La carica di Conte

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    «Del Belgio non vorrei nessuno, ho i migliori al mondo Mi interessano le alternative, ora devo sperimentare»

    Non vorremmo essere fraintesi, ma diciamo che Antonio Conte, al posto di André Waterkeyn, l’Atomium, simbolo futuribile di Bruxelles da quasi mezzo secolo, l’avrebbe fatto con un paio di sfere in più. Non ne bastano 9, come gli atomi di un cristallo di ferro trasformati nel grande monumento che sovrasta il parco Heysel, per fare una squadra vincente, ce ne vogliono undici. E anche capaci di fare le scintille. Né chimico, né architetto, piuttosto un fabbro, che continua a battere col suo martello, Conte. Raggiunto il primo obiettivo chiave, un mese fa, la qualificazione da imbattuto e da primo in classifica a Euro 2016, adesso si tratta di preparare al meglio la sua nave da corsa. Ha voluto misurarsi di qui a giugno con il meglio in circolazione, a partire da oggi contro il Belgio e, dopo la Romania a Bologna, a marzo si passerà a Germania e Spagna. Il mantra è ora quello che sarà poi: «Non siamo qui per difenderci, per cercare un gol furtivo. Giocheremo a viso aperto, per vincere. Mi servono uomini straordinari, prima che calciatori: solo così si possono superare le difficoltà, che di certo arriveranno. E dopo non ci esalteremo né ci deprimeremo a seconda del risultato». E sotto allora con i numeri uno Fifa, che riempiono lo stadio (il Re Baldovino sarà pieno come martedì prossimo, ospite la Spagna), trascinati dalla tigna di Wilmots, uno che non ci sta a perdere. Sorride, Conte, alla notizia: «Tutto il mondo è paese…Noi il Belgio lo abbiamo studiato: ha tutto per fare bene, per essere una delle favorite. Davanti ha uomini capaci di risolvere la partita con una giocata. Wilmots s’inc…a se perde? Sapete bene che quello è un verbo che odio».

    CERCANDO, PROVANDO. Conte stasera vuole nuove risposte, per arrivare poi a giugno ai 23 giusti: «Quella scelta farà tanto, anzi farà tutto. Dunque adesso devo sperimentare. Chiaro che chi è qui, che ha lavorato con me in questi tre mesi, dove abbiamo avuto l’opportunità di stare insieme nove giorni alla volta, è avvantaggiato. Ma non c’è fretta». Il ct a Coverciano in questa settimana ha insistito sul 4-4-2, brillantemente varato in Azerbaigian, messo tra i bagagli tattici il 4-3-3 («Ma non dimenticate il 3-5-2 che poi diventa un 3-3-4…»). Gli preme capire soprattutto cosa può produrre un centrocampo senza Pirlo, De Rossi, Verratti: «Abbiamo già giocato altre volte senza questi giocatori. Ritroviamo Marchisio, un fatto importante. Ho Parolo, che ha fatto bene con Verratti, come Soriano-Montolivo-Florenzi contro la Norvegia. Insomma mi interessano le alternative possibili. E al Belgio non prenderei nessuno: mi tengo stretti i miei giocatori, per me i migliori del mondo». MODELLO. Una cosa, da ct e anche da responsabile delle nazionali giovanili, Conte invidia al Belgio: il modello calcistico. «Qui tutto è in funzione della crescita. Non solo tra i dilettanti ma anche tra i professionisti, che mettono a disposizione i propri giocatori. Da noi invece diventa difficile cambiare le cose: i piccoli club sono gelosi perché temono che le grandi gli portino via i talenti, i grossi club i migliori se li crescono da soli. Non ci resta che continuare con le scuole calcio…». buffon. Accanto a lui c’era Gigi Buffon. Che ha aggiunto il suo punto di vista sulla questione aperta da Giaccherini: «Non so se siamo più coesi rispetto a prima. Se c’è unità di intenti si migliora. Imprescindibile la linea dell’allenatore: ci possono essere tanti bravi ragazzi che si possono sperdere, ma se c’è uno che ti dice con chiarezza cosa fare le cose si semplificano». Fonte:corrieredellosport

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