Napoli. Ivan muore in ospedale. La famiglia accusa: «Condizioni aggravate ma non c’è stata l’assistenza necessaria»

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Napoli. «Andrò a Medjugorje e voglio spedire la mia cartella clinica in Inghilterra perché forse potrò guarire con le cellule staminali». Mentre pronunciava questa frase, qualche giorno fa, Ivan Grimaldi non smetteva di progettare il futuro e le sue speranze, svaniti entrambi alle 5 del mattino di ieri.Dopo oltre un mese di ricovero al Cardarelli, il ragazzo più “popolare” di Scampia, conosciuto perché inarrestabile nonostante la sua vita si svolgesse su una sedia a rotelle a causa di una tetraplegia, si è spento su una barella del reparto di Medicina d’Urgenza. Una morte denunciata alla polizia dai familiari del giovane che hanno descritto il drammatico e repentino aggravarsi delle condizioni cliniche di loro figlio, sostenendo che l’apparente causa di morte, una setticemia, avrebbe potuto essere scongiurata da una più accurata assistenza sanitaria. Tra gli elementi sottoposti al vaglio dell’autorità giudiziaria, i genitori di Ivan hanno sottolineato la sua permanenza, seppure non costante, su una barella, nonostante la presenza di grandi piaghe aumentate durante il ricovero ospedaliero. A far luce sulla vicenda saranno gli accertamenti della magistratura e gli esami autoptici sulla salma del ragazzo, posta sotto sequestro insieme alle cartelle cliniche dell’ultimo ricovero. Non è sbagliato infatti parlare di odissea clinica per chi, come Ivan, si ritrovava spesso nella corsia di un ospedale per combattere i disagi di un corpo già provato da un pacemaker e da un catetere permanente, condizioni che avrebbero dovuto circostanziarlo come un paziente bisognoso di cure specifiche. Ivan era un ragazzone solare e pieno di gioia di vivere, di oltre un metro e ottanta, che avrebbe compiuto 21 anni il prossimo ottobre e che da 7 anni viaggiava a bordo di una sedia a rotelle elettrica perché completamente paralizzato ad eccezione della testa a causa di una brutta caduta. Viveva nella Vela Gialla a Scampia, in pochi metri quadrati dove con la carrozzina poteva solo spostarsi in due stanze e aspettava l’agognato alloggio speciale promesso dal Sindaco de Magistris quando lo andò a visitare. Tante sono state le promesse mancate da parte di istituzioni e politici ed ora che Ivan non può più lottare per i suoi diritti, Antonio e Anna, i suoi genitori, invocano giustizia. (Melina Chiapparino – Il Mattino) 

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