Parole sottolineate, il Papa dice ciò che altri pensano ma che non osano dire

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    La satira è una cosa, l'insulto un'altra cosa. Se io insulto qualcuno, come dice il papa, posso aspettarmi un pugno, e qualcuno direbbe che "me lo sono cercato".
     Giorni fa una persona molto intelligente, come Marco Travaglio, ha scritto che non esiste – e non può esistere – un "limite legale" alla satira. Certamente non può esistere perchè parliamo di parole, di atteggiamenti, e in questi casi conta anche il tono, il contesto… quindi è impossibile porre limiti di legge. Ma questo non significa che il limite non esiste.
     La satira dovrebbe essere sempre
    "bonaria", anche quando è "graffiante". Non si può continuare a insultare qualcuno e poi, quando questi si risenta, affermare: "dire quello che dico fa parte del mio diritto di espressione".
     Qui non stiamo giocando una partita di calcio: non ha alcun senso dire "ma anche voi avete fatto…" "… ma anche voi avete detto", come se stessimo parlando del gol di Turone… Qui c'è in gioco la coesistenza dell'umanità. E non ci può essere coesistenza se qualcuno si arroga il diritto di offendere, "diritto superiore" cui gli altri devono adattarsi e adeguarsi.

    Tutto ciò premesso va da sé che una reazione feroce e sanguinaria come quella di Parigi è assolutamente fuori da qualunque giustificazione.  Non faremo molta strada se continueremo con le contrapposizioni. Quindi, data la situazione: organizziamo pure le forze di polizia con poteri speciali, troviamo i terroristi ovunque si nascondano e facciamo passare loro la voglia di giocare con le nostre vite, da qualunque motivazione siano spinti; e al tempo stesso smettiamola di insultare gli altri, "tutti gli altri", e meritiamoci il rispetto che pretendiamo. 

    (commento sull'Uffigton Post)

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