Pompei giornalista olandese ruba reperto agli scavi

Più informazioni su

Pompei. I tesori dello scrigno della città sepolta tentano anche gli insospettabili. Chi, nella società civile, dovrebbe tutelare il patrimonio archeologico scrivendo articoli di denuncia contro coloro che deturpano, violano e danneggiano gli affreschi e i mosaici di un bene dell'umanità. Un giornalista olandese ha rubato un pezzo di affresco rosso pompeiano dalla casa della «Venere in Bikini» ed è scappato. A bloccare il 46enne cronista Gerrit Nam, e il suo complice K. H. 35 anni, che faceva il palo all'esterno della domus chiusa al pubblico, è stata una guida turistica. Una giovane donna minuta che, pur di salvaguardare i tesori della città archeologica, non ha avuto timore ad affrontare a muso duro i due energumeni e a strappare dalla tasca del cronista il pezzo di affresco trafugato di 16 centimetri quadrati, dalla profondità di 5 centimetri. L'ardore di proteggere la città di cui lei conosce ogni singolo tassello di mosaico, ogni vicolo ed ogni affresco, ha prevalso sul timore di essere aggredita. «Fermatevi ha intimato la guida in inglese ai due uomini che fisicamente erano il doppio di lei queste cose non si fanno. Ora non vi muovete che stanno arrivando i carabinieri». I due non hanno mostrato resistenza. Anzi hanno atteso tranquilli l'arrivo dei militari dell'Arma. In particolare il giornalista, che scrive per un quotidiano nazionale olandese, si è scusato più volte con i carabinieri e ha cercato di giustificare il suo gesto affermando: «Ho trovato il reperto a terra. Non pensavo che raccogliendolo avrei potuto commettere un reato. Comunque non era nostra intenzione portare via il reperto, volevamo consegnarlo ai custodi prima di uscire dagli scavi». Questo suo pentimento, apparente o reale, però, non gli ha evitato una denuncia per furto aggravato in concorso. La dinamica della vicenda, comunque, si tinge di giallo. La testimonianza della guida sembra dar ragione al cronista quando afferma di «aver trovato il pezzo di affresco a terra». La donna, infatti, ha dichiarato di «aver visto l'uomo abbassarsi, raccogliere il reperto e metterlo in tasca» ma «non ho visto staccarlo dalla parete». Da un primo sopralluogo effettuato dagli investigatori emerge che il rosso pompeiano del reperto trafugato primeggia nella domus della «Venere in Bikini». La sua profondità di 5 centimetri, però, non è compatibile con alcuna cavità presente sulle pareti. Gli esperti della soprintendenza a cui è stato affidato il pezzo di tesoro subito dopo il suo recupero sono al lavoro per stabilire l'esatto luogo in cui è avvenuto il furto. Ma se il reperto non proviene dalla «Venere in Bikini» chi lo ha portato in quella domus? Come mai il cronista si è introdotto in una casa chiusa al pubblico e perché aveva bisogno di un palo? Ed è stato proprio l'atteggiamento strano del suo «complice» ad attirare l'attenzione della coraggiosa guida turistica. La donna ha nell'immediato intuito che qualcosa di illegale stava avvenendo in quella casa dell'antica Pompei. Senza perdersi d'animo si è introdotta all'interno, giusto in tempo per assistere al furto e recuperare il reperto strappandolo dalla tasca del giornalista. Sono in corso ulteriori indagini da parte dei militari dell'Arma – agli ordini del capitano della compagnia di Torre Annunziata Andrea Rapone e il comandante della stazione pompeiana Tommaso Canino per chiarire i lati oscuri della vicenda. Susy Malafronte, Il Mattino

Più informazioni su

Commenti

Translate »