Juve Stabia. I dirigenti gialloblù ancora furiosi per l’eliminazione dai playoff: a Bassano negato un gol regolare

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Guarda e riguarda il filmato del gol annullato a Gomez al 119’ della sfida di Bassano. La mano del direttore di gara che indica il cerchio del centrocampo, così come la bandierina del suo assistente. E il giorno dopo l’amara beffa, Franco Manniello proprio non riesce a darsi pace. La sua Juve Stabia è fuori dai playoff. La traversa di Di Carmine prima, poi la rete annullata, fino alla lotteria dei rigori che ha decretato la fine del sogno. «Non saprei più come definire quello che provo – ribadisce Manniello dopo il duro sfogo e la decisione di passare la mano – Una città intera, ancora oggi, desidera sapere chi e perché ha deciso di annullare questa rete, visto che tutte le immagini televisive ne hanno confermato la validità. Solo questo. Come patron della Juve Stabia, e rappresentante sportivo di una comunità intera, vorrei sapere solo chi e perché. Vorrei anche ringraziare l’onestà intellettuale del signor Asta, tecnico del Bassano, e dei suoi calciatori: sono stati di una correttezza imbarazzante, ammettendo per primi l’errore dell’arbitro». Il giorno dopo, il patron ringrazia i tifosi, ma non sembra tornare sui suoi passi:  «Agli appassionati della Juve Stabia possono solo dire grazie, per la prova incredibile di maturità data a fine gara, accettando il furto subito con destrezza senza creare tensioni, ma commuovendomi per il comportamento nei confronti della società e dei calciatori. Il futuro? In questo momento il sottoscritto non ha più la forza fisica e mentale per continuare da solo questa battaglia. La nostra è una società seria, che ha sempre pagato gli stipendi, non come altri. In queste ore, a parte l’affetto di Mbakogu del Carpi, ieri allo stadio, mi hanno chiamato tanti ex, come Maury o Baldanzeddu, a dimostrazione della serietà di questo club». L’addio di Manniello potrebbe non essere l’unico. Anche il presidente Gianni Improta sembra intenzionato a deporre le armi.  «La stessa cocente delusione provata negli anni ’70 con la maglia del Napoli, quando mi fu letteralmente scucito dal petto lo scudetto. Ricordo ancora l’arbitro Gonella e la gara con l’Inter. Noi eravamo dietro un punto in classifica, ma in vantaggio alla fine del primo tempo nello scontro diretto. I calciatori e il presidente nerazzurri andarono a protestare nell’intervallo e alla ripresa ci fu subito fischiato un rigore contro. Perdemmo per 2-1». Il presidente fa eco alle parole di Manniello:  «È giusto che lui voglia far valere le sue posizioni. La rabbia maggiore è che non ti danno spiegazioni. Questa è una setta che va rimodellata, non si possono dare in mano a non professionisti i destini di persone che investono capitali nel calcio. Non parlo di malafede, ma è evidente, per la dinamica dell’azione, che sono subentrati fattori non calcistici. Dispiace per i tifosi, dispiace per tutti. Personalmente sto valutando l’opportunità di lasciare questo mondo, il mio mondo, ma in cui non mi riconosco più. Nei prossimi giorni valuteremo tutto con maggiore lucidità, ma andare avanti appare oggi un’ipotesi molto remota». E intanto, per le proteste a fine gara, il patron Manniello è stato squalificato dal giudice sportivo della Lega Pro per tre mesi, fino al 31 agosto. (Gaetano D’Onofrio – Il Mattino)

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