Quarto. Il marito del sindaco indagato per abuso edilizio nella sua abitazione. Avrebbe alterato le date per il condono

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Al telefono urlava e si sfogava: «Quello (riferendosi al suo nemico interno Giovanni De Robbio), va avanti e indietro con quel fascicolo, entra e esce con quella carta… già la carta, lacartuscella…». Parole intercettate tra il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo e i suoi consiglieri municipali Aprile e Nicolais, che oggi assumono un colore differente: il fascicolo o la «cartuscella» era il caso giudiziario su cui hanno lavorato in questi mesi gli uomini del pool reati urbanistici, che in questi giorni sono approdati a una prima conclusione investigativa sul presunto abuso edilizio nella casa del sindaco di Quarto. Qual è la svolta? Stando a quanto trapela dalle mosse investigative, Ignazio Baiano, il marito del sindaco di Quarto Rosa Capuozzo, risulta indagato per falso e violazione delle norme edilizie nell’inchiesta sul presunto abuso edilizio (condotta parallelamente a quella della Dda sul Comune). Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e dal pm Francesca De Renziis, al termine di una serie di accertamenti tecnici sul terrazzo della casa di Quarto abitata da Ignazio Baiano e dallo stesso primo cittadino del comune flegreo. Stando a quanto si è appreso, Baiano risulta indagato in particolare anche per aver alterato (di qui l’ipotesi di falso), la data su alcuni documenti, allo scopo di ottenere il condono edilizio per opere eseguite nell’abitazione di cui è proprietario. Un tentativo – emerge oggi dal lavoro investigativo in corso – che avrebbe aggravato la situazione, rendendo sempre più imbarazzante il ruolo del primo cittadino eletto per conto dei grillini, come paladino della trasparenza e del rifiuto di ogni interesse di parte. Era questo il punto su cui batteva De Robbio? È su questa presunta alterazione che il consigliere comunale dimissionario provava a ricattare il sindaco? È uno dei nodi da sciogliere nel corso delle indagini che riguardano l’altro pool di pm, quello della Dda di Napoli, che punta a verificare l’ipotesi di un pressing estorsivo di De Robbio nei confronti del sindaco per riuscire a influenzare – dicono le indagini – nomine e appalti in favore del clan Polverino. Un tema quest’ultimo oggetto di un nuovo interrogatorio della Capuozzo in Procura. La donna è stata sentita ieri sera per la quinta volta, sempre e soltanto come persona informata dei fatti. Inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock, magistrato in forza al pool coordinato dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, vicenda approdata a uno snodo decisivo. Ma restiamo alla cronaca di ieri. Oltre cinque ore di interrogatorio da parte del sindaco che sembra aver fornito una serie di spiegazioni sulla sua condotta in questi mesi. Una versione plausibile, verosimile – sembra di capire – anche se destinata a nuovi approfondimenti. Il caso Capuozzo-De Robbio è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti, toccando un doppio livello investigativo: quello dei rapporti con la dirigenza di M5s, ma anche il profilo che riguarda i rapporti con il territorio, quindi con le richieste che sarebbero state avanzate dall’ex consigliere Giovanni De Robbio. Punto primo: i vertici del partito di Grillo (Fico, Di Maio e Di Battista) erano a conoscenza del presunto pressing estorsivo consumato ai danni della Capuozzo? Può un sindaco (che ha sempre l’obbligo di denuncia) tacere di fronte a un ricatto? Domande che nascono dalle intercettazioni telefoniche e ambientali ricavate in questi mesi di indagine. Ricordate le conversazioni tra il sindaco e i consiglieri Aprile, Monfrecola e Nicolais (da ieri dimissionario)? Più di una volta il sindaco ha fatto riferimento alle richieste di De Robbio. Facile immaginare che ieri pomeriggio la Procura abbia battuto più di una volta su una intercettazione che inquadra bene il clima del municipio flegreo in questi primi mesi di giunta grillina: «Insiste – dice il sindaco – sta sclerando, insiste sempre sul puc, sui lavori pubblici e sull’urbanistica». Parole su cui gli inquirenti hanno chiesto spiegazioni logiche, convincenti: perché aveva questo interesse? Per conto di chi si muoveva il grillino eletto con oltre 900 voti? Inchiesta che fa i conti con il rischio di infiltrazioni mafiose. Nel corso del lungo interrogatorio di ieri è molto probabile che il discorso sia caduto sulla posizione di Mario Ferro (difeso da Sabato Graziano e Donato Bugno), uno dei quattro indagati raggiunti prima di Natale da decreti di perquisizione spiccati dalla Procura. Un personaggio oggetto di attenzione da parte dei carabinieri in questi mesi: legato ad Alfonso Cesarano, presunto imprenditore in odore di camorra, Ferro avrebbe costruito una sorta di endorsement politico, spostando i voti dai partiti storici (in particolare dal Pd) verso i «nuovi» del Movimento cinque stelle. Dice di lui il consigliere Concetta Aprile: «Stava sempre nei crocicchi di consiglieri, anche se non si capiva a che titolo».Ecco anche su questo il sindaco Capuozzo potrebbe aver raccontato la sua versione, tanto per capire che succedeva a Quarto tra vecchi e nuovi, nel Municipio alle prese con problemi di edilizia e malavita organizzata. (Leandro Del Gaudio – Il Mattino) 

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