Ebola fa paura, per la Casa Bianca “la situazione è seria”

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    Ue lancia l'allarme: non è ancora pandemia, ma la crisi non finirà presto

    Secondo caso di contagio di Ebola negli Stati Uniti, a Dallas, dove è risultata colpita dal virus Amber Vinson, una aiuto-infermiera che era entrata in contatto con il "paziente zero" morto la settimana scorsa. A sua volta potrebbe avere contagiato altri. Aveva infatti viaggiato da Cleveland a Dallas su un aereo della Frontier Airlines, il giorno prima di manifestare i sintomi. I 132 passeggeri che erano insieme a lei sullo stesso volo sono già stati contattati. "Non avrebbe dovuto volare", ha commentato il direttore dei Cdc, Tom Frieden, annunciando che in futuro il personale sanitario sotto controllo non potrà viaggiare su voli commerciali. Furioso il presidente americano, Barack Obama, che ha convocato un vertice d'urgenza alla Casa Bianca in cui ha esortato le autorita' sanitarie Usa a fare di tutto perche' episodi del genere "non si ripetano piu'".

    E in una conference call con i leader di Regno Unito, Italia, Germania e Francia, Obama ha chiesto un impegno maggiore da parte dell'Europa nella lotta all'epidemia. ''Nel corso della conversazione telefonica – ha poi raccontato il premier Matteo Renzi – abbiamo convenuto un impegno addizionale dell'Italia per l'ebola in partnership con il Regno Unito in Guinea e Liberia. Abbiamo stanziato un contributo di 50 milioni accogliendo l'appello delle Nazioni Unite''.

     

    Proprio il Consiglio di sicurezza dell'Onu in una dichiarazione ha denunciato come "la risposta della comunità internazionale all'Ebola ha fallito nel capire e affrontare in maniera adeguata l'entità dell'epidemia e dei suoi effetti".

    Intanto il numero delle vittime continua a salire. Secondo l'ultimo bilancio dell'Oms, con i dati aggiornati al 12 ottobre, Ebola finora ha ucciso 4.493 persone su 8.997 casi registrati. Liberia, Sierra Leone e Guinea rimangono i Paesi più colpiti dall'epidemia. E nel Golfo persico si segnala il primo caso sospetto di contagio, a Dubai.

     

    In Europa la crisi generata dall'epidemia del virus Ebola approda sul tavolo dei Capi di Stato e di Governo dell'Ue. Se ne parlerà nel vertice europeo programmato dalla presidenza italiana per giovedì 23 e venerdì 24 ottobre a Bruxelles. Oggi, la riunione di coordinamento di alto livello che si svolge tra i responsabili della salute dei 28 Stati membri, sotto la guida del presidente e ministro della salute Beatrice Lorenzin (che ha incontrato gli altri ministri italiani a Palazzo Chigi) punterà "a individuare quali sarebbero i possibili controlli da mettere in atto e come si possono coordinare". Non essendo infatti una competenza comunitaria sono gli Stati membri che devono coordinare gli interventi. Alla Gran Bretagna che il 9 ottobre scorso ha introdotto lo screening per il controllo di tutti i passeggeri che possono essere passati dall'Africa (in futuro anche per l'Eurostar) intanto si sono aggiunte anche la Francia, che intende attivare un dispositivo di 'controllo' dei voli provenienti dalle zone colpite, e la Repubblica Ceca (controlli verranno effettuati all'aeroporto di Praga, ha annunciato il premier Bohuslav Sobotka).

