Gargano si conquista l’azzurro. Lottando e sgomitando in sei mesi è diventato insostituibile per Benitez

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    Si è ripreso Napoli e il Napoli in soli sei mesi. Lottando, sgomitando – in campo e fuori – e alla fine diventando insostituibile anche per Benitez. Quella di Walter Gargano è una storia particolare, di amore e polemiche, di rivalsa e sentimenti. Perché in estate ha voluto fortemente restare in azzurro per dimostrare “di essere da Napoli” e innanzitutto per ribadire di essere fiero di indossare l'azzurro. Lo ha fatto anche ieri, via “social”. La curva B lo ha provocato mercoledì sera proprio nella gara con l'Inter, con lo striscione «PS4, 77 seleziona l’altra squadra», con il chiaro riferimento alle parole, considerate dai tifosi azzurri da «traditore», espresse dal Mota quando è stato presentato dalla Beneamata, il 28 agosto del 2012. «Questo club è un sogno per me: da piccolo ho sempre fatto il tifo per l’Inter perché giocando alla playstation sceglievo sempre i nerazzurri». La risposta di Walter è stata tenera, avendo pubblicato su Instagram una foto che lo ritrae a letto mentre dorme con i suoi figli Matias e Thiago con la frase: «Nati a Napoli, scelgo il Napoli». Residue polemiche a parte,Gargano ha già riconquistato i tifosi partenopei, come dimostrano gli oltre 3600 «mi piace» a corredo della foto e decine di commenti in positivo in cui si parla di «perdono» e si sovrappongono i complimenti «per chi suda fino in fondo la maglia». Quella casacca che Gargano ha rivoluto fortemente, dopo la deludente esperienza dello scorso anno a Parma e dopo il mancato riscatto da parte dell'Inter nell'estate del 2013. Sin dal ritiro di Dimaro si è fatto apprezzare da Benitez per applicazione e dinamismo e non a caso ha giocato da titolare prima nell'amichevole con il Paok Salonicco e poi nel maledetto preliminare di Champions con l'Athletic Bilbao. In quelle gare il Mota è stato contestato duramente dai tifosi (qualcuno gli urlò: «Togliti la maglia») ma piano piano, con il lavoro, con la generosità e scegliendo un profilo basso fuori dal campo, ha scalato contemporaneamente le gerarchie sia del tifo che di Benitez. Era sul punto di andare via ad agosto, anche perché era il quinto centrocampista, ora invece è imprescindibile. Non è un caso che da quando Rafa lo ha schierato titolare in coppia con David Lopez (18 dicembre con il Parma) il Napoli abbia perso, in modo contestato, solo con la Juventus. Già a inizio stagione aveva conquistato la maglia da titolare dopo la gara di Udine, uscendo dall'undici titolare solo a causa di una frattura allo zigomo subita lo scorso ottobre. Dalla gara col Parma di dicembre è diventato ulteriormente insostituibile, non giocando solo le gare con il Genoa (per squalifica) e con il Chievo (per turn over), disputando prove sontuose, anche in Supercoppa. In tutto, sin qui, 22 presenze, di cui 18 da titolare. Le sue caratteristiche da mediano di rottura conferiscono equilibrio alla squadra, la sua combattività è da esempio per tutti, anche e soprattutto quando deve farsi rispettare dagli avversari sul piano dell'agonismo. Ed anzi, dal ventre dello spogliatoio assicurano che la sua personalità abbia favorito la compattezza dello spogliatoio tra l'anima “spagnola” di Albiol, Callejon e Higuain e la vecchia guardia. Non a caso che nell'abbraccio a inizio partita a centrocampo sia quasi sempre lui, con Higuain, a parlare al gruppo. Titolare di un contratto sino al 2016 (a 900mila euro a stagione), il suo personale trofeo lo ha già vinto, aver riconquistato il Napoli e Napoli. Da fiero e tenace guerriero ha tuttavia ancora due sfide da vincere: arrivare a quota 300 presenze in azzurro (è a 220) e convincere anche gli ultimi contestatori. (Dario Sarnataro – Il Mattino)

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