Renzi a Napoli: la svolta di Bagnoli, sarà un modello per l’Italia. Ma il premier affronta anche altre problematiche

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Da Bagnoli, «simbolo di un’operazione di risanamento ambientale senza precedenti nella storia d’Italia»; al Mezzogiorno, «verso il quale siamo impegnati a restituire il futuro, nella consapevolezza che qui non ci può essere spazio per una cultura anti-industriale». Dalla politica, ovvero le elezioni amministrative di Napoli «in cui il Pd se la può giocare», al rapporto con il sindaco de Magistris in una delle giornate più tristi per la città, con gli scontri e le tensioni tra centri sociali e forze dell’ordine e il ferimento di 14 agenti. E poi l’inchiesta della procura di Potenza sullo scandalo-petrolio, il caso Regeni, il dramma della disoccupazione giovanile al Sud, la crisi della giustizia tra ritardi e riforme solo annunciate. Risponde per quasi un’ora Matteo Renzi, da capo del governo ma anche da segretario del Pd, alla raffica di domande in occasione del forum organizzato dal quotidiano “Il Mattino” nella sala intitolata a Giancarlo Siani, presente anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Reduce dalla visita a Nisida e in procinto di raggiungere la Prefettura per la riunione della «Cabina di regia» nella quale sono stati annunciati i primi, attesissimi provvedimenti per la bonifica ambientale e il rilancio di Bagnoli, il premier si sottrae solo all’ultima, inevitabile «provocazione»: quella sulla lotta per lo scudetto nel campionato di calcio di serie A tra Juventus e Napoli e dell’impegno che attende la Fiorentina contro i campioni d’Italia tra qualche domenica. «Se fossimo davvero il governo delle lobby risponderei. Ma da quando sono premier ho promesso di non parlare più della mia amata Fiorentina», dice. Il piano per Bagnoli approvato dalla Cabina di regia presieduta dal sottosegretario Claudio De Vincenti è una tappa storica nel destino della città. Il 14 maggio del 2014 lei è stato già qui al Mattino: in due anni da quel confronto gli impegni del governo per il Sud hanno avuto una gestazione un po’ altalenante, anche se si incomincia a vedere un po’ di luce anche in quest’area. Possiamo parlare di un lungo “pronti” e che d’ora in avanti ci sarà un’azione più costante e concreta per il Mezzogiorno? «Io credo che il “via” sia già arrivato. Dopo anni di chiacchiere ci siamo presi l’impegno di smuovere il Mezzogiorno, che significa rimettere in moto l’Italia. Ci sono due Italie: una al Nord con percentuali di occupazione vicine al pieno impiego e già leader in Europa; e un’Italia del Mezzogiorno che ha straordinarie opportunità ma deve essere messa nelle condizioni di correre. Abbiamo mosso i primi passi, sono grato al presidente della Campania De Luca per la determinazione che sta profondendo nel suo incarico. Le Universiadi 2019 e lo slogan “Finalmente primi” sono significativi di questo sforzo. La svolta per Bagnoli è enorme. Qualcuno racconta che stiamo cementificando: noi il cemento lo andiamo a togliere, eliminiamola colmata per intero. È questa la notizia. Il Piano regolatore generale, del resto, non lo fa il commissario: resta quello di Vezio De Lucia che è ancora in vigore. Ribadisco: non ci sarà a Bagnoli un solo centimetro cubo in più. Ci sarà invece la più grande operazione ambientale della storia d’Italia. Se a questo impegno aggiungiamo i 450 milioni di investimento per eliminare le ecoballe, garantiremo alla Campania un salto di qualità ambientale enorme». Ma in città ci sono stati scontri e manifestazioni contro il suo governo. E il sindaco De Magistris non partecipa alla «Cabina di regia» rimarcando una evidente contrapposizione nei confronti delle scelte dell’esecutivo. «Non sono interessato alla contrapposizione. Se questa amministrazione avesse fatto in cinque anni quello che doveva fare, non ci sarebbe stato bisogno del