Contro la Germania Conte non cambia il 3-5-2 vincente. Dentro Sturaro se De Rossi è out. Candreva ancora fuori

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    «Dai!». «Vai!». «Sali!». «Forza!». «Bravo!». Un urlo alla volta, fino alla Germania: Loew è avvisato. Conte saltella davanti alla panchina. Un suggerimento seguito da un braccio, largo a destra, per accompagnare la palla dalla difesa in avanti. Un consiglio ribadito con l’altro braccio che si apre a sinistra per il ribaltamento dell’azione. È presente, più che in allenamento e al video, in partita. Il ct scende in campo con i suoi giocatori. Non li lascia soli, li aiuta. Compagno più che maestro. Lo ha fatto contro il Belgio, al debutto nell’Europeo. Stessi concetti contro la Svezia, l’Irlanda e la Spagna. Solo Eder è risparmiato: e segue alla perfezione, in automatico. L’Italia è una, Conte lo ha pure detto in pubblico, e non fa niente che ci siano i titolari o le riserve. L’identità resta, a prescindere dagli interpreti utilizzati e dagli avversari incrociati. L’idea Nazionale nasce da movimenti memorizzati. Gli interpreti sanno che cosa fare, in ogni momento e in ogni situazione. Lui li anticipa, per sveltire la giocata. Così farà anche a Bordeaux sabato sera contro i campioni del mondo, senza snaturare l’Italia. Da Lione il Ct ha imboccato la strada verso Parigi, dove spera di tornare. Con il 3-5-2 che è il modulo base scelto per il camaleontismo di cui va fiero. Difesa a tre, quattro e cinque, due mezze punte, due ali che sono poi anche terzini e il centravanti di sponda e di finalizzazione. Conte, dopo l’allenamento del mattino, ha concesso mezza giornata di libertà ai giocatori, tornati in ritiro a mezzanotte. Lui e il suo staff, invece, non hanno staccato. Qualche ora di relax prima di fissare l’appuntamento. In un sms la sintesi del lavoro del Ct: ore 18 e 15, riunione video. Si studia la Germania che ha vinto in scioltezza domenica contro la Slovacchia. E che, il 29 marzo all’Allianz Arena, ha demolito proprio l’Italia: 4 a 1. Ma oggi la Nazionale non ha più il telaio sperimentale che si è sbriciolato tre mesi fa a Monaco, con interpreti statici e impreparati. E con Loew che passò alla difesa a tre, mettendosi a specchio, per avere la meglio nei duelli personalizzati. Il 3-4-3 azzurro, dopo quel crollo, non è stato comunque scartato. Ma oggi è solo l’opzione del 3-5-2. Esempio: Giaccherini che attacca largo Juanfran e Piquè. «Dai-vai-sali-forza-bravo». Il ritmo è di Conte, ma solo con la preparazione atletica diventa realtà. Il riposo di otto titolari contro l’Irlanda è stato sfruttato contro la Spagna in riserva. A Coverciano i test in stile marines hanno indicato al ct i giocatori da convocare: De Rossi promosso, Soriano escluso. Così è sbocciata la rosa dei 23. Con jolly per le fasce e meno difensori. Dietro basta il blocco Juve: un gol preso (ininfluente, contro l’Irlanda) nelle ultime sei gare e la gestione del match. I tre spingono l’esterno verso il pallone e la linea lì dietro si sistema a quattro. L’Italia è sempre in superiorità numerica. Sui lati, in mezzo. Spesso anche davanti. Attacca con cinque giocatori: Florenzi, Eder, Pellè, Giaccherini e De Sciglio. Diventano sei con Parolo. Come la Germania che, nessun gol subìto, avanza con Kimmich, Ozil, Mueller, Gomez, Draxler ed Hector, abbandonando il 4-2-3-1 di partenza. E dalle corsie si entra in semifinale. De Rossi, colpito duro da Nolito ad inizio gara, ha un ematoma sulla coscia sinistra, sopra il ginocchio. È rimasto a riposo come Candreva che non è recuperabile. Controlli, poi, per entrambi. Il regista spera di esserci: se non ce la fa, tocca a Sturaro. Tanto in quel ruolo De Rossi fa il difensore aggiunto più che il play. Da oggi le prove, per eventuali nuove candidature. (Ugo Trani – Il Mattino)  

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