Higuain e Callejon partiti dalla panchina: non era mai successo in campionato. Il turnover si trasforma in inferno

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    L’agonia azzurra comincia da un foglio di carta al quale manca un nome. Anzi, ne mancano due. È il foglio delle formazioni e i nomi che mancano sono quelli di Higuain e Callejon. Mai assenti in contemporanea in campionato. In Europa League sì (due volte con Young Boys e l’andata della gara con lo Slovan) e pure in Coppa Italia (con l’Udinese) ma in serie A non era mai successo da quando hanno messo piede in Italia. Mai era arrivato a tanto il coraggio di Rafa, mettere in panchina le due stelle più brillanti (anche se Callejon è da tempo che brilla sempre di meno): forse è proprio vero che è il campionato che serve a far recuperare le energie ai big in vista di quelli che sono i veri obiettivi della stagione, ovvero il bis in Coppa Italia e la conquista dell’Europa League. Higuain e Benitez hanno parlato brevemente in mattinata: Rafa ha mostrato il suo pc all’argentino e, neppure fosse un professore di algebra, ha voluto fargli capire, attraverso parabole sul rendimento e sulla condizione atletica, che era il caso di tirare il fiato. Gonzalo non ha provato neppure a fare resistenza, lui è un cannibale, giocherebbe per far gol anche nelle vecchie partitelle del giovedì in giro per i campi della provincia. D’altronde, Rafa era convinto di essersi affidato a una sorta di amuleto: perché con Zapata in campo dal primo minuto il Napoli non aveva mai perso. E il colombiano aveva sempre fatto gol. D’altronde il colosso di Brest pure doveva fermarsi: anche perché per il bomber non sarà sosta vera, visto che Tata Martino, il ct della Seleccion, lo vuole con sé nell’inutile trasferta dell’Argentina negli Stati Uniti. L’agonia azzurra è nelle difficoltà con cui i due signor Stakanov di questo Napoli hanno assistito al ko azzurro come se fosse una cosa ineluttabile. L’agonia è come scivolare fuori da se stessi, non solo. L’agonia è ringraziare il triplo fischio benedetto di Banti che chiude una mattanza, una tonnara, quasi una caccia all’uomo dove quelli dell’Hellas hanno cominciato a inseguire le gambe più che il pallone. 69,9 per cento il possesso di palla del Napoli: Gonzalo e José erano uno vicino all’altro in panchina quando Toni ha fatto il primo gol. L’espressione di delusione è stata enorme. All’esecuzione capitale del Napoli, o di quello che ne resta, loro due anche quando sono entrati in campo non hanno potuto porre rimedio. Polvere e macerie. Anche con Higuain e Callejon, certo. L’agonia è il tiro di Gabbiadini che nei tempi belli sarebbe andato in gol e che invece si stampa sul palo. Come quelle brutte sensazioni: neppure avesse giocato per altri due giorni il Napoli sarebbe riuscito a segnare una rete. Con o senza il Pipita. Che a Mosca tornerà titolare nella certezza che i sensi tornino a risvegliarsi. Ma la rotta del Bentegodi non può non preoccupare, come i numeri di questo mese da tregenda. Una vittoria (col Sassuolo) nelle ultime cinque gare. Un passo da retrocessione, altro che riprendere la Roma e il secondo posto. Come del resto testimoniano gli appena 4 punti totalizzati. Cifre che permettono a Lazio e Fiorentina di riaprire la lotta per il terzo posto. (Pino Taormina – Il Mattino)

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