Salerno Truffa a Tar e gestori telefonia Sei obblighi presentazione a PS. Sequestro per 500mila euro

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– SALERNO, 23 LUG – Quattro persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza di Salerno, ed altre sei sono destinatarie dell' obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria a conclusione delle indagini su una truffa ai danni del Tar di Salerno e delle principali compagnie di telefonia cellulare. Si disposizione del Gip del Tribunale di Salerno Elisabetta Boccassini i finanzieri hanno eseguito sequestri preventivi per equivalente per quasi 500 mila euro. ANSA

 Più che le schede sim, agli organizzatori del raggiro al Tar interessavano gli apparecchi cellulari a cui le convenzioni davano diritto, e che secondo un’ipotesi investigativa sarebbero state in molti casi rivenduti a terzi, moltiplicando i guadagni per quei promotori infedeli che già si erano assicurati le provvigioni per i contratti col Tribunale, scrive La Città di Salerno .  Negli uffici di largo San Tommaso d’Aquino, la Tim di telefoni ne aveva fatti arrivare 899, insieme alle 1.246 sim concordate con la convenzione sottoscritta nel 2007. “Le numerose schede sim e i numerosi cellulari consegnati ed intestati al Tar Salerno non sono stati più ritrovati” si legge nell’ordinanza che dispone le misure cautelari. E quando il gestore telefonico ne ha chiesto il conto (perché dopo un biennio il noleggio scadeva e l’ente doveva decidere se restituirli o riscattarli) sono iniziati i problemi. Tutto comincia nel 2007, quando il segretario generale del Tar, Felice Della Monica, firma con il promoter Carlo Avallone una convenzione con la Tim. La Procura ricostruisce che con quel contratto “ciascun interessato, dipendente o meno del Tribunale, poteva ricevere un numero imprecisato di schede, anche al solo fine di acquisire la disponibilità di altrettanti apparati”. Eppure quella convenzione (che infatti non figura nella contabilità del Tar) non poteva essere sottoscritta, perché la competenza in materia risulta in capo agli uffici centrali del Consiglio di Stato, che di accordo con la Tim ne avevano già un altro, in cui si prevedeva che le sim andassero solo al personale dipendente e i costi del traffico telefonico pesassero per intero su questi. Questo contratto era ancora in vigore quando a Salerno se ne firma un altro, aperto a tutti e associato alla possibilità di avere in omaggio un telefonino se si transitava da altri gestori. “I problemi a carico del Tar – scrive il gip – iniziavano proprio con i contratto “Tim affare fatto gold”, poiché la possibilità di assicurarsi un telefono cellulare spingeva molti soggetti, anche non appartenenti all’ente, ad approfittare di detta convenzione. Con tale offerta, tuttavia, la singola utenza telefonica modificava la sua intestazione originaria, transitando dal singolo soggetto titolare della scheda al Tar di Salerno”. Così il Tribunale si è ritrovato sulle spalle il peso di 1.246 utenze e 889 telefoni in noleggio, a fronte di un organico fermo a 30 dipendenti. Molte sim non risultano nemmeno operative: i promoter le attivavano quel poco che bastava a garantirsi le provvigioni, truffando così anche i gestori, che da quelle convenzioni si aspettavano un ritorno in termini di traffico telefonico. A garanzia che le schede restassero quiescenti (evitando l’arrivo al Tar di bollette che avrebbero svelato l’illecito) si era deciso che a conservarle fosse un referente all’interno dello stesso tribunale, individuati dagli inquirenti nella Bonasi. Qualcosa però è andato storto, non solo perché nel corso degli anni alcune di quelle sim sarebbero finite nelle mani di “soggetti estranei alla pubblica amministrazione”, ma anche perché allo scadere della convenzione la Tim iniziò a chiedere conto degli apparecchi e ad avanzare richieste di pagamento al Tar. Il rimedio, che per gli inquirenti fu escogitato da Della Monica e Avallone, finì per rivelarsi peggiore del male. Le prime fatture, di importo contenuto, furono pagate con una colletta tra i coinvolti, e il promoter consigliò di cambiare gestore passando alla Vodafone. Al termine del biennio con la nuova compagnia il problema però si ripropose, e mentre i venditori incassavano nuove provvigioni a ogni cambio, a carico del Tar si accumulavano penali per disdette anticipate e mancata restituzione degli apparecchi. Fino al luglio dell’anno scorso, quando emergono le prime anomalie e si avvia un procedimento disciplinare che sfocia a settembre nel licenziamento del segretario generale. Una relazione dei vertici del Tar rivela poi che pochi giorni dopo, l’1 ottobre, giunse in sede un corriere della Bt Italia incaricato di consegnare alcuni pacchi di telefoni e schede e di darli solo nelle mani di Della Monica. Quando seppe che non c’era più tornò indietro. Lo stesso giorno giunse al Tribunale una nota della Bt che chiedeva il pagamento di 158mila euro. (c.d.m.)

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