Champions, Cuadrado salva la Juve foto

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    «Lione veloce, nel primo tempo lo abbiamo sofferto ma vincere in dieci e in trasferta è un grande risultato»

     

    «L’importante era vincere…». Massimiliano Allegri è sollevato, cosapevole che la sua Juventus non ha giocato una grande partita ma anche orgoglioso per l’atteggiamento, tattico e mentale, avuto dopo l’inferiorità numerica. Il bilancio della Champions League è positivo, la qualificazione adesso più vicina: «Dopo tre gare abbiamo sette punti, non abbiamo subìto gol ed è importante: questo grazie a Buffon». Riepiloga la partita, ne mette a fuoco difetti e pregi, evidenzia come sia stata spaccata dall’espulsione di Lemina: «Nel primo tempo abbiamo corso poco in verticale, poi l’arbitro ci ha tolto un uomo e lì siamo stati bravi… a giocare meglio: non era facile, vincere in trasferta non lo è mai». Un approfondimento sulla velocità del Lione, accusata in maniera particolare: «Nel primo tempo abbiamo sofferto molto nelle ripartenze, giocavamo troppo palla addosso, poi abbiamo perso nei palloni corti: nella ripresa, è andata meglio». 
     
    SCELTA. Ha stupito la scelta di Benatia in panchina, ha colpito il sorpasso in extremis di Lemina su Hernanes: «Benatia – spiega il tecnico bianconero – ha giocato sabato dopo essere rientrato da un infortunio e non volevo rischiare, Evra si trova bene nella difesa a tre, Lemina lo volevo per una partita fisica». La scelta che più ha colpito, felicissima, è stata però quella di Cuadrado: in un momento di battaglia, di tackle, di palloni cacciati via, lui ha scelto i guizzi del colombiano. «Sabato ha giocato da mezzala e ha fatto bene – dice Max – è un giocatore importante: le partite si possono vincere dal settantesimo in poi, se giocava dall’inizio magari non avevo un cambio». 
     
    PORTIERE. Si sofferma sul rigore causato da Bonucci: «Ci ha salvato Buffon, un portiere diverso dagli altri: è stato attaccato, è stato detto tanto per mezzo errore che ha fatto… Deve stare sereno, a parte che non c’è bisogno di nessuno che lo difenda perché si difende da solo dopo le parate che ha fatto». Allegri si gode una vittoria che diveta importantissima per il passaggio del turno: «Sì, perché ora abbiamo un ritorno in casa e il vantaggio di aver vinto 1-0 fuori. Bisogna però cercare di giocare meglio, essere più sereni, non avere fretta: quando trovi una squadra chiusa devi essere bravo ad aspettare. Era già successo con l’Udinese quando abbiamo rischiato».  
     
    MENTE. Sorride, attinge all’ironia: «Bravo l'arbitro che ci ha tolto un uomo e ci ha aiutato, facendoci esprimere meglio. Dobbiamo giocare meglio come velocità di passaggio, se non corriamo come corre il Milan sarà difficile: si muovono bene, sono giovani ma molto bravi. Con il Milan correremo di più…». La mente è già lì, alla partitissima di San Siro: era già sentita per tradizione, è cresciuta in fascino adesso che la squadra di Montella si è arrampicata al secondo posto e, al di là del basso profilo pubblico, si sorprende a pensare in grande. Ci sono molti infortunati, forse Max potrà recuperare Chiellini, di sicuro sarà convocabile Marchisio che però, dopo aver raggiunto la piena guarigione clinica, ha bisogno di tempo per ritrovare la condizione. Oggi, per lui, sarà organizzata un’amichevole a Vinovo. 
     
    FRUSTRAZIONE. «Siamo fieri di quanto fatto – dice Bruno Genesio, l’allenatore del Lione – abbiamo tenuto testa a una grandissima squadra: c’è delusione e frustrazione per il risultato finale, ma restano buone indicazioni: ci ha fermati un grande portiere». 

     

                                                                 Juventus chiave tattica
     

    L’assenza di Chiellini e la rinunia a Benatia non suggeriscono la linea a quattro, per altro abbozzatta contro l’Udinese: solito assetto, con Evra al posto dell’azzurro, ma anche solita elasticità legata ai movimenti degli esterni. Nel finale, 3-5-1 e tanto cuore.

                                                                Lione chiave tattica
     
    Genesio modella il 3-5-2, ma gli esterni bassi tendono la linea davanti a Lopes. L’atteggiamento della mediana e il lavoro di Fakir dietro Lacazette testimoniano una condotta difensiva completata da slanci insidiosi: SuperBuffon e il cuore Juve negano la svolta.

