Mineo, la mangiatoia da duecento milioni. “Creiamo un gruppo e lo facciamo vincere”

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    CATANIA – “A 30 chilometri deve sta da Mineo… e noi quello l’abbiamo messo praticamente per fargli vincere la gara”, dice Luca Odevaine vantandosi di quella trovata che gli aveva consentito di pretendere dai vincitori un raddoppio del suo stipendio-tangente: da 10 a 20 mila euro al mese. Una cucina da duemila pasti entro 30 chilometri dal Cara, una cucina in più, d’emergenza, perché all’interno del residence degli Aranci dove ha sede il più grande centro richiedenti asilo d’Europa, una cucina capace di sfornare 4000 pasti caldi due volte al giorno c’è già. Eccola la “condizione di gara idonea a condizionare la scelta del contraente”, come i pm della Procura di Catania definiscono, nell’avviso di garanzia inviato al sottosegretario Giuseppe Castiglione e ad altre cinque persone tra cui Luca Odevaine, consulente del Cara, il “trucco” con il quale il mega-appalto da cento milioni di euro è stato sempre assegnato all’unico concorrente in grado di rispondere a tutti i requisiti richiesti. Un bando che il presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone definisce un “abito su misura”.

    Al raggruppamento temporaneo d’imprese “Casa della Solidarietà” (composto dal consorzio Sisifo di Legacoop, Senis Hospes e La Cascina vicine a Comunione e Liberazione, dal consorzio Sol Calatino e dalla Pizzarotti di Parma proprietaria del residence) è bastato presentare l’offerta con un ribasso dell’uno per cento per assicurarsi la continuità in quella gestione che, a forza di proroghe, ha in mano da settembre 2011 e che, forte dell’appoggio del prefetto Mario Morcone, ha resistito ostinatamente alla “censura” di Cantone che ora annuncia l’avvio delle procedure di commissariamento.

    di ALESSANDRA ZINITI LA REPUBBLICA

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