Maradona. Le dichiarazioni di questa mattina ai napoletani

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    Intensa mattinata di lunedì per Diego Armando Maradona, tornato ieri in città per il Campionato Mondiale XCAT offshore sul lungomare, cui ha partecipato immergendosi letteralmente nel bagno di folla dei suoi fan partenopei. Un legame consolidato anche da quest’ultima visita a Napoli, nel segno di un abbraccio ideale mai interrotto, che il campione ha inteso suggellare con alcuni messaggi nei diversi momenti della mattinata di oggi. In Procura Maradona, accompagnato dai suoi avvocati Angelo e Sergio Pisani, ha confermato al pm la querela nei confronti del comico Gene Gnocchi, che con un’infelice battuta aveva accostato il nome del Pibe a quello dei cartelli colombiani per il traffico di stupefacenti. In tale occasione, Maradona ha voluto rivolgere un accorato messaggio agli italiani ed in particolare ai giovani: «Io solo – ha detto – posso sapere che cosa significhi essere vittime della droga e quali sacrifici siano necessari per uscire dalla tremenda schiavitù. Da oltre dieci anni io ne sono fuori – ha aggiunto il campione – e non permetto a nessuno di accostare il mio nome a quello dei narcotrafficanti, nemmeno per scherzo». Ai giovani, un appassionato appello: «dico a tutti voi che la droga è morte, è dolore, è un modo per arricchire la criminalità. Non cadete in questa trappola – ha affermato Diego – perché è bello vivere, è bello lo sport quando è sano, all’insegna della natura e della pace». Con Angelo Pisani il campione si è poi recato alla Commissione Tributaria partenopea, dove ha personalmente consegnato ai giudici tributari la perizia giurata elaborata dai suoi consulenti ed un dossier che spiega le ragioni per cui nulla è dovuto al fisco italiano, con una documentata cronologia di fatti e prove. Insieme alla perizia e al dossier, Maradona ha consegnato ai giudici una dichiarazione firmata di suo pugno: «Dopo anni di ingiusti attacchi mediatici ed esattoriali a mio danno – scrive l’asso argentino – grazie al lavoro dei miei avvocati e periti finalmente è dimostrato agli italiani e al mondo intero che non sono mai stato un evasore». «Oggi – aggiunge – addirittura posso dimostrare con documenti alla mano che quanto vogliono da me, anche con ingiusti atti di forza, venne già condonato e pagato nel 2003 da Ferlaino, mio datore di lavoro, nelle more delle cause sempre vinte dal Calcio Napoli».

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