                                                                   la svolta
     
    Inutile girarci attorno, è l’ingresso di Cuadrado: tanti tecnici preferirebbero coprirsi, Allegri sceglie un folletto ed esulta.  
    Utilissimo anche Sturaro, che entra accompagnato da un invito… tattico del tecnico: «Li devi mangiare…».

     

                                                   l’errore

     
    Ovviamente è quello di Lacazette dal dischetto: segnasse, la partita prenderebbe tutt’altra piega. Il problema è capire se davvero è un errore: non sarebbe più giusto parlare di serata magica di Buffon?

                                                                          LA MOVIOLA 
    Lemina, 2° giallo severo Ma Darder era da rosso…
     
    Non convince del tutto la direzione di Marciniak: manca un rosso a Darder, da rivedere i falli. 
     
    Primo tempo 
     
    29’ – Rafael entra in maniera ruvida su Dybala, giusto ammonirlo. 
    32’ – N’Koulou in un contrasto aereo entra in maniera abbastanza scomposta su Dybala allargando il braccio: meritava il cartellino giallo. 
    34’ – Rigore per il Lione, decisione ineccepibile. Calcio d’angolo già battuto (dunque: palla in gioco), trattenuta evidentissima di Bonucci su Diakhaby, con i due che franano giù. Corretta l’ammonizione del difensore bianconero. 
    41’ – Pestone di Lemina sulla caviglia di Gonalons: ok l’ammonizione. 
    46’ – Colpo di testa di Bonucci, palla che rimpalla su Diakhaby. C’è una leggera trattenuta, il difensore bianconero però sembra protestare in particolare per un possibile tocco di mano. La palla, in effetti, carambola sulla spalla del giocatore del Lione ma la dinamica non sembra tale da risultare fallosa. 
     
     
    Secondo tempo 
     
    6’ – Darder si agita per un mancato fischio, scalcia Pjanic e lo colpisce anche con uno schiaffo al corpo: viene ammonito, era da punire però con il rosso. 
    9’ – Lemina entra in maniera ruvida su Fekir: è il secondo giallo, severo. 
    13’ – Diakhaby travolge Higuain: mancano la punizione dal limite e il giallo . 
    15’ – Lacazette su Khedira: ok il giallo 
    28’ – Diakhaby va dritto su Cuadrado: giallo inevitabile. 
    38’ – Ferri impedisce la ripartenza di Cuadrado: giusto ammonirlo.
      

     

     

     

    MARCATORI: 31’ st Cuadrado (J)  
    ARBITRO: Marciniak (Polonia) 4,5. Guardalinee: Listkiewicz e Sokolnicki. Arbitri d’area. Raczkowski e Frankowski. Quarto uomo: Siejka. ESPULSO: Lemina (J) al 9’ st per doppia ammonizione. AMMONITI: Rafael (OL) Bonucci (J) e Lemina (J) per gioco falloso; Darder (OL) per fallo di reazione su Pjanic. NOTE: Buffon (35’ pt) para un rigore a Lacazette. Spettatori 57.000. Angoli: 10-4 per il Lione. Recupero tempo: pt 2’, st 4’.

     
    BUFFON 9 
     
    Confida di voler smentire chi s’affretta a celebrarne il funerale, ribadisce di voler arrivare al Mondiale 2018: non deve dimostrare niente a nessuno, ma il guizzo sul rigore di Lacazette è una liberazione. Più difficile e preziosa, se possibile, la deviazione su Fekir, ottimo ancora su Tolisso e Gonalons. E’ lui a tenere in piedi la Juventus e porre le basi di un successo d’oro. 
     
    CUADRADO (24' st) 8 
     
    Geniale, anarchico, bonariamente matto: se non hai dentro un pizzico di follia, un gol così non lo fai mai.  
     
    ALLEGRI (ALL.) 7 
     
    Come aveva detto alla vigilia? Conta vincere, non giocare bene. La Juve non brilla, ringrazia Buffon, ma ha il merito, quando resta in dieci, di non arroccarsi: il gol di Cuadrado, strappato alla panchina, è un premio al coraggio del tecnico.  
     
    BARZAGLI 6,5 
     
    Prestazione autorevole, tra buoni piazzamenti e recuperi agili. S’inceppa una sola volta su Tolisso. 
     
    EVRA 6,5 
     
    Non è la prima volta che si cimenta da centrale mancino difensivo: nessun affanno, quando gli capita (raramente) d’essere in ritardo s’aggrappa al mestiere. 
     
    ALEX SANDRO 6,5 
     
    Tra i più positivi e intraprendenti: fa argine dalla sua parte, imbracciando lo scudo quando il Lione prende coraggio, sgomma appena trova un po’ di libertà. 
     