commissariamento di Bagnoli. Detto questo, confermo che al tavolo della Cabina di regia la sedia per il Comune di Napoli c’è sempre. E ci sarà anche tra poco quando partirà il progetto nella conferenza dei servizi. Ripeto: non mi permetterei mai di modificare lo strumento urbanistico della città di Napoli. Le proteste? Ormai sono “affezionato” alle manifestazioni veementi di Napoli e alle contestazioni. Esprimo la mia solidarietà ai 14 agenti feriti, per fortuna in modo lieve: ma se questo è il messaggio rassicuro i napoletani che tornerò ancora più spesso in città, almeno due volte al mese. Bagnoli vale 11 ecomostri, ci rendiamo conto del valore di questa operazione?». Presidente, lei ha annunciato quasi un anno fa il Masterplan per il Sud e i Patti con le Regioni e le città metropolitane del Mezzogiorno: certe scadenze sono saltate, il ritardo c’è. A che punto siamo? «Non c’è alcun dubbio che sul Sud siamo sempre in ritardo se si considera che nel 1861 il Mezzogiorno era leader in Italia prima che questa leadership gli venisse sottratta. La verità è che stiamo facendo moltissimo sul Sud: ricordo che con il decreto Sblocca Italia abbiamo dato il via alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Napoli-Bari perché non è pensabile che la Tav sia solo Torino-Salerno; Pompei due anni fa faceva notizia solo per i crolli ed ora è tornata alla ribalta internazionale per l’apertura di nuovi spazi restaurati; il boom di turisti registrato in queste ultime settimane in Campania è senza precedenti. Ma scendendo ancora più giù, non posso non ricordare l’avvio degli investimenti per portare la ferrovia a Matera, capitale europea della cultura 2019, che è privo ancora di una stazione ferroviaria. Per restare a Napoli: punteremo su Scampia attraverso un progetto molto serio del Demanio che è ormai pronto. E poi ci sono la riqualificazione di Napoli Est, il rilancio produttivo e occupazionale dell’Iris bus in Irpinia, e a Salerno con il governatore De Luca andremo all’inaugurazione della stazione marittima della città. Volete che continui? La Reggia di Caserta è tornata ai livelli che le competono grazie all’impegno del direttore Felicori che difenderemo sempre dagli attacchi sguaiati per fortuna solo di una parte dei sindacati. E che dire dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria? Il 22 dicembre sarà completata e confermo quella data». Il nodo della disoccupazione, soprattutto giovanile, resta però irrisolto soprattutto al Sud: non si è pentito di non avere confermato nell’ultima Legge di stabilità l’incentivo pieno che nel 2015 ha sbloccato molte assunzioni? «Gli incentivi sono una sorta di doping nel breve periodo. Servono per dare un segnale, ma poi occorre creare occupazione. Non si va avanti con gli incentivi che penso ridurremo ancora nel prossimo futuro. Intanto però i dati cui dicono che prima del Jobs Act c’era il 13% di disoccupazione in Italia, ora siamo all’ 11%. E che quasi la metà delle nuove assunzioni deriva dagli incentivi: vuol dire che se funzionano aumentano i posti di lavoro. Ma su un punto voglio essere chiaro: per vincere la disoccupazione giovanile al Sud bisogna dire che il Mezzogiorno non può avere una cultura anti-industriale. Ma ve la immaginate la Basilicata senza l’Eni e senza la Fiat a Melfi? Noi agevoliamo la presenza delle imprese sul territorio, con assoluto rispetto delle norme, come giusto che sia. Ma c’è molto altro che abbiamo fatto per questo Paese: con un emendamento di notte abbiamo introdotto il reato di disastro ambientale in Italia. L’ha fatto questo governo, prima non c’era». Siamo al tema del giorno, l’inchiesta di Potenza. E al “giallo” di quell’emendamento approvato e poi cancellato nella notte e alle sue polemiche con i magistrati. Vuole aiutarci a capire cos’è successo? «L’emendamento in questione proveniva da un precedente provvedimento ma è stato sub-emendato dal relatore e poi