Corea del Nord, annuncio choc: «Esplosa bomba all’idrogeno». Scetticismo tra gli esperti. Onu: pronti a nuove sanzioni

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    La televisione di Stato nordcoreana ieri mattina ha annunciato che «il primo test della bomba all'idrogeno della Repubblica democratica popolare di Corea (DPRK) è stato portato a termine con successo alle 10 del 6 gennaio 2016». La giornalista della tv governativa ha scandito enfaticamente: «Non rinunceremo al nostro programma nucleare fino a quando gli Stati Uniti manterranno il loro atteggiamento aggressivo». Poche ore prima un terremoto di magnitudo 5.1 era stato registrato – sia dai cinesi sia dal Geological Survey statunitense – nei pressi del sito di sperimentazione atomica di Punggye-ri, nel nord-est del paese asiatico diviso, dall'armistizio del 1953, tra un Nord e un Sud formalmente ancora in guerra. Il mese scorso, tra lo scetticismo degli analisti militari, era stato il giovane leader nordcoreano Kim Jong-un ad annunciare che il suo regime si sarebbe dotato della bomba all'idrogeno (detta anche «termonucleare», o bomba H), basata sulla fusione di isotopi di idrogeno e sviluppata per la prima volta dagli Usa nel 1952. Secondo Pyongyang, l'esplosione di ieri rappresenta «un passo avanti nello sviluppo della nostra forza nucleare e dimostra che le nostre tecnologie e le nostre conoscenze sulla bomba H erano accurate». Tuttavia, per una verifica indipendente della vera natura del test atomico che il dittatore Kimsi si è regalato in occasione dei suoi 33 anni (che compirà domani), sarà necessario qualche giorno, forse qualche settimana. L'esperimento ha provocato la condanna unanime da parte della Comunità internazionale e la convocazione di una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su richiesta di tutti i membri permanenti. «Si tratta di una grave provocazione e di una minaccia per le nostre vite e la sicurezza del nostro popolo», ha dichiarato la presidente sudcoreana Park Guen-hye. Nello stesso tempo, il ministero della Difesa di Seul giudica la forza dell'esplosione di ieri inferiore a quella sprigionata da una bomba H (tra le cento e le mille volte superiore alla bomba atomica). «La potenza delle bombe H testate in passato dagli Stati Uniti e dall'ex Unione Sovietica era stata stimata tra i 20 e i 50 megatoni – ha dichiarato al Korea Times un funzionario di Seul dietro garanzia dell'anonimato – quella dell'ultimo test della Corea del Nord è soltanto di circa sei kilotoni». Le autorità sudcoreane – riferisce il quotidiano di Seul – ritengono che Pyongyang abbia fatto esplodere un'atomica di «generazione 1.5», da due a cinque volte più potente di un ordigno atomico «ordinario», che rappresenterebbe comunque «uno stadio intermedio nello sviluppo di una bomba H». Bruce Bennet, esperto di difesa della Rand corporation, ha sottolineato che «la Corea del Nord ha evidenziato difficoltà a organizzare anche le fondamenta di un'arma basata sulla fissione e ciò suggerisce che, se Pyongyang non ha ricevuto aiuto da esperti stranieri, è improbabile che – a meno di tre anni di distanza dal suo ultimo test nucleare – abbia realizzato una bomba a fusione di idrogeno». Tre dei quattro test nucleari finora effettuati da Pyongyang (nel 2009, nel 2013 e ieri) hanno avuto luogo durante l'amministrazione di Barack Obama. «Kim Yong-un vuole parlare con il presidente degli Stati Uniti – ha dichiarato alla Cnn Jasper Kim, del Centerfor Conflict Management della Ewha Womans University di Seoul – è per questo motivo che il test avviene ora». Washington nei mesi scorsi è riuscita a raggiungere un accordo sul nucleare iraniano mentre nessun progresso è stato registrato con Pyongyang nell'ambito del dialogo a sei (Corea del Nord, Corea del Sud, Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone). Invece di un accordo sono arrivate diverse tornate di sanzioni, che però non hanno frenato le ambizioni atomiche di Kim Jong-un, che ora agita lo spauracchio della bomba H sperando in un allentamento dell'embargo internazionale e, un domani, nel riconoscimento della Corea del Nord come potenza nucleare. La tensione a livello internazionale è altissima, proprio in una fase a dir poco delicata per gli equilibri mondiali dopo la vicenda Iran-Arabia la cui soluzione non sembra ancora a portata di mano. (Michelangelo Cocco – Il Mattino)       

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