TERZIGNO LA TERRA DEL VINO E DEL VESUVIO. MANIFESTAZIONI TUTTI I GIORNI CONTRO LE MEGA DISCARICHE

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«Benvenuti a Terzigno, terra del vino e della pietra vesuviana» c’è scritto sui cartelli che delimitano il territorio comunale. Ma molte altre scritte sui teli bianchi che i cittadini hanno appeso qua e là per dichiarare il proprio «no» alla discarica e centinaia di manifesti affissi ovunque per annunciare incontri, proteste, manifestazioni contro l’apertura del nuovo invaso fanno pensare ben altro. Impressione presto confermata dalle scene surreali che ci si trova davanti soprattutto lungo la panoramica, la strada che congiunge Terzigno a Boscoreale e conduce da ambedue i paesi allo stradone (realizzato pochi mesi fa e contestato anche per vie legali, il Tar ha sospeso il giudizio) che conduce alla cava Sari. È la discarica che dovrebbe raccogliere ogni giorno 1.800 tonnellate di rifiuti da mezza provincia di Napoli. Proprio contro questo incredibile afflusso di immondizia, contro la puzza che il grande buco colmo di scarti spesso sospetti emana, contro la possibilità che si apra un’altra discarica quattro volte più grande nella cava Vitiello, è contro tutto questo e per difendere le coltivazioni e il Parco nazionale del Vesuvio che la cittadinanza dei paesi della zona è insorta. Fino alla ribellione. Ieri, infatti, si è arrivato allo scontro tra manifestanti e forze dell’ordine. Che sono intervenute apparentemente per sgomberare duecento cittadini e rimuovere il blocco stradale che impediva il passaggio degli autocompattatori in via Zabatta, la panoramica, nei pressi della rotonda che porta alla discarica. Risultato, soprattutto un gran caos. «Hanno caricato donne con le mani alzate — sostengono i manifestanti — e una si è sentita male ed è stata soccorsa con l’ambulanza. C’era anche un invalido che ha avuto una crisi». Le forze dell’ordine replicano affermando che due poliziotti e un carabiniere sarebbero feriti. E spiegano che gli uomini a bordo di quattro camionette erano diretti alla discarica per dare il cambio ai colleghi di stanza all’impianto e che quando i mezzi hanno forzato il blocco sono stati fatti bersaglio del lancio di pietre e bottiglie. Ma evidentemente esiste una coscienza reciproca di buona fede, infatti nel pomeriggio cittadini e agenti sono lì che chiacchierano amichevolmente, forse accomunati dal destino da « ostaggi » della situazione. Le «mamme vesuviane», ai piedi della salita verso la cava Sari, ai poliziotti offrono anche il caffè prima di recitare il rosario sotto i loro occhi. Cento metri più in là, un grande cumulo di terra scaricata in mezzo alla panoramica per impedire il passaggio. In mezzo al paese, le carcasse di un paio di camion incendiati da qualche testa calda. «Sono stati ragazzini— dicono tutti— e non di Terzigno». Alcuni carabinieri sono fermi con il blindato in via Zabatta proprio davanti a una fila di dodici compattatori ai quali qualcuno ha sgonfiato le ruote. Tra questi, anche i due di Enerambiente, azienda appaltatrice Asìa della raccolta appena raggiunta da interdittiva antimafia: «Mentre andavano a scaricare sono stati sottoposti a fermo amministrativo dai vigili urbani di Terzigno perché non in regola — dice l’avvocata Maria Rosaria Esposito, civilista e civilissima contestatrice delle discariche ad Angelo Lo Monaco sul Corriere del Mezzogiorno — eppure sono lì fermi, ma ormai scarichi. Evidentemente li hanno fatti passare comunque». Eppure sabato mattina i cittadini di Terzigno — da un lato, perché dall’altro bloccano tutto i cittadini di Boscoreale — erano stati messi in allarme proprio dai camion che lasciavano una traccia di percolato sull’asfalto. Certo è difficile pretendere che poliziotti e carabinieri analizzino il contenuto dei compattatori, ma sta di fatto che quei camion sono arrivati all’invaso. A chiunque altro, invece, non è consentito passare. A parte, ovviamente, coloro che hanno aziende in quell’area. E cioè principalmente agricoltori che producono uva, nocciole o noci, quelli che stanno pagando il prezzo più alto per la situazione. Da quando, pochi giorni fa, si è saputo che le falde acquifere utilizzate per l’irrigazione sono inquinate. «Circolano voci preoccupanti sul prezzo dell’uva», dice sempre l’avvocata Esposito insieme con il marito Ciro Laviano, anche lui legale: «Pare che gli acquirenti non vogliano pagare più della metà del solito. Ma se l’uva è utilizzabile non si capisce perché, e se non è buona non si dovrebbe neppure vendere. Le nocciole, invece, quest’anno sono pochissime e amare. Le noci quasi non ci sono». Se non sono soltanto voci, l’economia della zona del Lacryma Christi avrà molte lacrime amare da piangere. Comunque non si capisce perché le istituzioni— dall’Asia al ministero dell’Ambiente, dall’Arpac alla Asl Napoli 3 Sud fino al Comune di Terzigno — non abbiano detto nulla prima, visto che i dati sono emersi dal monitoraggio ambientale effettuato da ottobre del 2009 amaggio 2010 nella discarica Sari. E non abbiano fatto nulla neppure dopo.

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