    Così dopo la riunione straordinaria di oggi, presa su iniziativa di Lorenzin e del commissario europeo alla salute, Tonio Borg, il dossier passerà lunedì ai ministri degli affari esteri e le conclusioni saranno portate al vertice Ue. L'intenzione è quella di rafforzare e rendere più efficaci i controlli in uscita dai tre Paesi focolai. Si ragiona anche sull'invio di volontari europei a patto di offrire loro garanzie sufficienti di essere evacuati, in caso di contagio, in tempi rapidi. Per questo motivo l'Unione europea lancia un appello a tutti gli Stati membri perché collaborino anche con militari, in missione civile, negli stati flagellati dall'epidemia. Ma in Italia, a livello locale, c'è chi prende le sue misure. "Stiamo lavorando ad un'ordinanza che vieti la dimora a Padova, anche occasionalmente, di persone provenienti da Paesi dell'area africana, se non in possesso di certificato attestante lo stato di salute", ha detto il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, che ha annunciato l'intenzione di firmare una specifica ordinanza. Così come si cercano soluzioni che però in alcuni casi si dimostrano sin dall'inizio solo un business: il guru indiano e maestro di yoga Baba Ramdev ha pubblicizzato un rimedio naturale contro l'Ebola, ma le autorità sanitarie di New Delhi hanno smentito che possa curare il virus. Resta la speranza più concreta che arriva dai laboratori di tutto il mondo: sono in sviluppo una quindicina di farmaci e una decina di vaccini. E l'epidemia preoccupa anche la Fao per la conferenza a fine novembre a Roma.

    Casa Bianca: la situazione è seria. "La situazione e' seria", come dimostra la decisione del presidente Obama di annullare i suoi appuntamenti e presiedere una riunione di urgenze con le autorita' federali che si occupano di Ebola: lo ha detto il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, sottolineando come per ora sia rinnovata la fiducia ai vertici delle autorita' sanitarie.

    Se gli screening sui passeggeri degli aerei in uscita dagli aeroporti dei Paesi in cui è presente Ebola sono condotti correttamente, test anche in entrata nei Paesi di arrivo hanno ''un valore aggiunto molto basso con un considerevole impiego di risorse''. Lo afferma un report tecnico dello European Center for Diseases Control (Ecdc) pubblicato sul sito dell'agenzia. Gli screening in uscita, spiega il documento, sono concentrati su una popolazione ad alto rischio, e riescono quindi a massimizzare il valore predittivo utilizzando il minimo delle risorse. ''Tutti i paesi affetti hanno implementato screening in uscita con il supporto del Cdc statunitense – si legge nel documento -. In base alla prevalenza dell'infezione in queste aree, di circa due casi per 10mila abitanti, e sulla base dell'osservazione di quello che è successo nei primi tre mesi di screening, è possibile dire che al momento la probabilità di trovare un individuo positivo è estremamente bassa. Lo dimostra il fatto che nelle 77 persone fermate su 36mila viaggiatori sottoposti a screening nessuno è stato trovato positivo''. Aggiungere agli screening in uscita quelli all'ingresso, continuano gli esperti, può servire solo a trovare quei casi che dovessero sviluppare febbre durante il volo, un'eventualità ritenuta molto bassa data la lunga incubazione di Ebola.

    Negli Usa la polemica cresce: il sindacato delle infermiere è sul piede di guerra. Non è stato adottato nessun protocollo nell'ospedale di Dallas per la prevenzione del virus dell'ebola. E' l'accusa lanciata dal sindacato Usa che rappresenta tutte le infermiere del Paese contro il Texas Health Presbyterian Hospital dove un paziente liberiano e' morto dopo aver contratto il virus e dove ora e' ricoverata un'infermiera rimasta contagiata e c'è già il secondo caso di contagio.

     

    Secondo la National Nurses United, diverse infermiere di quell'ospedale hanno raccontato che nei giorni del ricovero del paziente Eric Duncan regnava uno stato di confusione che ha messo in pericolo le operatrici e dove c'e' stato poca formazione su cosa fare in questi casi. "Non c'e' stata una preparazione su cosa fare con il paziente, non c'e stato nessun protocollo, non c'era sistema", ha riferito il gruppo. "I protocolli che avrebbero dovuto essere adottati a Dallas sono stati ignorati e, per quanto ne sappiamo, la cosa riguarda diversi ospedali in Usa", ha detto il direttore esecutivo della National Nurses United, RoseAnn DeMoro. "La situazione e' allarmante", ha aggiunto. Le infermiere che hanno raccontato la loro testimonianza non fanno parte del sindacato. Lo stesso gruppo si e' rifiutato poi di identificarle per "proteggerle ed evitare che possano esserci rappresaglie".

    ANSA 16 ottobre 2014 11:26

    Inserito da Alberto Del Grosso

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