Costiera amalfitana I depuratori ci sono e non ci sono

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    All’inizio del 1900 due biochimici inglesi osservarono che, come succede nell’intestino che le sostanze nutritive ( proteine, lipidi, carboidrati ) sono biodegradate dalla flora batterica a sostanze inorganiche in forma molto semplice ed eliminabili, così è possibile biodegradare artificialmente, con l’aiuto di specifici microrganismi, le sostanze organiche residue dall’alimentazione umana che normalmente sono allontanate nella rete di scolo sottostradale con destinazione diretta finale il mare, il fiume, un lago o il sottosuolo stesso con i problemi igienici connessi. Questa brillante intuizione è stata una soluzione a un grave problema che ha interessato l’uomo in ogni epoca, cioè come eliminare i residui organici domestici nel modo più razionale e utile ottenendo contemporaneamente condizioni igieniche a salvaguardia della salute collettiva. Nel clima culturale-filosofico del positivismo dell’epoca, questa intuizione si aggiungeva ad altre grandi scoperte scientifiche e tecniche ( l’aeroplano, l’utilizzazione dell’acqua per ottenere energia elettrica, la formula di Einstein sull’equivalenza tra massa-energia,ecc), in complesso le nuove conoscenze davano fiducia al progresso tecnico-scientifico per elevare il tenore di vita. A metà del ‘800 Londra e Parigi erano afflitte da questo problema non risolto. Utilizzando correttamente queste scoperte e con lo sviluppo dell’ingegneria sanitaria sono stati progettati grandi impianti di depurazione e anche impianti adeguati alle esigenze di piccoli comuni per far fronte alle mutate richieste di sicurezza da potenziali inquinamenti per l’intensificarsi dell’uso domestico di nuove sostanze chimiche e dell’industria.Si porta subito a conoscenza che, data la congenita condizione territoriale della Costiera Amalfitana da Positano a Vietri , è emersa dal 1973 (colera a Napoli) l’impraticabilità di una programmazione unitaria per la depurazione delle acque reflue domestiche, così ogni Comune avrebbe dovuto provvedere, soprattutto, alla ricerca degli spazi più idonei alla costruzione del depuratore per garantire ,più realisticamente, un rischio accettabile.Le norme tecniche per la depurazione delle acque, sia domestiche che industriali,sono fiorite dal 1976 con la Legge Merli n° 319,denominata dalla stampa “ la sinfonia delle acque ,nel 2006 è stato emanato il testo unico T.U. n° 152 che, in modo chiaro e analitico, offre un aiuto per il controllo ottimale del processo artificiale di depurazione delle acque reflue domestiche.

    Il meccanismo naturale della depurazione
    Prima che fossero operativi i nuovi concetti sulla biodegradazione con la tecnica dei “ fanghi attivi “ ( di seguito precisati ), le acque di scarico dei centri urbani( nella costiera poco significativa l’industria chimica che è monitorabile) subivano l’epurazione naturale nei fiumi e infine nel mare che accelera la sedimentazione e,con l’aiuto della radiazione solare, temperatura dell’acqua , attività microbica naturale delle Alghe e Protozoi, salinità e pH, si otteneva un’efficace azione che portava (porta) alla completa mineralizzazione delle sostanze organiche, tutto il fenomeno legato alla diluizione delle acque luride nel volume marino assunto come infinito e all’azione delle correnti dominanti divergenti dal punto di immissione. Un esempio di autodepurazione è fornito da un importante indicatore di inquinamento fecale in atto, l’Escherichia coli, che le restrittive norme italiane indicano a 100 colifecali in 100 cc: viene distrutto per effetto dei poteri di autodepurazione in breve tempo, tra 25 e 150 minuti.Per ogni forma microbiologica è stata accertata la grandezza T che è il tempo entro il quale muoiono il 90% dei microbi e ne sopravvivono il 10%, solo per i virus tale grandezza è di molte ore, la materia organica ha un suo tempo di degradazione. Le condizioni di autodepurazione del mare hanno bisogno anche di libera circolazione delle acque perché i danni e i pericoli microbiologici si riducono fino a scomparire man mano che si va al largo. In tal modo pure la parte sedimentata sul fondo marino viene degradata anche se la potenza delle radiazioni solari è più affievolita, se così non fosse ci sarebbe un colossale aumento della carica batterica nel mare. Un caso di sistema chiuso è il golfo di Napoli che risente di una circolazione ciclonica a senso alternato

