Napoli. Alla Duchesca sparatoria alla luce del giorno e tra la folla, un morto e un ferito

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Napoli. I killer sono spuntati all’improvviso da una traversa del vecchio Tribunale di Castelcapuano. Rombo di motori e colpi di pistola in rapida successione per una scena di morte già vista altre volte, tragico deja vù di camorra nel centro di Napoli. Ma stavolta i sicari e i loro mandanti hanno alzato il tiro: sparando all’impazzata alle cinque del pomeriggio tra la folla in una zona sempre affollatissima, piazza Mancini, e a due passi dalla statua di Giuseppe Garibaldi. Un uomo morto e un ferito grave: questo il bilancio dell’ultimo raid che riporta allo scontro in atto tra le bande criminali che si contendono il controllo dei traffici illeciti negli spazi compresi tra Forcella e i Decumani. A morire sotto i colpi dei killer è il 36enne Salvatore D'Alpino. Colpito anche Sabatino Caldarelli, di 37 anni, ferito gravemente allo stomaco e trasportato al Loreto Mare dove è stato anche operato. Le sue condizioni restano gravi. Entrambi pregiudicati, i due obiettivi del raid, per ricettazione e contraffazione; e comunque legati agli ambienti vicini al clan Mazzarella, da tempo nel mirino dei nuovi, giovanissimi che hanno deciso di scalzare la storica famiglia camorrista da Forcella e zone limitrofe. Ancora una volta la scena dell’esecuzione è avvenuta alla luce del sole e davanti a centinaia di persone terrorizzate: piazza Mancini è uno degli snodi viari che da piazza Garibaldi si dirama verso il cuore del centro storico di Napoli. Urla e fuggi fuggi generale, anche perché sul marciapiedi di fronte al luogo del delitto c’è una pizzeria (fortunatamente senza clienti in quel momento). E così alle cinque della sera la Duchesca si trasforma in un nuovo set di sangue. Quello che accade dopo – quando sul posto arrivano polizia e carabinieri – è un altro copione tristemente noto e già visto: con i bambini dei vicoli ad assistere in prima fila, al di là del nastro bianco e rosso che delimita la scena del crimine, ai rilievi del medico legale e della Polizia scientifica. Le vittime viaggiavano a bordo di uno scooter rosso, che ha concluso la sua corsa contro il portone di un palazzo. Indagini affidate alla Squadra mobile diretta da Fausto Lamparelli, e coordinate dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Il sospetto più forte, in queste prime ore dopo l’agguato di piazza Mancini, è che dietro i killer che hanno ucciso D’Alpino e ferito Caldarelli possano esserci i «ragazzi» dei clan di Forcella decimati dal blitz che ha smantellato i gruppi Giuliano e Sibillo. Un colpo di coda, insomma, del gruppo criminale attualmente considerato in serie difficoltà operative: un raid programmato e realizzato per dimostrare che loro, invece, ci sono e sono ancora in grado di fare piazza pulita dei nemici. Questo ennesimo raid dimostra come la situazione nelle zone tra Forcella e i Decumani sia ancora delicatissima. E come le fibrillazioni criminali che hanno scosso il centro storico di Napoli restino ad alto rischio, nonostante la pressione delle forze dell’ordine. La posta in gioco – il controllo del racket delle estorsioni e quello delle piazze di spaccio – è troppo alta per indurre ad alzare bandiera bianca. E così in questa escalation del terrore c’è chi teme che prima o poi possa accadere ciò che nessuno si augura ma tutti temono senza avere il coraggio di confessare: che nella interminabile mattanza di camorra prima o poi possa finirci un innocente. (Giuseppe Crimaldi – Il Mattino)

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