Ci lascia Luigi Milo. Agerola perde il suo Capitano

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    Di capitani nel mondo ce ne sono tanti: c’è il capitano di una nave, il capitano di un esercito, il capitano di una squadra, e in tutte queste categorie le persone che hanno potuto ostentare tale titolo sono state e saranno tante. Tuttavia, quelle che hanno conservato l’appellativo di capitano, in onore delle proprie imprese e dei propri meriti, anche dopo la fine della carriera rappresentano un insieme ristretto, un’ elite. Il capitano vero, quello che non verrà dimenticato, è un emblema di carisma, di classe, di energia e di grinta: è la persona di cui ti fidi ciecamente; la persona verso la quale provi un grande rispetto ma soprattutto una smisurata ammirazione; la persona capace sia di intimorirti sia di trasmetterti sicurezza solo con uno sguardo. E non credo ci sia una sola persona al mondo che meriti il titolo di capitano più di te, caro nonno Luigi.

    Te lo sei guadagnato quando, giovanissimo, con la fascia al braccio sei diventato il simbolo della Juve Agerolina, incantando il nostro paesino con i tuoi goals e trascinando la squadra verso grandi successi. Nessuno può sapere quanto da piccolo, in quei tanti pomeriggi in cui venivi a casa mia a fare un po’ da “baby-sitter”, amassi ascoltare la storia delle tue vittorie e dei tuoi goals, ma soprattutto quanto amassi immaginarti con la casacca, i calzoncini e le scarpette mentre sovrastavi i difensori e insaccavi la palla alle spalle del portiere; e provavo un profondo orgoglio nel sentirti chiamare ancora, a distanza di anni, “capitano” da tutti i passanti che incontravamo in strada, perché significava che ti eri distinto, che non eri stato semplicemente il capitano di turno, ma un leader vero, dentro e fuori dal campo, grande uomo prima del grande calciatore.

    Proprio qualche giorno fa, mentre guardavo il filmino del mio battesimo, sono rimasto impressionato dalla tua possente figura e dal tuo charme, ma soprattutto da quanto quella figura fosse oltremodo “senza-tempo” , dato che riuscivi ancora perfettamente, anche a vent’anni di distanza, a conservare l’impeccabilità della tua persona. E’ come se la natura avesse deciso di non farti invecchiare, gli anni passavano ma l’energia che sprigionavi da ogni tuo singolo poro era rimasta intatta. Perciò, nonno, voglio dirti che ti ammiro: ti ammiro per lo stile che hai sempre avuto e che prenderò come esempio; ti ammiro perché anche di fronte ai tanti colpi che hai subito, hai gonfiato il petto e sei andato avanti; ti ammiro perché sei stato un uomo energico e grintoso, instancabile lavoratore, ma dimostravi una pazienza e una pacatezza invidiabili; ti ammiro perché la tua rara risata contagiava più di qualsiasi altra cosa. Sei andato via adesso, nonno, senza dire nulla, all’improvviso, prendendoci tutti in contropiede, sei andato via mentre mangiavo i fagioli che ci preparavi ogni martedì e che mi rallegravano la giornata, ma soprattutto lo hai fatto continuando a lavorare e a profondere energia, fino alla fine, instancabilmente. Ed è per questo che credo profondamente che più che piangere la tua scomparsa, dobbiamo applaudirti. Sono convinto infatti che Nostro Signore, il Nostro Grande Allenatore, abbia voluto fare una sostituzione, un cambio, e dopo la tua straordinaria prestazione nella grande e impegnativa partita che è la vita, ti abbia chiamato a Sé, prendendo di sorpresa te e prendendo di sorpresa noi, il tuo pubblico, ma tutto solo per farti raccogliere gli applausi dello stadio: perciò, nonno, va’ e goditi la scrosciante standing ovation che ti sei meritato. Qui, e lassù, siamo tutti in piedi per te, Grande Capitano!

    Ciao nonno, sei un mito!

    Tuo nipote Alfonso

     

    Il Direttore Michele Cinque, la sua famiglia e la redazione si uniscono al dolore della famiglia Milo per la grave perdita. Sentite Condoglianze.

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