San Giorgio a Cremano. Vigilante spara alla moglie e si uccide. La donna, colpita con 8 proiettili, è salva per miracolo

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San Giorgio a Cremano. Un mistero che nessuno riesce a spiegare. Oppure un segreto che in pochi custodiscono gelosamente. Sta di fatto che, per ora, nessuno riesce a dare una chiave di lettura alla tragedia che si è consumata ieri mattina a Villa Ummarino, antico palazzo al civico 90 di via Gramsci. Antonio Bani, guardia giurata di 55 anni, ha sparato otto colpi, uno dietro l’altro, contro la moglie col chiaro intento di ucciderla e poi si è tolto la vita con un proiettile alla tempia. La donna, Carmela Lembo di 50 anni, è viva per miracolo, come confermano i medici della Rianimazione dell’ospedale Loreto Mare. Ha riportato ferite e fratture al collo, alla mandibola, all’addome, al torace, ma nessuna lesione agli organi vitali. Sottoposta a intervento chirurgico resta in prognosi riservata e sedata: impossibile, per ora, sottoporla a interrogatorio. Tutto è accaduto in una manciata di secondi poco dopo le 7.15. Antonio, Carmela e il loro unico figlio, Adriano (24 anni), paramedico in una clinica privata a Massa di Somma, fanno colazione insieme. Il ragazzo esce per andare al lavoro e pochi minuti dopo scatta il raptus. Prima gli spari, poi Carmela che esce dalla casa al primo piano, scalza e coperta di sangue, e raggiunge il cortile gridando: «Mio marito mi ha sparato, aiutatemi, è morto, non voglio morire». I vicini chiamano il 118, l’ambulanza tarda. Un ragazzo ha la prontezza di caricare la donna sulla sua auto, tamponarle l’emorragia dal collo con un panno e correre verso il pronto soccorso. A via Gramsci, intanto, arrivano i carabinieri. Ed anche i familiari di Antonio e Carmela. Momenti di tensione, volano parole grosse e qualche spintone, i militari riportano la calma nel cortile. Alle 11.30 la donna esce dalla sala operatoria dell’ospedale Loreto Mare. È salva ma i medici dicono che bisogna attendere 48 ore per dichiararla fuori pericolo. Al fianco della donna ci sono il figlio, Adriano, sconvolto dal dolore, e il fratello Carlo, ex consigliere comunale. Sono loro i primi a parlare coi medici ed a conoscere gli agghiaccianti particolari, gli otto colpi di pistola, i 16 fori suturati, la vita salva per miracolo. «Avevamo fatto da poco colazione – ripete Adriano allo zio nel reparto di Chirurgia d’Urgenza al primo piano dell’ospedale – tutto tranquillo come sempre. Anche se da un paio di giorni papà sembrava più teso, nervoso, dormiva poco. Ho provato a chiedergli se ci fosse qualche problema, ma mi ha detto di no». «Mi sembra tutto così assurdo – racconta Carlo Lembo – erano una coppia affiatata, tranquilla, mai uno screzio, nessun problema economico, piena di amore verso questo figlio che si era laureato da poco col massimo dei voti. Non trovo spiegazioni per questo gesto di follia». A San Giorgio, intanto, arrivano anche alcuni colleghi di lavoro di Antonio Bani, che da circa un anno lavorava con un istituto di vigilanza di via Argine a Napoli, dopo aver lasciato la precedente ditta. Prestava lavoro prevalentemente a Portici, dove in molti lo ricordano: «Non lo conoscevamo da tanto ma era sempre disponibile con tutti e gentile sul lavoro, sembrava una persona serena. E invece…». Toccherà ora ai carabinieri provare a fare luce sul movente di questo delitto. Un primo sopralluogo nell’appartamento della famiglia non ha rivelato la presenza di lettere, biglietti, elementi che lascino immaginare un gesto preordinato. Trai vicini nessuno ha sentito urla legate ad una lite in corso. Ma allora cosa ha spinto la guardia giurata, quell’uomo da tutti definito equilibrato e sereno, a distruggere in un attimo una esistenza apparentemente tranquilla? Quale segreto covava tra le pareti di quell’antico palazzo? Domande cui solo Carmela Lembo potrà provare a dare una risposta appena in grado di parlare coi carabinieri. (Maurizio Capozzo – Il Mattino)  

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