oggi è una giornata di festa e speravamo di visitare anche l’interno. Ci siamo dovuti accontentare, scavalcando, di fare una passeggiata nei viali. È già qualcosa». Fa loro eco una famiglia salernitana che parcheggia in curva. Papà, mamma e due bambini. «Più tardi andremo al cinema – spiega il papà – ma volevamo passare un paio di ore al castello. Ci accontenteremo dei viali». La mamma e il papà attraversano tranquillamente lo spazio tra il cancello e la siepe. I bambini li seguono ridendo. (Enzo Negri – La Città) 

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