Sfuma la sfida dei “numeri 10” Cassano-Insigne. Il barese non ci sarà al San Paolo

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    Dieci di nome, anzi di maglia, o di fatto: anche se magari sulla schiena hanno un altro numero, la storia la fanno loro, con le invenzioni, i dribbling, gli assist, le magie e i gol. Gemelli, anche se diversi. Cassano contro Insigne, separati da un abisso anagrafico e psicologico ma contigui nel territorio del talento cristallino. È una sfida che resta però solo sulla carta: Fantantonio, infatti, molto probabilmente non ci sarà domenica sera perché ieri, a Bogliasco, si è fermato per un fastidio alla coscia sinistra. Nulla di grave, ma visto che in ogni caso era destinato alla panchina, a questo punto, Zenga pensa di farlo rientrare dopo la sosta. Antonio contro Lorenzo, amici per la pelle. Che cosa strana: uno è nato il 12 luglio del 1982 mentre ancora in Italia si festeggiava il Mondiale vinto la sera prima Madrid; l’altro nove anni dopo quando il Pibe di Bari Vecchia già incantava i campetti per il suo talento innato. Vacanze insieme, con rispettive mogli, questa estate in Sardegna: un feeling nato in Brasile, nel corso dello sventurato Mondiale dell’anno passato che è servito, quanto meno, a legarli a doppio filo. Pare che proprio tra un tuffo e un altro, Cassano abbia indicato a Insigne la via del futuro: «Gioca alle spalle delle punte». Umiltà, la parola d’ordine di Lorenzo che significa passare il pallone al compagno meglio piazzato: più che una scelta, più che una generosità del momento, una decisione logica, un istinto preciso. Quella cosa, semplicemente, deve essere fatta e lui la fa. Padri di famiglia: Insigne ha la testa a posto, un bravo ragazzo, assicurano tutti. L’altro da sempre è il genio maledetto, il bambino cattivo – a volte simpatico – mai cresciuto. Non passa un giorno che i due non si scambino almeno un sms: Cassano non ha mai avuto in sorte neppure un giorno lineare, nella sua vita fatta di «cassanate». Alla presentazione per il ritorno alla Samp non ha promesso gol ma più semplicemente che «non farò str…te». Per entrambi due «vicepadri»: uno Zeman che a Foggia prima e Pescara poi ha compreso il talento di Insigne; l’altro Fascetti, l’allenatore che ha scoperto Cassano e che poi lo ha sopportato e accudito. Fantantonio non gioca una partita dal 25 gennaio: ha lasciato il Parma in piena deriva e da allora è rimasto in attesa di qualcuno che si fidasse di lui. Alla fine è arrivata la Sampdoria che ancora una volta gli ha spalancato le porte. Cassano ama Napoli, perché qui ha giocato il suo idolo: nel 2004 Maradona andò a Trigoria, quando lui era alla Roma e riconobbe pubblicamente in Antonio uno degli eredi del suo genio calcistico. Contro il Napoli il barese ha giocato per 12 volte, perdendo per 7 volte e vincendo 4. Di gol ne ha fatti due: e uno, meno di due anni fa, quando con il Parma sbancò il San Paolo proprio grazie a una sua rete. Di Insigne, Cassano non ha mai parlato pubblicamente. Ha evitato – e forse ha fatto bene – ad indicarlo come erede, come uno dei pochi custodi italiani della fantasia in mezzo al campo. Lorenzo al Napoli quest’anno si è messo molto in discussione, con grande coraggio e umiltà: adesso le cose non vanno ancora bene, in quella posizione Insigne balbetta ed esita perché fare il trequartista è roba assai diversa che attaccare la porta partendo dalla fascia. Lui lo sa e magari in quegli sms che ogni giorno scambia con Cassano potrebbe chiedere qualche suggerimento. Peccato che al San Paolo il duello della fantasia non ci sarà. (Pino Taormina – Il Mattino) 

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