Libia, il giallo del gommone preso a fucilate. «Un morto e un ferito» ma il corpo non si trova

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    «Siamo determinati a contribuire a salvare vite, a smantellare le reti dei trafficanti di esseri umani e ad affrontare la cause profonde della migrazione». L’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, sintetizza così la strategia dell’Unione Europea per far fronte all’emergenza immigrazione nel giorno del lancio ufficiale della prima fase della missione navale nel Mediterraneo. Obiettivo contrastare l’attività dei trafficanti di migranti, attraverso un’operazione di intelligence per ora in acque internazionali. I Ventotto hanno raggiunto anche un’altra importante intesa: secondo l’ultima bozza delle conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo di giovedì ci sarebbe l’accordo sull’impegno «vincolante» da parte di tutti gli Stati membri all’accoglienza in due anni dei 40 mila migranti richiedenti asilo approdati sulle coste di Italia e Grecia dal 15 aprile scorso, secondo un «meccanismo temporaneo ed eccezionale» i cui criteri saranno definiti entro luglio. Di fatto vengono superate le resistenze di quei Paesi contrari all’obbligatorietà della ridistribuzione attraverso una formula che rispetta lo schema proposto dalla Commissione Ue ma lo rende accettabile politicamente. Alla missione navale partecipano 14 Paesi, ha spiegato Mogherini: Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Ungheria Lituania, Paesi Bassi e Svezia. L’ammiraglio Enrico Credendino, a capo di EUNavfor Med, avrà a disposizione per questa prima fase 5 navi da guerra, 2 sottomarini, 3 aerei, 2 droni e 3 elicotteri. Per poter passare alla seconda fase che mira a rendere inutilizzabili i barconi al largo o sulla costa e che contempla l’ingresso in acque territoriali è invece necessaria una risoluzione dell’Onu o almeno un accordo con gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo. La situazione nel Canale di Sicilia resta critica. Ieri ad aumentare la tensione ha contribuito il racconto di un immigrato gambiano di 32 anni che accusa i militari libici di averlo ferito a un polpaccio e di avere ucciso un uomo durante la traversata su un gommone su cui viaggiavano un centinaio di persone. La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per tentato omicidio ma restano ancora oscuri alcuni punti della vicenda. I magistrati procedono con cautela. Il colonnello Reda Issa, comandante delle motovedette del «Settore centrale» libico ha detto che la Guardia costiera libica «non spara mai contro le imbarcazioni di migranti e anche la Marina libica non ha sparato». Il ferito è stato sentito dalla polizia e nella sua testimonianza parla di alcuni colpi sparati contro gli occupanti del gommone perché si erano rifiutati di dare del denaro ai militari libici. Il fatto sarebbe accaduto prima che giungesse il mercantile che ha preso a bordo i migranti. Il ferito è stato poi soccorso da un elicottero della Marina. (Francesca Basso – Corriere della Sera) 

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