modificato in senso restrittivo nel maxiemendamento del governo al Senato. Io credo che un’opera pubblica o privata non debba essere bloccata, ecco il punto. E non è vero che ho attaccato i magistrati: io credo che se c’è uno che ruba su un’opera pubblica o privata, bisogna fermare il ladro ma mandare avanti l’opera. Io dico ai magistrati di lavorare a spron battuto, di fare i processi, di arrivare alle sentenze». Ma perché la riforma della giustizia, annunciata da tutti i governi, compreso il suo, alla fine non si fa mai? «Non è vero. Le pene sulla corruzione sono aumentate con il mio governo. È con questo governo che è nata l’Autorità anti-corruzione: se non c’era Cantone, l’Expo non si faceva». Ma non crede che al di là della corruzione ci siano problemi ancora da affrontare seriamente, come la separazione delle carriere, il giusto processo e il nodo delle intercettazioni? «Non mi trovo d’accordo su questo punto. Quello che parlava di legittimo impedimento c’è già stato e non sono io. Io capisco che bisogna andare a sentenza e del resto proprio qui in Campania c’è stato il caso del governatore De Luca, assolto dopo un lungo iter giudiziario. E meno male che ha tenuto duro». Non crede che occorrano altri e più rapidi interventi legislativi per una vera riforma della giustizia? «Io penso che questo sia il governo che ha fatto più riforme di tutti. Passa quasi inosservato il fatto che arriveremo al sesto voto definitivo sulla riforma costituzionale prima del referendum. Ma il punto è un altro: perché Bagnoli è stata ferma per 23 anni? E ribadisco: noi non metteremo le mani sulla città e sul piano regolatore, elimineremo la colmata costi quel che costi». Siamo ormai alla vigilia delle amministrative a Napoli: come valuta da segretario del Pd il prossimo appuntamento elettorale? «Intanto per me la scadenza elettorale è solo quella del 2018, la scadenza naturale della legislatura. Da capo del governo dico che collaboreremo con colui o colei che sarà eletto sindaco di Napoli, sempre che abbia voglia di collaborare. Se devo parlare invece da segretario del Pd, ribadisco come ho già fatto in altre circostanze che la candidata del mio partito è Valeria Valente, una giovane avvocatessa, mamma, con esperienza politico-amministrativa. È lei che è risultata vincente alle primarie del nostro partito. Mi auguro che la campagna elettorale sia bella». E Bassolino? Non pensa che possano incidere le forti polemiche che hanno accompagnato il risultato delle primarie? «Da segretario del Pd, visto che mi chiedete di parlare in questa veste, faccio appello anche a lui, che ha segnato un momento importante della vita di questa città, perché credo che il Pd abbia le carte in regola per provarci. Il Pd se la gioca questa sfida. In ogni caso, ripeto ancora una volta che chiunque vinca avrà l’appoggio del governo». Tra pochi giorni, il 17 aprile, ci sarà il referendum sulle trivellazioni sottomarine promosso da numerose Regioni, anche del Mezzogiorno e a guida Pd: lei ha chiesto al Pd di astenersi ma la decisione è stata duramente criticata anche dalla sinistra interna del suo partito. Si è aperto un ulteriore motivo di tensione e di scontro, è preoccupato? «Partiamo dal referendum: vorrei che si capisse bene, e basterebbe rileggere la puntuale ricostruzione della vicenda fatta dal sottosegretario De Vincenti, che il quesito referendario non è trivelle sì, trivelle no. La domanda è un’altra: vogliamo bloccare l’attività estrattiva di piattaforme che tirano gas o petrolio, lasciando lì tutto quello che avanza? Se lo può permettere un Paese come il nostro che non dispone di risorse energetiche tali da poter campare di rendita? Basta con l’atteggiamento tafazziano di dire che l’Italia dal punto di vista energetico sta peggio di tutti in Europa. Sulle energie rinnovabili stiamo meglio della Francia e della Germania. E allora perché dovremo pagare ancora più caro il petrolio