Un’attenta riflessione su Giuseppe Berto di Pierfranco Bruni.

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    Nota di Maurizio Vitiello – Riceviamo e, volentieri, pubblichiamo una riflessione su Giuseppe Berto  di Pierfranco Bruni, Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche "Francesco Grisi" e Responsabile del Progetto “Minoranze Linguistiche ed Etnie” del MiBACT – Direzione Generale per i Beni Librari, le Biblioteche e il Diritto d’Autore.

    Per rileggere Giuseppe Berto a 100 anni dalla nascita.
     
    Il Giuseppe Berto di Pierfranco Bruni con una lettera inedita con due trasmissioni sulla Rai e con saggi di Mauro Mazza,  Micol Bruni, Marilena Cavallo, Claudia Rende e Gerardo Picardo – Un centenario della nascita che rilegge lo scrittore de “Il male oscuro” e “Anonimo veneziano”.
     
     
    Pubblicato il saggio di Pierfranco Bruni dedicato a Giuseppe Berto, in occasione del centenario della nascita, dal titolo: “Giuseppe Berto. La necessità di raccontare”. Il testo che gode del coordinamento scientifico del Centro Studi e Ricerche Francesco Grisi, del patrocinio del Sindacato Libero Scrittori Italiani ed è parte integrante della ricerca su “Etnie e letteratura”, curata da Pierfranco Bruni per conto del Mibact, esce per i tipi di “ProspettiveMeridionali” (tel. 0981 708130 – ).
    In Giuseppe Berto (Mogliano Veneto, 1914 – Roma, 1978) si vive un intreccio non solo letterario, ma anche esistenziale e psicologico tutto giocato tra amore e morte. Si pensi ai romanzi “Il cielo è rosso”, “Il male oscuro”, “La cosa buffa”, “Anonimo veneziano”, “La gloria”.
    Il saggio propone, tra l’altro,  una lettera inedita di Berto a Francesco Grisi con il quale aveva un particolare rapporto di amicizia e si arricchisce di importanti contributi di studiosi e giornalisti come Micol Bruni, che tratta il rapporto antropologico con la lingua e le danze mediterranee della Calabria, di Marilena Cavallo che si sofferma sul romanzo meridionale per eccellenza come “Il brigante”, di Claudia Rende che sottolinea il rapporto nevralgico tra Berto e il cinema, di Mauro Mazza che traccia una straordinaria testimonianza personale in riferimento alla rappresentazione teatrale di “Anonimo veneziano”, di Gerardo Picardo, che,  in Appendice, cura un significativo studio sul Giuda di Berto con un sottile apparato di note.
    “Uno scrittore, sottolinea Pierfranco Bruni, che ha amato il mare e soprattutto la Calabria. Ho avuto modo di raccontarlo in due trasmissioni per la Rai , sino a sondarne le viscere e quel linguaggio che ha una valenza etno – letteraria,  grazie ad uno snodo che è la parola nel raccordo con le forme linguistiche regionali”.
    Due elementi che incidono nella narrativa di Berto sono la fine e il “cominciamento”. Un sentiero che si intreccia tra i luoghi e la vita in un raccontare che segna il viaggio dell’uomo scrittore.
     “Riproporre Giuseppe Berto a cento anni dalla nascita, sottolinea ancora Pierfranco Bruni, significa anche contestualizzare un profilo del Novecento letterario e culturale tout court attraverso libri che hanno segnato generazioni. È  necessario rileggere romanzi che hanno fatto discutere in anni di transizione come: “Anonimo veneziano” e “La gloria”.  Due libri che ancora oggi propongono una chiave di lettura anticonformista. Bisogna rileggere Berto in un quadro di letture in cui l’uomo e lo scrittore non creano mai una frattura”.

     

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