Casal di Principe. Pediatra arrestato: non diagnosticò il tumore a una bimba poi deceduta.Anche la moglie ai domiciliari

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Casal di Principe. La Terra dei Fuochi ed il cancro infantile. Una piaga, una epidemia vera e propria che ogni anno uccide centinaia di bambini in tenera età. C’è anche chi, sottoposto alle cure adeguate dopo una diagnosi precoce e affidato a centri specializzati in oncologia infantile, supera l’incubo. Non è andata così per la piccola di tre anni di Giugliano morta nel 2013 che, scrive il gip di Napoli Nord, Barbara Del Pizzo, è stata vittima di una diagnosi errata. E per questa ragione il gip ha mandato ai domiciliari un pediatra, Angelo Coronella, e sua moglie, Ersilia Pignata che è una maestra di musica ma si sarebbe spacciata per medico. Il neonatologo, insomma, è stato arrestato per non aver diagnosticato il tumore alla piccola. Secondo la ricostruzione della procura, quando la bimba iniziò a stare male i suoi genitori si rivolsero allo studio pediatrico di Casal di Principe. Era un medico donna, o almeno tale la credevano i genitori, a occuparsi di lei. La curarono per rigurgiti neonatali, poi per influenza. Le somministrarono antibiotici per disturbi neonatali, ma la situazione non migliorò mai. Sei mesi di cure infruttuose. Era il 2011 e la bimba aveva solo tre mesi quando iniziò ad accusare i primi sintomi di un cancro che le fu diagnosticato solo quando era ormai troppo tardi. Passarono infatti due anni e la piccola stava sempre peggio. Crisi di pianto e problemi alle vie urinarie. Un pomeriggio del 2013 i genitori si presentarono di nuovo al centro di pediatria di Casal di Principe dove alla bimba, dopo una visita medica, fu somministrato un antinfiammatorio. «Siete troppo apprensivi», il rimprovero dei medici ai due giovani genitori. Così la riportarono a casa, ma la piccola non smetteva di piangere. A quel punto la corsa al Santobono. Analisi, questa volta mirate, ecografie lette da specialisti e la drammatica verità: aveva il cancro. Un neuroblastoma al IV stadio, era già troppo tardi. Le metastasi avevano già aggredito il corpicino della piccola. Che meno di un anno dopo morì. Poco prima la stessa sorte era toccata ad una neonata napoletana: diagnosi errata, quindi cure sbagliate e decesso. Anche i genitori della piccola si erano rivolti allo studio Coronella. Per quella vicenda il sostituto procuratore di Napoli Fabrizia Pavani si prepara a chiedere il giudizio per entrambi i coniugi da ieri ai domiciliari su richiesta della Procura di Napoli Nord. Il pediatra Angelo Coronella e la moglie sono accusati di reati che vanno dall’omicidio colposo alla falsità ideologica in certificati. La donna risponde anche di esercizio abusivo della professione e di sostituzione di persona. Si sarebbe spacciata per medico, ma non ne aveva i titoli. Le indagini affidate ai carabinieri della compagnia di Casal di Principe, diretta dal capitano Simone Calabrò e dal tenente Gianfranco Iannelli, vertono anche su alcune testimonianze. I genitori della piccola vittima hanno infatti dichiarato che credevano che la donna fosse un medico e che era lei, nella maggior parte dei casi, a occuparsi della loro figlioletta, sia in occasione dei primi sei mesi di cure nel 2011, sia quando nel 2013 la situazione precipitò ma, anziché prescrivere alla bimba esami specialistici, le furono dati degli inutili antinfiammatori. Storia «fotocopia», dunque. Nelle dieci pagine della misura spiccata ieri ci sono aspetti uguali a quelli già emersi dalle indagini condotte dalla Procura di Napoli che portarono anche a un primo sequestro dello studio pediatrico. Anche in quel caso, era il 2012, la coppia avrebbe preso in cura una neonata ma non avrebbe diagnosticato il cancro che la stava uccidendo. Il gip di Napoli Nord, accogliendo la tesi della procura diretta da Francesco Greco e dall’aggiunto Domenico Airoma, ha chiesto e ottenuto la misura cautelare per Coronella e per sua moglie. Dal centro pediatrico di via Vaticale sono stati portati via computer e documenti. Parte dei locali è sotto sequestro preventivo. Il pediatra, molto stimato, viene descritto da tutti come una persona completamente devota al suo lavoro. Le accuse, gravissime, li vedono negligenti verso la piccola paziente, incapaci di diagnosticare il vero male che la affliggeva, ma soprattutto la loro «colpa» – sostiene il giudice per le indagini preliminari – sarebbe stata quella di non indirizzare la bimba verso uno studio specialistico in tempo per una diagnosi che avrebbe potuto salvarle la vita. Ipotesi accusatoria pesantissima, dunque, come quella che contesta ai coniugi il pm Fabrizia Pavani che per i due è pronta a chiedere il giudizio. (Mary Liguori – Il Mattino) 

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