SALERNO MUORE ADINOLFI IL FOTOGRAFO CHE SCRIVEVA CON LE IMMAGINI

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Michele Adinolfi, il reporter che “scriveva” con la macchina fotografica, se n’è andato. Il suo cuore si è fermato ieri, dopo undici mesi terribili, cominciati nel febbraio scorso, quando era rimasto gravemente ferito in un incidente stradale sulla statale 18, tra Vietri sul Mare e Cava de’ Tirreni. Undici mesi durante i quali ha lottato strenuamente, com’era peraltro nel suo carattere e nel suo costume, per superare le sofferenze fisiche. Una lotta che, purtroppo, stavolta non è stata sufficiente per averla vinta. Se n’è andato circondato dall’affetto dei familiari, ai quali va il sentito cordoglio della famiglia de “la Cittá”. E a Cava, nella chiesa di Sant’Arcangelo, oggi riceverá l’ultimo saluto di quanti lo hanno conosciuto, apprezzato, stimato. • Michele Adinolfi, per i giornalisti, era un collega: a lui era impossibile non affezionarsi. Scontroso e un po’ burbero, ma solo per chi non lo conosceva bene. In realtá, era solo un uomo timido, introverso e innamorato della fotografia. Ne ha scattate decine di migliaia, nella sua straordinaria carriera, tantissime di impareggiabile bravura. Basta dare una scorsa a “Come eravamo – Gli anni ’60 in provincia di Salerno”, il volume nel quale aveva raccolto qualche anno fa alcuni suoi “scatti”, rigorosamente in bianco e nero, per farsi un’idea delle sue capacitá artistiche. Non a caso, Michele preferiva “parlare” attraverso la macchina fotografica. Lo ha fatto per anni, quotidianamente, fornendo le immagini degli avvenimenti di cronaca più disparati ai quotidiani della nostra regione, come ai periodici nazionali. Alcune sue foto hanno fatto il giro d’Italia e, in alcuni casi, sono finite anche all’estero, magari semplicemente “prestate” a giornali stranieri. Non lo diceva mai quando accompagnava un giornalista su un servizio, ma sapeva benissimo che una foto “buona” valeva molto più di un lungo scritto sull’evento. Ed è la veritá. • “Michele Adinolfi è il fotoreporter per eccellenza, l’uomo capace di scoprire con un’immagine il lato più recondito di un avvenimento e farlo parlare”: sono le parole usate dal giornalista Nicola Fruscione per presentare “Come eravamo”, la sua raccolta di foto d’epoca. Ma sono anche quelle che qualunque cronista che abbia lavorato con lui pensa davvero. Grazie, Michele, per averci accompagnato.

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