Terroristi, a Milano la centrale dei passaporti falsi. La rete collegata a foreign fighters, alcuni già arrestati

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    Una rete dedita alla realizzazione di passaporti falsi e falsi permessi di soggiorno era direttamente collegata ad un gruppo di foreign fighters alcuni dei quali partiti per la Siria e altri arrestati a gennaio scorso. È la conclusione a cui è arrivata nei giorni scorsi la procura di Milano con un’inchiesta affidata al pm Alessandro Gobbis, finita in sordina nelle prime ore quando l’attenzione era tutta sugli allarmi confermati e smentiti in giro per il paese. Il gruppo specializzato nel traffico di migranti e nella produzione di documenti falsi è stato rintracciato proprio partendo dalle indagini e dalle intercettazioni sui foreign fighters milanesi ed era composto di otto persone, quattro dei quali siriani. Due, soprattutto, sono i nomi interessanti del nuovo filone: Abd Alghane Zead, 26enne, indagato per terrorismo internazionale nell’ambito della prima inchiesta. L’altro nome che in queste ore viene riesaminato con attenzione è quello di Abou Azan Bassam, fratello di altri due uomini indagati nell’ambito dell’inchiesta chiusa a gennaio. I due fratelli di Bassam sarebbero a loro volta collegati ad un gruppo di miliziani finito in un famoso video pubblicato dal New York Times nel 2013 nel quale si vedono sette soldati dell’esercito di Assad uccisi a fucilate. L’organizzazione faceva proseliti anche a Milano e negli anni scorsi si sarebbe resa responsabile di aggressioni nei confronti dei siriani favorevoli al presidente. L’indagine è stata chiusa nei giorni scorsi, ma le informazioni in arrivo dalla Francia potrebbero cambiare il quadro di quanto ricostruito finora, tanto più che al Bataclan è stato trovato un passaporto falso intestato ad un profugo siriano. In queste ore infatti vengono ripercorse tutte le indagini recenti sui foreign fighters attivi in Italia e sui presunti fiancheggiatori. Di certo, quella che la Digos di Milano ha messo insieme è l’immagine di una rete capace di vendere passaporti falsi e falsi permessi di soggiorno in particolare a cittadini siriani ma strettamente collegata a miliziani. La rete faceva in modo che chi pagava la tariffa giusta riuscisse poi ad arrivare nei paesi del nord Europa. Proprio Zead e Bassam (i due nomi coinvolti direttamente e indirettamente nel fascicolo sul terrorismo) si sarebbero occupati di gestire gli arrivi dalla Siria e di raccogliere i soldi. Per arrivare nel Nord Europa i migranti erano disposti a pagare da 5 a 12mila euro ai connazionali che organizzavano il viaggio. Viaggi organizzati tra il 2012 e il 2014 con un percorso consolidato: dalla Siria alla Turchia per poi salpare a bordo dei barconi diretti verso le coste europee. Arrivati in Italia e in particolare a Milano, la maggior parte dei siriani si dirigeva in Scandinavia, in particolare in Svezia. (Sara Menafra – Il Mattino) 

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