Lettere da Piano di Sorrento. La giustizia “fai da te”

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Sembra che nel nostro tessuto sociale si stia introducendo il concetto di autogestione, di autodifesa. Lo Stato non è in grado di garantire la nostra sicurezza e allora compriamo un’arma e difendiamoci da soli. La Giustizia ci delude e allora i processi ce li facciamo da soli. È vero il nostro sistema giudiziario non è fra i migliori; le riforme dei codici non sembrano aver risolto le esigenze di un giusto processo. È anche vero: il nostro legislatore si è preoccupato di introdurre norme garantiste per gli indagati, dimenticando, molte volte, la posizione delle parti offese. Parti offese che, una volta costituite nel processo come parti civili, subiscono gli effetti deleteri di istituti come il patteggiamento, il rito abbreviato, la prescrizione, istituti che, indubbiamente, emarginano la voce delle vittime. Senza contare le indagini mal condotte, i meccanismi burocratici che ostacolano gli accertamenti della verità. Ma l’errore più grave che si sta compiendo, in questo momento, è quello di non celebrare più i processi nei Tribunali ma traverso la televisione e la stampa, od in improvvisati convegni di cosiddetti “esperti” dove vengono esaminate notizie che non dovrebbero assolutamente trapelare, in quanto facenti parte di segreto istruttorio e che invece vengono date in pasto all’opinione pubblica. Tutto questo non può che nuocere all’accertamento della verità e contribuire a quel meccanismo deviante che allontana dal vero. Lasciamo che i processi si celebrino nelle aule giudiziarie, diamo fiducia ai Magistrati, rispettiamo la loro indipendenza, combattiamo le interferenze politiche e le attività dei pennivendoli. Non ci potrà mai essere una Giustizia “fai da te”. (avv. Augusto Maresca)

(Utente dal Web)

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