Lo strano caso del sindaco de Magistris: rischia la sospensione con il reato estinto

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Preoccupazioni poche, fastidio abbastanza, anzi a livello di guardia. Per il resto Luigi de Magistris, il primo cittadino di Napoli, già fa il sindaco di strada, alla peggio tornerebbe a questo ruolo a tempo pieno. Naturalmente è una boutade che gira a Palazzo San Giacomo perché differentemente da quando ci fu la sospensione comminata dal prefetto, quando la preoccupazione e l’ansia erano palpabili, oggi le cose stanno in maniera diversa. Malgrado la condanna in primo grado per abuso d’ufficio senza danno patrimoniale, reato commesso quando de Magistris indossava la toga da pm, potrebbe tornare a far scattare la sospensione poi sospesa dal Tar Campania, che gli fu inflitta in virtù dell’applicazione della legge Severino se le Sezioni riunite della Cassazione decidessero che su questa materia è solo il giudice ordinario ad avere la competenza. Un mal di testa solo a pensarlo l’ingorgo di competenze giudiziarie. Eppure per de Magistris il dato più significativo – e paradossale – è che rischia di essere sospeso in relazione a una causa che non si discuterà mai perché sarà definita o con l’assoluzione in giudizio oppure per prescrizione che peraltro è già intervenuta. Il paradosso sarebbe al quadrato se la Corte di Appello non fissasse l’udienza, unica sede dove il giudice può esprimersi per l’assoluzione o la prescrizione, nei prossimi 30-40 giorni. Ma perché questo limite temporale? Se dovesse essere il giudice ordinario a decidere sulla sospensione, l’effetto della sospensiva della sospensione del Tar decadrebbe 30 giorni dopo il deposito della decisione delle Sezioni Riunite della Cassazione. In buona sostanza de Magistris si troverebbe nella condizione di avere il reato estinto e nello stesso tempo la sospensione. Il sindaco fa un commento asciutto e si riserva una buona quota di silenzio, almeno per ora. E sulla questione vola basso: «Vivo l’attesa della decisione con tantissima serenità e tantissima pazienza come sempre». Forse il riferimento alla pazienza è l’unica nota che in qualche modo tradisce il fastidio che comunque gli si legge in volto. L’avvocato Giuseppe Russo, che insieme al collega Lorenzo Lentini difende il sindaco e ieri ha sostenuto innanzi alle Sezioni riunite appunto la difesa di de Magistris, è seccato per le indiscrezioni giornalistiche che trapelano secondo le quali le Sezioni avrebbero già deciso per l’attribuzione al giudice ordinario della questione: «Sono sconcertato e sorpreso perché quello che ci è stato insegnato all’università è la sacralità della camera di consiglio dalla quale non devono trapelare notizie ma provvedimenti. Noi non abbiamo avuto nessuna comunicazione ufficiale e restiamo sorpresi che escano notizie. Nel merito cambia poco, se davvero fossero confermate le indiscrezioni il giudizio pendente innanzi al Tar passerebbe al giudizio ordinario». Per Russo i 30 giorni a disposizione sono più che sufficienti per attendersi comunque una pronuncia dal giudice ordinario, fermo restando che tutta l’impalcatura su cui si basa la vicenda crollerebbe immediatamente in caso di udienza della Corte di Appello di Roma. Scenari, ipotesi, che potrebbero moltiplicarsi perché è anche vero che il giudice ordinario nella pratica quotidiana già si esprime sulla questione della Severino, come già successo in Puglia con il reintegro di un consigliere regionale. Dunque, non c’è asimmetria tra le decisioni adottate dalla giustizia amministrativa da quella ordinaria. O almeno non c’è sempre. Un altro scenario potrebbe essere quello che lo stesso giudice ordinario decidesse per rimandare tutto alla Consulta che ha fissato per il 20 ottobre la discussione sulla legge Severino e le eventuali eccezioni di costituzionalità. Infatti, a prescindere dalle decisioni delle Sezioni Riunite della Cassazione, la Consulta si esprimerà sulla vicenda a meno che non ci sia nel frattempo una riforma della legge Severino per via politica. Giustamente il Parlamento non ci ha lavorato prima delle elezioni per non favorire nessuno, però potrebbe farlo dopo le elezioni. Clima abbastanza singolare quello che si respira in casa del sindaco e in Comune, un de Magistris che non fa trapelare nessuna preoccupazione e tuttavia la fuga di notizie potrebbe far togliere lo sfizio a qualcuno di fare un esposto, atteso che trattasi di reato c’è chi parla addirittura di «ricettazione di notizie». Nel pieno della campagna elettorale per le regionali – e visto che anche su Vincenzo De Luca il candidato del Pd all’ente di Santa Lucia incombe una condanna per abuso d’ufficio – che peso avrà questa fuga di notizie? E se la decisione della Cassazione fosse diversa da quella che trapela in queste ore? (Luigi Roano – Il Mattino)

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