Rafa con il Real può variare modulo. Per i media spagnoli l’ex allenatore del Napoli è tentato dal cambio di tattica

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    Ha messo anche lui gli occhi su Morata, ma non avrà nessuna competenza sui nuovi acquisti nella Casa Blanca, così non gli resta che… sperimentare. E allora, mentre il Barcellona compra Vidal dal Siviglia e rinnova fino al 2017 il contratto a Luis Enrique – l’artefice del triplete di stagione, in scadenza il prossimo anno – Rafa Benitez si dedica all’esplorazione di nuovi moduli e formule, per approfittare al meglio dei galacticos disponibili e studiare nuove possibili combinazioni. Ma si è dato di tempo l’estate, perché se le prove non dovessero funzionare tornerà rapidamente a imporre il rigido schema tattico che meglio identifica il suo metodo di lavoro: il 4-2-3-1, con due difensori di acciaio spostati a centrocampo. Tuttavia, per ora non esclude nuove soluzioni con due punte di sfondamento e un unico centrocampista difensivo. E pare che darà a Marcelo, Carvajal o Danilo maggiore libertà in attacco. Di certo Benitez non potrà spendere nella campagna acquisti i 400 milioni gestiti nel Liverpool o i 130 nel Napoli. Ma la vera novità è che non dedicherà ore a calibrare le posizioni e il pressing, la distanze fra le linee, i centimetri fra uomo e uomo in rapporto al movimento della palla. Anche se non rinuncia all’applicazione per iPad Globall Coach, che nel 2012 contribuì a creare con l’impresa tecnologica Elite Sports Technologies di Liverpool. Almeno è quanto assicurano nel suo entourage, dopo l’atterraggio non facile nello spogliatoio blanco, ancora orfano di Ancelotti. Benitez ha dovuto già battere il pugno sul tavolo, anche se con amabilità, dopo aver convocato i due capitani, Casillas e Sergio Ramos. Con la carota in una mano e il bastone nell’altra, Rafa ha chiarito che le redini della squadra le ha lui e non i leader del gruppo, com’era accaduto negli ultimi mesi dell’era Ancelotti. «Vengo a lavorare con la squadra che c’è», aveva assicurato durante la presentazione. E il team preconfezionato da Florentino Perez che ha trovato, sebbene molto più brillante del Real lasciato 20 anni fa, non corrisponde affatto al profilo di quelli che ha diretto in precedenza. Come ricorda El Pais, la base del sistema Benitez al Valencia, al Liverpool, al Chelsea, nell’Inter e nel Napoli è stata quella del doppio perno difensivo nello schema 4-2-3-1. Come Inler e Gargano nel Napoli, Alonso e Mascherano nel Liverpool, Alberda e Baraja nel Valencia e via dicendo, con un ruolo delle mezze punte marginale. Ma nell’attuale “conjunto blanco” non dispone di perni, a meno di voler avanzare Pepe o Ramos, e può contare sul solo Casemiro in difesa, a fronte di una pletora di mezze punte, da Modric a Kroos, da Illarra a James, a Isco, a Benzema. Da qui la necessità di rivedere tattiche e posizioni, schemi e formazioni, di declinare il verbo che più di ogni altro aborrisce: improvvisare. Antonio Nuñez, che dalla cantera del Madrid giocò ai suoi ordini nel Liverpool, sintetizza i timori di buona parte della tifoseria blanca: nessun divertimento in campo. «Il calcio è un gioco e c’è una parte del calciatore che ha bisogno di divertirsi in allenamento», osserva. «Alle squadre di Rafa è mancato questo punto di divertimento. Quando andavo ad allenarmi mi sembrava di andare in ufficio», aggiunge. La volontà di controllo estremo sul gioco, di trasferire sul campo nei minimi dettagli le azioni immaginate e a lungo studiate potrebbe entrare in rotta di collisione con gli ego merengue e fargli sprecare i talenti individuali. «Finora Benitez ha diretto squadre che non erano tanto di prima fila», assicura David Albelda, vincitore di due Lighe con Benitez nel Valencia.«Ha saputo trarre il massimo rendimento dalle squadre che ha avuto. Nel Madrid dispone di maggiore qualità. È intelligente, vedrà che ha materiale per fare un altro gioco e probabilmente farà un calcio più offensivo», aggiunge. Benitez ha davanti due mesi per sperimentare. Ma se non dovesse funzionare, volenti o nolenti i tifosi e il presidente Perez, tornerà al 4-2-3-1, quello che meglio conosce. (Paola Del Vecchio – Il Mattino)

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