Cava de Tirreni: Sgozzò il marito è veramente pazza?

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  CAVA DE’ TIRRENI. Sarà riascoltato in aula il perito che ha riconosciuto a Lucia Vitale la seminfermità mentale. È iniziato così ieri il processo in appello nei confronti di Lucia Vitale, la donna oggi 36enne che l’otto agosto del 2008 uccise il marito Giovanni Di Marino sgozzandolo con una roncola, mentre era a tavola per la cena. Lucia Vitale, condannata a 14 anni in primo grado (rito abbreviato) con il riconoscimento dell’attenuante del vizio parziale di mente, si è presentata in aula visibilmente provata, complici anche le cure farmacologiche a cui è sottoposta (attualmente è rinchiusa nel carcere di Fuorni). La donna, su autorizzazione del presidente della Corte d’Assise, si è seduta a fianco al suo avvocato Barbara Mauro. Davanti ai giudici della Corte d’Appello anche le parti civili rappresentate dall’avvocato Ugo Della Monica, legale della famiglia Di Marino, e dall’avvocato Maurizio Mastrogiovanni rappresentante del curatore speciale dei figli della coppia. Nel corso dell’udienza il pubblico ministero ha fatto proprio l’atto d’appello, presentato dalle parti civili (avvocato Della Monica) con la richiesta del massimo della pena (ergastolo/30 anni) e il riconoscimento della totale capacità di intendere e volere sia prima che in occasione dell’omicidio. Diverse le eccezioni presentate dalla difesa. L’avvocato Barbara Mauro ha visto accolta la richiesta di risentire in aula Gennaro Petruzziello, il perito nominato dalla Procura che come si ricorderà stilò la perizia con la quale fu riconosciuta alla Vitale la seminfermità mentale. In primo grado non ci fu alcuna audizione ma solo il deposito della perizia e dunque non fu possibile ascoltare il perito su alcuni punti, parsi contraddittori alla difesa. Il prossimo 18 ottobre il perito sarà ascoltato in aula. La storia La mattina dell’8 agosto 2008 dall’appartamento in via Ido Longo a Sant’Arcangelo si odono le urla della signora Vitale: la donna è sola in casa insieme al marito mentre i due figli sono a casa dei nonni materni. Quelle grida richiamano l’attenzione del padre di Giovanni Di Marino. Quando il papà di Giovanni entra nell’appartamento vede il figlio riverso sul pavimento della cucina in una pozza di sangue, accanto a lui la moglie. L’uomo è stato ucciso: colpito alle spalle con una roncola al collo. Un colpo che gli ha reciso la carotide. A sferrare quel colpo è stata la moglie, da tempo in cura per problemi psichici. Secondo le ricostruzioni, quella sera Lucia Vitale aveva apparecchiato la tavola per la cena e aveva atteso il marito rincasare. Una volta a casa Giovanni Di Marino si era messo a tavola per cenare. È stato allora che la donna lo ha colpito alle spalle con una roncola. Sferrato il colpo mortale Lucia era tornata a letto a dormire.

Simona Chiariello Il Mattino di Napoli

scelto da Michele Pappacoda

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