Dossier choc. Nella Terra dei Fuochi troppi bimbi malati di cancro: sotto i 14 anni eccesso di ricoveri in 55 comuni

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È l’infanzia il nuovo allarme nella Terra dei fuochi. Tra i bambini sotto i 14 anni nei 55 comuni (oggi il perimetro dell’area è salito a 88) a cavallo tra le province di Napoli e Caserta si registrano maggiori decessi per patologie tumorali e un numero di ricoveri più alto di quanto previsto. Le cifre sono state pubblicate sul sito dell’Istituto superiore di sanità nel volume «Mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale nei Comuni della Terra dei Fuochi in Campania». Si tratta di un aggiornamento della ricerca sulla situazione epidemiologica già svolta nella Terra dei Fuochi negli anni passati. Un quadro critico emerge sulla salute dei più piccoli. Sono stati rilevati eccessi nel numero di bambini ricoverati nel primo anno di vita per tutti i tumori e, in entrambe le province, più tumori del sistema nervoso centrale nella fascia di età 0-14 anni. I dati risalgono al 2014. Nel dettaglio, in età pediatrica e pediatrico-adolescenziale i tumori del sistema nervoso centrale sono in eccesso sia come incidenza sia come numero di ricoverati nella provincia di Napoli, mentre nella provincia di Caserta è il dato sui ricoveri a preoccupare. Inoltre, in Terra di lavoro le leucemie risultano in crescita solo come numero di bambini finiti in ospedale. «La novità di questo studio è proprio il focus sulla salute infantile, che prima mancava e che stiamo portando a termine anche in altre realtà come Taranto e Brescia»,sottolinea Loredana Musmeci, direttore del dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss. «Che ci sia una mortalità in eccesso rispetto al resto della regione è noto – spiega – ed è confermato in tutte le statistiche. Nella Terra dei fuochi l’aspettativa di vita è di due anni inferiore alla media regionale e nazionale. Ma non si tratta di novità emerse oggi. L’inquinamento ambientale è indicato chiaramente nello studio come possibile causa o concausa, quindi significa che bisogna approfondire il nesso ed è quello che faremo. Individueremo alcuni Comuni statisticamente significativi e lì avvieremo un’indagine ancora più dettagliata. Ora i nostri dati si basano su osservazioni dall’elicottero, dovremo scendere a terra, valutare stili di vita dei cittadini, le esposizioni professionali, vedere chi si è ammalato e chi è morto. Abbiamo stimato che serviranno un paio d’anni di indagini e fondi cospicui che stiamo cercando di reperire d’intesa con il ministero della Salute». La Musmeci non nega qualche falla: «L’eccesso dei tumori infantili – ammette – si registra anche in altri Comuni dell’Asl Napoli 3 Sud che non rientrano nella Terra dei fuochi. Avremmo dovuto precisarlo nel rapporto, ci è sfuggita la comunicazione, ma la relazione ha preso in esame solo i 55 comuni della Terra dei fuochi, il nostro obbligo di legge era limitato a quella zona, ma è giusto fare mea culpa». Un dettaglio, tuttavia, di non poco conto: se infatti si cerca nei numeri la prova di un rapporto causale tra ambiente e malattia, si fa fatica a spiegare perché l’incidenza delle malattie sia identica anche in Comuni dove i fattori inquinanti non ci sono o, quantomeno, non sono conosciuti. A rischio sarebbe comunque tutta la popolazione della Terra dei fuochi, un territorio caratterizzato da una serie di eccessi della mortalità e dell’ospedalizzazione per diverse patologie. Malattie dovute a più cause ma che, secondo i ricercatori dell’Iss, presentano fra i fattori di pericolo sospetti «l’esposizione a un insieme di inquinanti ambientali che possono essere emessi o rilasciati da siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi e di combustione incontrollata di rifiuti sia pericolosi sia solidi urbani». Tre gli indicatori presi in esame dallo studio: mortalità, ospedalizzazione e incidenza tumorale. I dati sono stati forniti dal registro tumori dell’Asl Napoli 3 Sud (periodo 1996-2010) per 17 dei 32 Comuni napoletani della Terra dei Fuochi. Il registro tumori della provincia di Caserta invece è in attesa dell’accreditamento da parte dell’Airtum (l’associazione italiana registro tumori), ma in 3 anni di lavoro ha già raccolto ben 24mila casi. Nella Terra dei fuochi la mortalità generale risulta in eccesso, rispetto alla media regionale, sia tra gli uomini che tra le donne. Troppi i tumori dell’apparato urinario nei comuni napoletani, soprattutto quello della vescica, in eccesso anche tra gli uomini dei comuni casertani. E ancora, i tumori maligni del tessuto linfoematopoietico nel loro complesso incidono particolarmente sulle donne della provincia di Napoli. L’Istituto superiore di sanità indica anche cosa fare sul fronte della prevenzione, soprattutto per l’infanzia. «La salute materno-infantile va tutelata già nel periodo prenatale – sostengono gli esperti – perseguendo l’obiettivo di garantire alle donne in pre-gravidanza la somministrazione di acido folico. I bambini e gli adolescenti devono essere oggetto di tutela rispetto ai rischi ambientali per la salute, accertati o sospettati, sulla base di un approccio precauzionale. Per gli adulti, invece, è da perseguire il consolidamento dei programmi di screening». «Qui siamo all’anno zero della prevenzione», accusa Gaetano Rivezzi, presidente campano dei Medici per l’ambiente, e spiega: «Nessuno sa più nulla dei 25 milioni che spettavano a questa terra per la prevenzione primaria della donna in età fertile e dei bambini. Sono i famosi fondi da dividere con l’Ilva di Taranto». Rivezzi incalza: «L’unica prevenzione infantile che si fa è la vaccinazione, mentre bisognerebbe puntare all’abbassamento dei fattori di rischio ambientale, dall’abbattimento delle polveri sottili fino ad adottare la filiera alimentare corta per i bambini per evitare sostanze chimiche, solo per fare qualche esempio». Il senatore di Aversa Lucio Romano, membro della Commissione Igiene e Sanità, ha promosso l’indagine conoscitiva su «inquinamento ambientale, tumori, malformazioni feto-neonatali ed epigenetica». Al massimo per marzo sarà relatore dei risultati. Anche per lui l’ultimo report non basta: «Occorre una valutazione più specifica del nesso tra tumori e inquinamento ambientale e non solo una generica riflessione sull’aumento dei tumori – sostiene – Ecco perché questi dati sono indicativi ma non esaustivi. Noi vogliamo capire se c’è rapporto di causalità tra ambiente e salute. Un obiettivo complesso da verificare, ma lo stiamo facendo. Molti tumori nascono da tanti fattori, bisogna individuare con certezza uno specifico tumore correlato a un determinato inquinante che è stato o è ancora presente in una zona. Per questo nell’indagine in corso procederemo a individuare anche le micro-zone dove si registrano casi in aumento, segnandole con le coordinate gps». La novità più significativa sarà quella relativa all’epigenetica: «Significa – fa sapere Romano – che valutiamo anche le modificazioni che potranno avvenire in futuro sull’assetto cromosomico delle generazioni causate da alcune sostanze, laddove individuate. È uno studio che richiede tempo, attenzione e rigore scientifico. Mancano ancora i dati del registro tumori di Caserta e Salerno, poi saremo pronti. È l’unico modo per fare chiarezza e dare certezze ai cittadini». (Lorenzo Iuliano – Il Mattino)

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