Napoli. Foto di Davide Bifolco «rubata» all’obitorio, sospetti su una regia per alimentare la tensione

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Napoli. Un’inchiesta parallela legata alla morte di Davide Bifolco. Un fascicolo bis, che punta a fare chiarezza su alcuni possibili retroscena della vicenda legata alla morte di un ragazzo incensurato e alle indagini a carico di un carabiniere. Eccola l’ultima curva investigativa sui fatti del rioneTraiano: la Procura sta indagando sulla foto che ritrae il corpo di Davide Bifolco riverso nell’obitorio, ad esclusiva disposizione dell’autorità giudiziaria. Chiaro il ragionamento degli inquirenti, interessati a capire chi ha scattato la foto e chi l’ha poi offerta ai parenti della vittima, che poi l’hanno divulgata su un social network. Chi e perché ha fatto tutto ciò? Si procede per violazione di segreto istruttorio, si punta a capire se c’è una strategia da parte di qualcuno interessato ad alimentare rabbia nei confronti delle istituzioni e a tenere alto così il livello dello scontro (e dell’attenzione) sul caso Bifolco. Inchiesta condotta dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso, al lavoro il pm Raffaella Persico, una delega ai carabinieri del comando provinciale di Napoli per capire come è potuto accadere. Fatto irrituale: come è noto, la famiglia non ha accesso all’obitorio, né è possibile riprodurre o diffondere immagini di un cadavere sul quale non è stato ancora effettuata l’analisi autoptica. C’è una regìa dietro quella foto? Di chi è la mano che ha scattato il clic? Chi ha interesse a sollevare reazioni popolari contro le divise, in una città polveriera? Proprio sulla foto del corpo senza vita interviene Franco Maccari, segretario generale del Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia), per il quale «il foro di proiettile sulla spalla è chiaramente di entrata e non di uscita: un dato che, non appena arriverà la conferma dall’esito dell’esame autoptico, dimostrerà in maniera inoppugnabile che il carabiniere non ha sparato direttamente alle spalle». Intanto, nel corso della giornata di ieri, non sono mancate altre mosse da parte del legale che assiste la famiglia di Bifolco. È stato l’avvocato Fabio Anselmo a recarsi a Roma per una conversazione informale con due senatori della commissione dei diritti umani del Senato. Spiega il penalista: «Li ho relazionati in modo preciso sulle investigazioni difensive finora svolte, posso solo dire che ho raccolto numerose testimonianze che indicano in modo coerente una dinamica che non mi sento ancora di commentare». In che senso? Cosa emerge dalle testimonianze raccolte finora dall’avvocato nella zona del rione Traiano? C’è una ipotesi alternativa a quella dell’omicidio colposo sostenuta dalla Procura di Napoli? «Mi limito a un no comment, anche se posso dire che quelle testimonianze rafforzano la mia determinazione nell’assistere la famiglia Bifolco». Una partita aperta, si attendono verbali ed esiti scientifici. Oggi l’autopsia, affidata al dottor Massimo Esposito, mentre perito di parte della famiglia è Vittorio Fineschi, mentre per quanto riguarda gli accertamenti balistici è stato nominato Marco Zonaro. E non si ferma l’istruttoria al Centro direzionale. Anche la Procura sta raccogliendo le sue testimonianze, invitando dinanzi a pm e polizia giudiziaria alcuni soggetti – per lo più giovani del rione Traiano – che hanno rilasciato in questi giorni interviste e commenti a televisioni e organi di stampa. Fino a questo momento, agli atti delle indagini ci sono le versioni rese dai due carabinieri che hanno effettuato il blitz in viale Traiano la notte tra giovedì e venerdì scorso (vale a dire quello che è accusato di omicidio colposo e il suo collega sentito come testimone) e quello di Salvatore Triunfo, uno dei tre passeggeri in sella allo scooter nero. Divergenze, contraddizioni tra i racconti su cui buona parte dell’opinione pubblica napoletana chiede un punto fermo. (Leandro Del Gaudio Il Mattino)

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