o il gas che compriamo da arabi e russi? La verità è che finora il dibattito sull’energia si è svolto sotto traccia. Perché per una larga fetta della sinistra questo tema è un tabù. Come si fa a governare scelte strategiche che il proprio popolo fa fatica a digerire?». Ma il rischio di una scissione nel Pd dopo l’attacco forte di Cuperlo l’altro giorno nella direzione nazionale del partito si è fatto più concreto? Per molti quell’attacco è sembrato un po’ a freddo: le ha lasciato un segno anche sul piano umano? «Cuperlo è uno che dice le cose in faccia. Ha detto cose dure, ma non aggressive. Trovatemi un altro partito in Italia che discute liberamente e in diretta streaming di tutto come facciamo noi. Non esiste. Io rispetto la libertà di tutti. E accetto che chi due anni fa si è confrontato liberamente con me possa dire: “Tu non sei il mio segretario”. Si può discutere se abbia ragione o meno, ma questa è democrazia ». Il caso Regeni: il governo ha annunciato attraverso il ministro degli esteri Paolo Gentiloni che è pronto a interventi duri verso l’Egitto qualora la verità sui responsabili della morte del giovane ricercatore italiano non venisse a galla. Cosa vuol dire esattamente? A cosa state pensando? Non c’è la sensazione che anche per gli altri giovani ricercatori italiani impegnati all’estero ci possano essere pericoli gravi? «Ho incontrato la famiglia Regeni e preso posizione nei confronti del Cairo. L’Italia, come ho già detto più volte, deve alla famiglia di Giulio Regeni la verità. Lo abbiamo detto chiaramente anche al governo egiziano: siamo impegnati nella ricerca della verità. Abbiamo scelto di far lavorare i magistrati, abbiamo messo in campo un procuratore del valore di Pignatone sul quale non si può discutere. Seguiremo il suo lavoro con grandissima determinazione. Nessun tentativo di svincolare rispetto alla verità sarà accolto. Lasciamo lavorare i magistrati. E ora se permettete vorrei dire anche qualcos’altro su Napoli, su questo sentimento contrastante che avverto immancabilmente ogni volta che vengo qui». Di cosa si tratta, presidente? «Ho abbassato il finestrino dell’auto mentre eravamo in fila, diretti al Mattino, incolonnati nel traffico. Mi hanno detto: “Tutta colpa tua per questo traffico”. D’accordo, mi scuso con le mamme che hanno fatto tardi a portare i bambini a casa e con tutti quelli che hanno patito il traffico per motivi di sicurezza legati alla mia presenza. Ma il punto non è questo, è come ho detto un elemento che mi colpisce, e non solo in questa città che amo: il sentimento degli italiani di essere rimessi nelle condizioni di credere nel futuro. Un napoletano che finora passava a Bagnoli vedeva le icone dello spreco, e a Pompei lo spreco era persino della bellezza del più grande sito archeologico del mondo. Ecco, io sono qui perché l’Italia possa restituire il futuro ai giovani. Sono reduce da una visita negli Stati Uniti nella quale ho avuto la possibilità di entrare nelle grandi aziende dell’innovazione tecnologica. C’erano anche i titolari di alcune start up del settore farmaceutico di origini campane. Non credo che sia importante domandarsi perché non tornano in Italia: magari a Boston o dove lavorano hanno trovato condizioni di vita nettamente migliori e dunque da rispettare. Io vorrei però che le loro iniziative abbiano la possibilità di svilupparsi anche in Campania in un futuro più certo di quello che appare oggi. Noi non vogliamo solo risanare le ferite del passato. Siamo impegnati anche e soprattutto a restituire il futuro ai giovani e ai loro territori. E da questo punto di vista andremo avanti senza paura. Possono tirare sassi o insultarci ma siamo molto più forti di loro per sbloccare e ripulire Bagnoli, rilanciare il Mezzogiorno e attraverso di esso contribuire alla crescita di tutto il Paese». (Nando Santonastaso – Il Mattino) 

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