    HIGUAIN 6,5 
     
    Insidia due volte Lopes, lesto a inteccertarne le conclusioni, quando gli appare davanti solitario viene colto in (giusto) fuorigioco. 
     
    BONUCCI 6 
     
    L’esperienza che possiede è incompatibile con l’ingenuità che provoca il rigore: trattenuta netta e ammonizione giusta, per sua fortuna Buffon ci mette una pezza. Macchia isolata su una partita positiva, arricchita da un paio di proiezioni che lo portano vicinissimo al gol. 
     
    PJANIC 6 
     
    Affronta per la prima volta la squadra che lo ha consacrato: non crediamo certo sia l’emozione, ma nel primo offre una delle sue prestazioni più opache. Molto, molto meglio nella ripresa. 
     
    STURARO (30' ST) 6 
     
    Con la Juve in inferiorità numerica, dovrebbe lottare per difendere lo zero a zero. Invece, appena entra, Cuadrado fa il miracolo e si ritrova a proteggere i tre punti. Combattivo. 
     
    KHEDIRA 5,5 
     
    Non è una delle sue serate migliori: ciondola a metà campo, senza mai cambiare gioco: né scambi né verticalizzazioni, solo palloni semplici smistati.  
     
    LEMINA 5,5 
     
    Preferito a Hernanes per aumentare i muscoli in mediana: lo fa anche troppo. L’espulsione è forse esagerata, specie alla luce del metro di giudizio utilizzato per Darder, ma il francese, finché resta in campo, appare nervoso e poco costruttivo.  
     
    DYBALA 5,5 
     
    Non un’invenzione, non un guizzo, non un tiro che resti impresso in mente. Non punge mai ed è impreciso in fase di rilancio. Forse accusa la stanchezza  Marotta: Aver preso Dybala è un orgoglio   In assenza del presidente Andrea Agnelli, impossibilitato a seguire la Juventus per impegni di lavoro, è stato l’ad Beppe Marotta, arrivato a Lione in charter assieme alla squadra, a rappresentare la società nella cena ufficiale di lunedì con Jean-Michel Aulas, presidente dell’Olympique, al quale ha regalato la maglia di Higuain.  
     
    DANI ALVES 5 
     
    Rientra dopo il turn-over con l’Udinese ma non sembra aver recuperato energie: ordinario presidio e pochi guizzi. Illude a un certo punto guadagnando metri per il cross, inciampa ancora liberando Fekir davanti a Buffon che fa il miracolo. 
     
     
    A disposizione 
    Neto, Hernanes, Mattiello, Kean.
      
    Lione 
     
    DIAKHABY 6,5 
     
    Scrupoloso e utile in fase difensiva, quando si sgancia costringe Bonucci al rigore. 
     
    TOLISSO 6,5 
     
    Battaglia in mezzo, appena può cerca il tiro: è anche bravo a inquadrare la porta, ma s’imbatte in Superman. 
     
    LOPES 6 
     
    Attenzione costante e interventi decisivi: non s’aspetta proprio il tiro di Cuadrado. 
     
    GENESIO (ALL.) 6 
     
    La squadra gira male, lui rischia la panchina, ma stavolta ha poco da rimproverarsi. 
     
    FEKIR 5,5 
     
    Supporta Lacazette partendo da dietro, fin quasi a disegnare il 3-5-1-1. Ha un’occasione d’oro ma Buffon si esalta. 
     
    YANGA-MBIWA 5,5 
     
    Ci terrebbe a non far rimpiangere Mammana, che dà forfeit alla vigilia: troppo insicuro. 
     
    N’KOULOU 5,5 
     
    S’appiccica a Higuain come una ventosa, l’argentino gli scappa due volte però alla fine non segna. 
     
    RAFAEL 5,5  
     
    Lascia intravvedere solo a sprazzi corsa e tecnica. 
     
    FERRI (19' ST) 5,5 
     
    Ci mette cuore, lascia tracce labili. 
     
    GONALONS 5,5 
     
    Ha una buona visione di gioco, tenta qualche geometria. Non basta. 
     
    Cornet (27’ st) 5 
     
    Poco incisivo. 
     
    DARDER 4,5 
     
    Fumoso e inconcludente. Viene graziato dall’arbitro quando colpisce Pjanic. 
     
    LACAZETTE 4,5 
     
    Le scorie della lunga assenza si vedono. Ha sulla coscienza il rigore fallito. 
     
    MOREL 4 
     
    Spinge poco e perde un’infinità di duelli. Mortificato da Cuadrado in occasione del gol. 
     
