Grecia. Monito Draghi, con Grexit in terra incognita L’ipotesi di un default si fa sempre più consistente

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    Con l'ennesimo fallimento dei negoziati durante il fine settimana e il teso scambio di accuse da Bruxelles ad Atene, la possibilità sempre più concreta di una 'Grexit' ha di nuovo affossato i mercati. Immediato l'altolà del presidente della Bce Mario Draghi: un default di Atene porterebbe l'Europa "in terra incognita". Serve uno sforzo di tutti per arrivare a "un accordo forte e completo", ma "la palla", ha tenuto a sottolineare, "sta nel campo della Grecia".

    Varoufakis, nessuna nuova proposta a Eurogruppo – Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis non presentera' una nuova lista di proposte all'Eurogruppo di giovedi', perche' non e' il giusto forum. Lo afferma lo stesso Varoufakis in un'intervista a Bild, sottolineando che la Grecia resta pronta a trovare una conclusione con i suoi partner a patto che Bce, Fmi e Ue arrivino con un ''chiaro mandato'' a trattare.

    Atene col fiato sospeso, gente teme per risparmi – Dopo il fallimento a Bruxelles delle trattative fra il governo di Atene e i Paesi creditori – e con la Borsa di Atene in pieno stress – in Grecia sono di nuovo schizzate alle stelle la paura e l'incertezza per quello che potrà succedere nel Paese solo fra pochi giorni se le parti non raggiungeranno un'intesa all'ultimo minuto. Cosa che ormai la maggior parte dei greci considera possibile solo se avverrà un miracolo. I più preoccupati sono senza dubbio gli oltre due milioni di pensionati statali ma anche gli ancora più di 600mila dipendenti pubblici che già dal mese prossimo vedono a rischio pensioni e stipendi. Però fa paura anche l'eventualità di una sempre più possibile applicazione alle banche di controlli sul flusso dei capitali – come avvenne a Cipro nel marzo 2013 – per evitare precipitose e pericolose fughe di contante. La corsa al bancomat, intensificatasi lo scorso gennaio dopo che Syriza andò al governo, ha ridotto i depositi nelle banche dai 164 miliardi di euro a fine novembre ai 128 miliardi di oggi, un'emorragia di 36 miliardi in sei mesi. Non passa giorno che tante persone, per lo più anziane, si sottopongono alla fatica di lunghe file per ritirare poco alla volta i loro risparmi e metterli in luoghi ritenuti più sicuri. Negli ultimi cinque anni, a causa della crisi e dei tagli alle pensioni imposti dalla troika (Ue, Bce e Fmi), le rendite dei pensionati statali sono diminuite del 48% e, per questo motivo, il 45% di loro si trova oggi a vivere al di sotto della soglia di povertà. Pensionati che sono andati ad aggiungersi ai 6,3 milioni di greci (il 58% dell'intera popolazione di circa 11 milioni) che nel 2014 erano già a rischio povertà. E di certo non ha contribuito a rassicurarli l'odierna dichiarazione del viceministro della Sicurezza sociale, Dimitris Stratoulis, secondo cui i creditori della Grecia, oltre al miliardo e 800 milioni di euro derivanti dalla riforma dell'Iva, chiedono al Paese di trovare un altro miliardo e 800 milioni apportando ulteriori tagli alle pensioni: cifra che equivarrebbe al 20% in meno su tutte le pensioni, principali e integrative. Il malessere diffuso fra la gente si riflette anche nella politica e soprattutto tra i ranghi di Syriza, il partito del premier Alexis Tsipras, nei quali la rottura dei negoziati a Brussels ha gettato letteralmente lo scompiglio perché molti suoi deputati ritengono che il governo si sia infilato in un vicolo cieco. Per cercare di mantenere l'ordine tra le fila del partito, il vice presidente del Parlamento, Alexis Mitropoulos, ha chiesto che il gruppo parlamentare di Syriza si riunisca prima che vengano adottate eventuali decisioni nella fase finale dei negoziati con i rappresentati delle istituzioni. Secondo alcune indiscrezioni, il governo greco starebbe valutando anche l'improbabile possibilità di estendere i colloqui in modo tale da consentire a Tsipras di chiedere una risoluzione in occasione del vertice in programma per il 25 giugno.

    ANSA
     

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