L’OPERA TEATRALE “TRE DITA” DI ANDREA CATALDI PREMIATA ALLA VII EDIZIONE DEL PREMIO “CITTA’ DI MARTINSICURO” foto

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    Da Amalfi al mondo della cultura. Dopo “Voragini”, testo teatrale premiato alla prima edizione del Premio “Fortuna Dautore” di Bari lo scorso 14 febbraio, un nuovo successo arride all’opera dell’autore amalfitano Andrea Cataldi. Lo scrittore e poeta ha ricevuto il 26 luglio, grazie alla sua nuova pièce “Tre dita”, il prestigioso Premio per il Teatro “Mario Crocetta” nell’ambito della VII edizione del Premio Letterario Internazionale “Città di Martinsicuro”. L’evento si è svolto nella fascinosa cornice cinquecentesca della Torre “Carlo V” di Martinsicuro, vanto del piccolo centro marchigiano in provincia di Teramo. Il riconoscimento, attribuito al Cataldi, porta il nome di un noto pittore e scultore locale. L’atto conclusivo del premio si è svolto a conclusione dell’evento culturale “Martin book festival” che quest’anno ha celebrato la sua VI edizione. Oltre a quello per il teatro, nel corso della serata, sono stati attribuiti ad autori provenienti da tutta l’Italia e oltre, premi e riconoscimenti speciali per la poesia, in lingua e in vernacolo, e per la narrativa; un premio speciale è stato inoltre attribuito, per la sua preziosa opera artistica, al poeta marocchino Hassan Najmi. Il Premio Letterario Internazionale “Città di Martinsicuro”, ideato nel 2009 da Valeria Di Felice, organizzato dalla “Di Felice Edizioni” dal comune di Martinsicuro, patrocinato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia di Teramo, dall’Associazione Editori Abruzzesi e dalla Fondazione “Mauro Crocetta”, riveste una grandissima importanza perché è parte integrante di un progetto socio-culturale di ampio respiro che mira a valorizzare l’attività letteraria promuovendo le penne più meritevoli e significative. Oltre a stimolare l’attività letteraria, il Premio è volto anche a promuovere il patrimonio storico-culturale del territorio del Truentum, sia antico che contemporaneo, attraverso l’intitolazione di due sezioni speciali all’artista locale Mauro Crocetta al “Truentum” stesso. L’opera del Cataldi è ambientata durante la Prima Guerra Mondiale ma non ha altra finalità commemorativa se non quella di restituire dignità e umanità ad una generazione di giovani italiani catapultati in un sogno tragico che in ogni modo avrebbe segnato, per sempre, la loro esistenza. La storia è collocata all’indomani di Caporetto, nel momento di maggior tensione e scoramento in seno all’esercito italiano. Questo testo vuole essere l’elogio della normalità, della semplicità di uomini qualunque immersi per forza o per dovere nella grande storia universale. Circondati dalla morte e nell’indefinitezza del domani, i cinque personaggi di “Tre Dita”, diversi per estrazione sociale, cultura e lingua (parlano, infatti, ognuno il proprio dialetto: napoletano, romano, piacentino, fiorentino e torinese), riscoprono valori umani profondi come l’amicizia e il rispetto per la vita. Così l’autore ha spiegato le ragioni e le motivazioni della sua opera: “I personaggi di questa storia, ad eccezione di UNO, sono immaginari, ma rappresentano più archetipi che ben si possono collocare nel variegato universo umano che è stato l’esercito italiano durante la Grande Guerra. L’unico personaggio veramente esistito è Peppino Cataldi. Vero il nome, vera l’inquadramento nel Regio Esercito, veri anche alcuni degli episodi che il personaggio racconta nel corso della vicenda, primo tra tutti quello che le dà il titolo: “Tre dita”… Quell’episodio, quando veniva raccontato da Peppino – ormai adulto e di nuovo falegname ebanista nel suo paese – ai suoi numerosi figli (tra cui Vittorio, suo ultimo nato), lo faceva commuovere e turbare profondamente, e non sempre gli faceva terminare i suoi “fattarielli” dei tempi di guerra. In quei momenti Peppino rifletteva su quanto possa essere importante una misura così infima nella vita di un uomo, quasi pari alla vita di quello stesso uomo in un contesto di grandiosa e decadente tragedia come una guerra mondiale. Tre dita non sono mai solo tre dita, e un uomo non si trova quasi mai in un posto solo per caso; il suo ruolo nel mondo ha sempre un perché, come tutte le sue azioni. Nessuna vita è mai banale e fine a se stessa, tutto ha una motivazione profonda e compiuta, inserita in un Piano immenso, composito e in piena e costante evoluzione; e così anche il fortuito errore di mira di un ignoto cecchino austriaco acquista un senso. Peppino era convinto di questo, specie quando vedeva il sorriso stampato sui volti dei suoi figli alla fine delle storie che raccontava. Peppino era mio nonno.” Ecco la motivazione della giura al premio conferito al Cataldi: “La crudezza, l’irrazionalità e la concezione mitica della Grande Guerra si stemperano in un copione dal tratto leggero. I personaggi, giovani soldati spediti al fronte, eroi e vittime allo stesso tempo, evocano, con drammatica ironia, nei vari dialetti regionali, l’amor di patria, i contorni di un popolo semplice ma ricco di ideali e di speranza, la trincea, che accomuna nonostante le differenze le vittime spezzate e quelle risparmiate da un proiettile che sfreccia tre dita oltre un volto; non a caso, perché nulla si compie che non debba compiersi”. [Scritto da Simone Lucibello]

    (Utente dal Web)

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