Meta Assistenza, si sfascia il piano sociale

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Meta – Si prospetta un autunno di polemiche sul fronte dell’assistenza sociale in penisola sorrentina. Dopo la giunta di Vico Equense, anche il consiglio comunale di Meta domani pomeriggio voterà l’uscita dal Piano sociale di zona, l’ente che da oltre un decennio coordina e gestisce tramite una fitta rete di cooperative gli interventi di assistenza in costiera. Il sindaco Paolo Trapani infatti, fin dal suo insediamento ha avuto una posizione particolarmente critica intorno alla modalità di gestione di fondi e iniziative. «Costa più di quanto si riceve in termini di servizi: in una fase come quella attuale nella quale i Comuni devono fare i conti con riduzioni di trasferimenti e sono chiamati a gestire al meglio le risorse questo non è più tollerabile», avverte il primo cittadino. Analoga la posizione dell’assessore ai servizi sociali Giuseppe Tito che in più di un’occasione ha parlato senza mezzi termini di «fallimento di un progetto che altrove in Italia ha dato buoni risultati ma che in penisola sorrentina ha progressivamente perso la capacità di raggiungere i risultati per i quali è nato». Sulla stessa lunghezza d’onda le motivazioni che arrivano da Vico Equense dove il sindaco Gennaro Cinque dopo aver ottenuto il via libera della giunta chiederà al consiglio di pronunciarsi. Il motivo? «Costi alti, eccesso di burocrazia e scarso coinvolgimento degli enti locali», ripete Cinque. Non diversa la posizione del sindaco Gian Michele Orlando di Sant’Agnello. Critiche a parte, è da sottolineare il paradosso di un ente, il Piano sociale di zona appunto, che per il suo funzionamento, pur avendo bisogno di personale e fondi dei Comuni, di fatto, secondo quanto lamentano sindaci e assessori, si comporterebbe come un organismo autonomo. E questo nonostante esista una struttura, come il Coordinamento istituzionale, deputata al governo politico dell’ente, nel quale sono presenti sindaci e rappresentanti di comunità montana e azienda sanitaria locale. Le soluzioni? «Occorre prevedere un diverso organo politico di governo del settore con un supporto tecnico ed esecutivo diverso da quello attuale per definire delle modalità di gestione dei servizi con maggiori garanzie oltre che una più stretta collaborazione tra enti pubblici e privati», dice Vincenzo Esposito dell’UniTre. E la riforma dei meccanismi di controllo, magari con una attività più forte da parte delle amministrazioni, sembra essere l’unica soluzione per uscire dall’impasse visto che, alla luce dell’attuale normativa regionale, è difficile rinunciare allo strumento del Piano sociale di zona.
 (Francesco Aiello il Mattino)
Scelto da Michele Pappacoda

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