Il Cilento rimane a secco. Decine di comuni del litorale e delle zone interne alle prese con carenze idriche

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Il Cilento resta a secco presentando ai turisti l’immagine di un territorio all’età della pietra. Sono ormai settimane che nelle località balneari si verificano interruzioni idriche. Una situazione che di fatto crea non pochi problemi ai turisti che pagano per avere servizi che sono da terzo mondo. Da tempo, infatti, sia nelle località il cui servizio idrico è gestito da Asis che in quella parte di territorio a cui la gestione è affidata a Consac, che la risorsa idrica viene erogata a singhiozzo; e proprio in questo momento dell’anno quando il consumo cresce. Ed invece l’acqua viene data a razioni, quasi si fosse tornati al periodo del dopoguerra. Nella giornata di ieri i rubinetti sono rimasti a secco a Montecorice (frazione Agnone e zone limitrofe, via Mainolfo); nei giorni scorsi a San Giovanni a Piro, Ascea, Centola, Pisciotta, Castelnuovo Cilento, Pollica, Vibonati, Perito, Omignano, Camerota per quanto concerne i comuni serviti da Consac. Per quanto riguarda l’Asis, che eroga, tra gli altri, ad Agropoli, Castellabate, Capaccio, ogni giorno, ormai da settimane si verificano delle interruzioni, talvolta programmate, che provocano disagi notevoli. Ieri mattina i turisti presenti ad Agropoli e nelle aree limitrofe si sono risvegliati senz’acqua. Per la giornata di ieri, dall’Asis fanno sapere che «in nottata, alle 2, è stata interrotta l’erogazione per favorire il riempimento dei serbatoi che servono le cittadine turistiche, per recuperare i livelli notturni, dato il consumo eccessivo registrato nel periodo attuale. Si è trattata di un’interruzione programmata per favorire l’afflusso di risorsa anche alle zone poste più in alto. Intorno alle 5 l’acqua è stata ridata ai territori». Ma di fatto la risorsa idrica è giunta nelle case a partire dalle 10, in taluni casi alle 13. Ci sono nel contempo territori che registrano ammanchi di acqua per molte ore al giorno (talvolta anche 12 ore) quotidianamente, specie nelle aree periferiche e quelle in collina. Insomma scenari da territori retrogradi non certamente degni di zone che dovrebbero vivere di turismo. «Non si può dire di voler fare turismo in queste condizioni – lamenta un turista – visto che mancano i servizi essenziali: ospedali chiusi, strade interdette o impraticabili, e poi anche l’acqua che manca in continuazione. Siamo al paradosso». In effetti le zone del comprensorio di Agropoli, ad esempio, non sono in grado di dare risposte al bisogno di assistenza sanitaria; la chiusura della Cilentana, che collega Capaccio al Golfo di Policastro, è uno schiaffo che ogni anno, da tre anni, viene inflitto ad un territorio già in difficoltà. Al turista viene offerta l’immagine di un sud con il freno a mano tirato. A questo si aggiunge il problema dell’acqua che è davvero una condizione insostenibile per chi paga la propria vacanza e vorrebbe viverla con tutti i confort. E così per le continue interruzioni idriche qualche turista ha preferito terminare la vacanza anzitempo per tornarsene a casa. (Andrea Passaro – La Città) 

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