Scandalo diritti TV coinvolto anche Lotito

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    Claudia Guasco MILANO. C'è anche la telefonata registrata dall’ex dg dell'Ischia Pino Iodice, mentre parlava con il presidente della Lazio Claudio Lotito, tra gli atti della Procura di Milano che indaga sui diritti tv del calcio, assegnati la scorsa primavera. Conversazione acquisita qualche tempo fa e nella quale il numero uno della squadra biancoceleste e consigliere della Figc diceva, tra le altre cose: «Io quando vado a vendere i diritti televisivi, che abbiamo portato a 1,2 miliardi, sono riuscito a mettere d'accordo Sky e Mediaset». E proprio partendo da questa registrazione i magistrati stanno cercando di mettere a fuoco il ruolo di presunto «negoziatore» che Lotito avrebbe avuto nella gara. «Non abbiamo avuto alcun atto di nessun genere. Non abbiamo atti, comunicazioni, avvisi da nessuna parte», afferma l'avvocato Gian Michele Gentile, difensore di Lotito. Secondo i pm quella gara sarebbe stata pilotata a favore di Mediaset da parte di Infront. Per questo filone dell'inchiesta il presidente della società che ha fatto da advisor nella negoziazione, Marco Bogarelli, e i consiglieri Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli, assieme a due dirigenti di Rti, Giorgio Giovetti e Marco Giordani, sono indagati per turbativa d'asta e turbata libertà degli incanti. Un capitolo, quello sull'affare dei diritti tv, ancora da approfondire e sviluppare, come viene chiarito in ambiente giudiziari, con indagini su un «network» di soggetti che avrebbero preso accordi e su «incroci» di assetti e partecipazioni societarie. Un mosaico da ricostruire anche con il supporto le carte sequestrate venerdì scorso, quando sono state perquisite la sede milanese della Lega Calcio Serie A, gli uffici di Rti (gruppo Mediaset) e il quartier generale di Bari e Genoa. I presidenti Gianluca Paparesta ed Enrico Preziosi sono indagati, in un secondo filone di indagine, per ostacolo all'attività di vigilanza della Covisoc, la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio. Le due società tramite operazioni finanziarie anche strutturate all'estero riconducibili a Infront o a Tax and Finance – il cui socio Andrea Baroni è stato arrestato per riciclaggio – avrebbero effettuato un intervento di «maquillage» sui bilanci. E ciò, ipotizzano i pm, per superare i controlli della Covisoc mostrando di rientrare nei parametri economici e di equilibrio finanziario richiesti dalla normativa sulle società calcistiche professionistiche. Il Bari, in difficoltà anche per pagare gli stipendi, avrebbe ricevuto da Infront un bonifico da 470mila euro per la sponsorizzazione della sua seconda maglia. Il Genoa, invece, 15 milioni di euro in tre rate. Soldi che sarebbero stati messi a disposizione da Enrico Silva, fondatore di Milan Channel e patron di una società leader della distribuzione a livello mondiale dei diritti tv e sempre da Infront, tramite Tax and Finance. Infront, nel mirino, si difende e sottolinea che a essere indagata «non è la società ma alcuni manager di Infront Italy del cui operato dimostrerà la correttezza sulla presunta contribuzione nei confronti di due squadre e sulla presunta turbativa dell'asta di assegnazione dei diritti tv della Lega Serie A per il periodo 2015/2018». Anche Mediaset replica: «La società e i suoi dipendenti hanno sempre operato nel pieno rispetto delle regole sulla vicenda dell'assegnazione dei diritti tv». Si dice amareggiato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ricordando di «non avere mai avuto rapporti con Infront, ma soltanto con le istituzioni sportive, Figc e Lega». IL Mattino

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