    La depurazione secondo le norme
    Nella nostra zona le acque reflue dalle civili abitazioni trasportano i residui dell’alimentazione ( proteine, lipidi, carboidrati) con solventi e detersivi di uso domestico, non è influente altra sorgente di inquinamento Questa miscela, chimicamente uguale dappertutto, si unisce ai detriti sedimentati nella rete fino ad essere convogliata nel depuratore che, se è tale, con una descrizione necessariamente sommaria ma esplicativa dell’intero ciclo, ha questa funzione : 1° fase separa i detriti trasportati, specie d’inverno con le piogge;2° separa oli,solventi;3° aziona il vero ciclo depurativo della sostanza organica con i “fanghi attivi”, che sono colonie di specifici microbi già presenti e preparati in modo tale che, con intimo contatto con le sostanze azotate residue e con l’immissione di ossigeno 0 ,proliferano(fango attivo) e degradano le sostanze azotate con formazione di ammoniaca NH ,tossica per la vita acquatica ma indice dell’avvenuta degradazione, che viene trasformata da altri batteri in nitrati(sostanza minerale compreso il fosforo).Continuando questo processo, i microbi muoiono e formano una massa diluita in acqua,più fango si produce più completa risulta la depurazione considerata buona se si raggiunge l’80%. Su 50 litri di fango, 49 Kg sono di acqua e 1 Kg di massa che può essere compressa in “pani”.In queste condizioni, per la manutenzione, sarebbe sufficiente ogni tanto la pulizia dell’impianto. La fase finale di questo trattamento (le tabelle del citato T.U. sono precise e complete) consiste nell’allontanare solo questa parte liquida mineralizzata.Nei paesi costieri si è preferito utilizzare il metodo delle condotte sottomarine. Questo sistema presenta vantaggi: facile installazione su un fondo marino come il nostro quasi regolare,costo di gestione limitato se la condotta funziona a gravità, elimina danni e pericoli di inquinamento sotto costa allontanando i contaminanti biodegradabili che fertilizzano il mare ( i nostri mari ne hanno bisogno), tollera bene gli sbalzi di portata per aumenti di popolazione. Occorre la cautela che il diffusore terminale deve essere posto a profondità superiore a 30 m perché le acque più calde non risalgano in superficie superando la termoclina estiva e la distanza dalla costa non inferiore a 500 m.
    Le reali condizioni della depurazione
    Ma più che tabelle e limiti, a volte astratti e uguali per tutti, quando si passa all’organizzazione per conseguire queste finalità, i risultati dipendono dall’iniziativa dei Comuni, i soli a conoscere le realtà locali. I Comuni in Costiera hanno scelto in proprio con l’adozione costosa di piani di risanamento delle Regioni. Atrani presenta le seguenti caratteristiche: la popolazione effettiva residente è di poco inferiore a mille, urbanisticamente ha avuto uno sviluppo di versante con dislivelli topografici che predispongono a un rapido drenaggio delle acque reflue domestiche Queste premesse positive ben utilizzate avrebbero potuto assicurare un soddisfacente piano di intervento e manutenzione,però iniziano ad evidenziarsi scelte errate:
    1) l’ubicazione di un impianto moderno. Atrani, che soffre di spazio limitato, aveva ottenuto con la costruzione della banchina uno spazio sufficiente per costruire (amnesie pregresse) un impianto , adeguato come ora vogliono le norme, per la dissabbiatura, disoleatura e biodegradazione microbiologica Quest’area vista ( è ) suscettibile di ampliamento verso sud e sud-est con le dovute cautele dell’equilibrio dell’arenile. L’attuale camera di raccolta delle acque reflue in Largo Marinella trattiene solo i detriti , passano oli e solventi che generano le antiestetiche e sgradevoli schiume. Poi le acque ritornano in una seconda camera a quota più alta situata in un locale sulla destra di Corso del Dogi per essere spinte nella condotta sottomarina il cui sbocco è situato troppo vicino alla costa. La fase di depurazione con i fanghi attivi non esiste, si riutilizza il principio della diluizione come prima. Inoltre nella grotta-locale del temporaneo stoccaggio dei r.s.u. è abbandonato un depuratore, c’è una spiegazione? Quanto costa ai cittadini l’onere della nominale depurazione e che tipo di controllo è effettuato?
    2) Il mare riceve le acque non solo della rete comunale, ma anche un grande quantitativo proveniente da Comuni a nord. Tenendo presente il tempo di corrivazione impiegato per arrivare nella predetta camera , queste acque arrivano già in fase di putrefazione.E’ inspiegabile il motivo per cui Atrani riceve acque reflue da aree extracomunali.
    3) La rete di scolo in Atrani è soggetta a perdite per inadeguatezza delle tubazioni, soprattutto d’estate in mancanza del trasporto delle acque meteoriche invernali il cui volume in media è 10 volte maggiore delle reflue ed è utile per il drenaggio; quindi occorre provvedere con idrogetto alla pulizia della rete con la conseguente colorazione del mare….. La spiaggia, anche per la presenza frontale della scogliera, di solito è sporca, esiste un inquinamento macroscopico, ma più insidioso è il microscopico.Con il vento di brezza proprio dei mesi caldi si sollevano dal mare piccole goccioline che contengono microbi e virus se l’acqua è inquinata.
    4) Le correnti trasportano ovunque sia acque pulite che sporche, uno spettacolo al quale gli abitanti della costiera non fanno più caso Questo problema fa parte di un insieme di problemi presenti nella costiera, che in materia di depurazione delle acque reflue può essere paragonato a un cimitero di depuratori.
    Ritornando ai problemi di Atrani, alcune scelte amministrative pregresse,che apparentemente sembravano non aver alcun peso, invece si sono rivelate l’inizio di una catena di problemi per l’esistente situazione non solo in questo settore.Questo problema , non solo è locale ma diffuso a scala territoriale, diventa più complesso con fenomeni di scarico abusivo lungo la costa e non è sostenibile indicare l’area salernitana come sorgente di flussi perché la forte corrente Molinari è diretta a sud-est,l’arrivo dei rifiuti complessivi convogliato dalle brezze non rappresenta altro che un ritorno in patria.

    Atrani maggio 2014
    geologo Vittorio Di Benedetto (Utente dal Web)

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