    L’arbitro 
     
    MARCINIAK 4,5 
     
    Severo con Lemina, indulgente con Darder, in assoluto confuso e poco autorevole. 

     
    A disposizione: 
    Gorgelin, Tousart, Ferri, Valbuena, Gaspar.

    Buffon  para un rigore a Lacazette, poi Allegri se la gioca anche in 10: il colombiano entra e segna

    L’orgoglio del gigante Buffon e la follia del genio Cuadrado regalano tre punti alla Juventus in una notte complicatissima di Champions. Il portierone, più forte di tutto, para un rigore a Lacazette e mille critiche frettolose, poi indossa le ali su Fekir, Tolisso e Gonalons. Tiene a galla così una Juventus padrona del campo benché poco brillante, difendendo il pari e poi il vantaggio ottenuto in dieci, lottando su ogni pallone, quando l’arbitro Marciniak, pessimo, caccia Lemina. Allegri ha il merito di evitare barricate, di affidarsi alla grinta di Sturaro e all’anarchia di Cuadrado, e il colombiano inventa un gol impossibile, lasciando di sasso Lopes con una traiettoria quasi dal fondo. 


     
    BOMBER. Il tecnico bianconero cambia scelte a ridosso della riunione tecnica: Benatia, non ancora al top, viene dirottato in panchina ed Evra arretrato sulla linea difensiva. A quel punto, ritenendo utile maggior fisicità a centrocampo, schiera Lemina anziché Hernanes in regia, centrale tra Pjanic e Khedira. Fasce brasiliane, con Dani Alves e Alex Sandro, attacco argentino con Higuain e Dybala. Modulo speculare, 3-5-2, per Genesio che perde Mammana e Rybus, sostituiti da Yanga-Mbiwa e Morel, ma ritrova dopo un mese bomber Lacazette. Alle spalle del centravanti si muove Fekir, le chiavi del gioco appartengono a Gonalons. 


     
    TENSIONI. L’Olympique occulta problemi e tensioni, non offre l’impressione di una squadra in crisi. E’ disciplinato, concentrato, umile nell’approccio: lascia alla Juventus un inutile possesso, controllandone i movimenti, pronto a rovesciare il fronte con tagli improvvisi o inserimenti dalla mediana. Per oltre mezz’ora, la gara di Buffon scorre tranquilla, giusto un anticipo facile facile su Gonalons, ma d’improvviso una trattenuta sciocca di Bonucci su Diakhaby rischia di cambiare storia alla partita e inaugura la notte magica di Gigi: rigore indiscutibile, Lacazette sul dischetto, il portierone si distende e respinge il pallone.  
     
    GIOCO. Un sospiro di sollievo per una Juve non bella, a tratti lenta, eppure capace di costruire azioni importanti e spaventare Lopes in più di un’occasione. Particolarmente minaccioso Bonucci che prima calcia in mischia, colpendo Khedira, e poi incorna indirizzando fuori d’un soffio. Nel mezzo, si fa luce Higuain: carica il destro su cross di Alex Sandro e corregge di testa su lancio di Dani Alves, ma il portiere francese devia in entrambi i casi. Pillole di cronaca sufficienti, senza indugiare sui due presunti falli in area ai danni di Dybala e Bonucci ignorati dall’arbitro, per raccontare come la Juve, malgrado tutto, faccia la partita. Se il gioco non è fluido e le azioni a volte s’avviluppano è perché non appaiono ispirati alcuni uomini deputati a dare qualità, Khedira e Dybala su tutti. 
     
    TIMORI. Annaspa anche Dani Alves, che in avvio di ripresa ne combina una grossa liberando al tiro Fekir: decisivo ancora una volta Buffon. Non c’è solo l’errore, però, dietro la partenza decisa del Lione: forse rincuorata dopo i timori iniziali, la squadra di Genesio raccatta coraggio e alza il ritmo, mettendo a nudo gli impacci della Juve. Poi ci si mette l’arbitro, lasciando un’impronta sul match utilizzando metri differenti di giudizio che penalizzano i bianconeri: Darder sarebbe da rosso per un fallo di reazione su Pjanic e se la cava con un’ammonizione, subito dopo viene espulso – provvedimento esagerato – Lemina per un intervento in ritardo su Fekir.  
     
    SCELTA. In dieci la Juve soffre -Tolisso sbuca davanti a Buffon che fa un altro miracolo, così come su Gonalons nel finale – però non scava trincee, combatte, urla e alla la maggiore statura tecnica e l’esperienza pagano: Cuadrado, entrato per Dybala (scelta coraggiosa), brucia Morel e inventa la parabola impossibile che fa godere il popolo bianconero e avvicina la qualificazione. 

    fonte.corrieredellosport   michele de lucia

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