Cacciate Gentile il sottosegretario impedì all’Ora della Calabria di parlare del figlio

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    Un governo con indagati e riciclati, il vecchio con la faccia giovane di Renzi ci siamo abituati, ma premiare un politico che ha agito con prepotenza contro un piccolo giornale locale Positanonews, giornale della Costiera amalfitana e Penisola Sorrentina, non può accettarlo, siamo nella stessa barca dei colleghi dell'Ora della Calabria ed è vergognoso che questa vicenda non vada chiarita e la piccola stampa libera e coraggiosa venga mortificata in questo modo. Una vergogna e lo scriveremo ogni settimana finchè Gentile non verrà cacciato. «La vicenda di Antonio Gentile non mi sembra edificante e mi sembra inopportuna la sua permanenza al governo». Contro la nomina del nuovo sottosegretario alle Infrastrutture, accusato di aver impedito la pubblicazione sull’Ora della Calabria di un articolo su un’indagine della procura di Cosenza a carico del figlio Andrea (abuso di ufficio), esplode la rivolta. E Alfredo D’Attorre, deputato Pd, bersaniano di ferro, è il primo a chiedere le dimissioni del discusso senatore che negli anni scorsi propose di assegnare il Nobel per la pace a Silvio Berlusconi: «Il quadro di pressioni che emerge sull’editore dell’Ora della Calabria è inquietante. Mi auguro che Gentile sia indotto dal presidente del Consiglio e dal suo partito a rassegnare le dimissioni». Con il passare delle ore, la pressione aumenta e in serata a chiedere a Renzi di revocare la nomina sono anche i Giovani Democratici della Calabria che definiscono «inopportuna» e «lesiva dell’immagine del governo» la presenza di Gentile. Una condanna, netta e senza appello, arriva anche da Celeste Costantino (Sel) per il quale chi ha cercato di impedire l’uscita di un giornale «non può stare al governo». Ancora più duro è il commento di Corradino Mineo, senatore ed esponente della minoranza Pd: «Ma perché, fra i tanti in fila per una casacca da sottosegretario, Renzi doveva proprio caricarsi questo Antonio Gentile da Cosenza, già scelto da Berlusconi per sostituire Cosentino dopo i noti guai giudiziari?». A contestare la scelta è anche Ernesto Magorno che oltre ad essere il segretario del Pd in Calabria è anche un fedelissimo di Renzi. Ed anche per questo decide di attaccare con un tweet: «Grave l’indicazione a sottosegretario del senatore Gentile. Il Pd della Calabria chiede che questa scelta sia rivista». A chiedere la testa di Gentile è anche il deputato delPd, Dario Ginefra. Ma i commenti più infuocati sono quelli dei 5 Stelle. «La nomina ai Trasporti di Gentile è la dimostrazione che Renzi è già un rottame» si legge in una nota firmata da quattro parlamentari calabresi del Movimento 5 Stelle (Nesci, Dieni, Morra e Parentela). Il discusso sottosegretario rimarrà al suo posto? Per adesso Matteo Renzi preferisce tenere i toni bassi e lascia ai suoi fedelissimi il compito di bollare come «pretestuose» le critiche che hanno travolto Gentile. «Gli italiani aspettano di vedere i fatti e il governo ne porterà presto» assicurano a largo del Nazareno. Quel che è certo è che tutto il Nuovo centrodestra fa quadrato intorno alla scelta che Alfano avrebbe imposto a Renzi. Con una nota, cinque senatori alfaniani sottolineano che la nomina di Gentile è un «riconoscimento a tutto il Nuovo centrodestra calabrese» e poi ricordano che il neo-sottosegretario è anche coordinatore regionale del partito. E questo «testimonia una valorizzazione dell’impegno di tutto il gruppo parlamentare». Gentile, insomma, rappresenta per Alfano un serbatoio di voti e questa è un’ottima ragione per lasciarlo al governo. E pazienza se in tanti storcono il naso. Quella di Gentile, del resto, non è l’unica nomina che fa discutere. Berlusconi non fa parte del governo Renzi ma uomini che sono stati a lui molto vicini in passato, oggi ricoprono importanti cariche nella squadra di Renzi. Basti pensare che il viceministro della Giustizia, Enrico Costa (Ncd), è stato un berlusconiano di ferro, relatore del Lodo Alfano e del disegno di legge sul legittimo impedimento. Ed anche il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Ferri, vuole essere considerato un «tecnico» ma è stato fino al maggio 2013 in quota Forza Italia ed anche quando faceva il magistrato (a Massa) militava nella corrente più a destra dello schieramento giudiziario: Magistratura Indipendente.

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