La carta a mano di Amalfi

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Come racconta Mario Vassalluzzo, la carta a mano di Amalfi veniva fatta usando, come materia prima, i cenci (le pezze) che, tagliati a pezzi, erano posti entro vasche di pietra e battuti fino al completo sfibramento, da magli e pestelli di legno mossi dall'acqua. La prima pasta, così ottenuta, passava nei tini. Poi l'operaio immergeva nel tino un telaio su cui era posta una sottile rete metallica (una sorta di setaccio) detto "forma" con il quale raccoglieva una certa quantità di pasta che distribuiva, in strato sottile, su tutta la superficie della forma. Si faceva poi scorrere l'acqua, e l'impasto veniva messo tra feltri. Sottoposto tale impasto a forte pressione per cacciarne l'acqua residua, il foglio ottenuto era messo ad asciugare . Trattato poi alla gelatina animale, essiccato, lisciato e spianato a mano, il foglio era pronto. Ancora oggi è pronto sia per la riproduzuione di stampe antiche, sia per xilografie e sia per corrispondenza di riguardo e di edizioni pregiate.

AMALFI  è stata tra le prime in Europa a fabbricare la carta a mano; e nel Medioevo le cartiere si moltiplicavano a dismisura anche negli altri paesi della costa, originando una vera e propria industria arrivata fino ai nostri giorni. Si pensi che all'inizio del 1800 erano attive 14 cartiere ad Amalfi, 15 a Tramonti e Maiori, 8 a Minori, 3 a Ravello

g.a.

(Utente dal Web)

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