VULNERABILITA´ DEGLI EDIFICI PUBBLICI UNA INCHIESTA PER LA PROVINCIA DI SALERNO
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Da Salerno al Cilento fino in Costiera amalfitana, dove Atrani ha gli edifici pubblici piu a rischio una inchiesta che fa riflettere.
Quasi i due terzi degli edifici pubblici in calcestruzzo della città di Salerno sono ad alta vulnerabilità sismica. In prevalenza si tratta di scuole, dal liceo scientifico da Procida al classico De Sanctis, ma sono classificati a forte rischio anche alcuni padiglioni dell’ospedale «San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona », il vecchio pronto soccorso di via Vernieri, la sede dell’Asl unica di via Nizza e l’ospedale da Procida di via Calenda. I dati sono quelli contenuti nel rapporto Barberi, il libro meno letto e consultato d’Italia (vedi box a lato) . In tutte le amministrazioni locali (prefetture, comuni, province) ce n’è una copia ma è molto raro che qualcuno l’abbia anche solo sfogliata. Nella migliore delle ipotesi, il volume, intonso ma impolverato, per la sua consistenza viene utilizzata per reggere fascicoli o faldoni. ppure oltre dieci anni fa per raccogliere scientificamente i dati sulla vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia, fu messa in campo una vera e propria taskforce di operatori. L’obiettivo dell’allora capo della Protezione civile, Franco Barberi, era strategicamente mirato: avviare una mappatura del territorio, dal punto di vista del rischio sismico, al fine di procedere successivamente con le opere di prevenzione. «Sulla base di questi elementi – scrive nella presentazione del rapporto Barberi il direttore dell’Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico Vincenzo Petrini – la comunità potrà decidere razionalmente quali azioni intraprendere ». Ebbene, dopo oltre dieci anni la comunità non ha deciso. E quei dati, suddivisi per regione, provincia e comune, incombono sulle nostre teste. I quattrocento palazzi Tornando a Salerno, sono stati complessivamente quattrocento gli edifici pubblici passati al setaccio dei tecnici. Di questi, settantacinque sono in muratura, trecento in cemento armato, ventiquattro in acciaio e una, la scuola elementare di Mercatello in via Picenza, classificata come «altro».
La vulnerabilità è stata valutata solo per le strutture in muratura e in cemento armato. Le altre tipologie strutturali, in acciaio o di tipo specialistico (quali chiese, capannoni, eccetera) richiedono procedure di valutazione della vulnerabilità specifiche e anche per alcune di queste chiese e capannoni in particolare ve ne sono alcune in corso di sperimentazione. La vulnerabilità degli edifici pubblici in muratura è prevalentemente bassa o medio-bassa. In questa fascia prevalgono fabbricati costruiti prima del 1919, come la stazione ferroviaria centrale o la Sovrintendenza di via delle Botteghelle, e fabbricati che risalgono agli anni compresi tra il 1919 e il 1945 (l’attuale Palazzo di giustizia, la Prefettura di piazza Amendola, la sede centrale del Comune in via Roma, il centro Don Gnocchi di via Leucosia). Gli edifici pubblici in cemento armato censiti sono stati perlopiù costruiti in epoca recente: negli anni tra il 1945 e il 1961 (il presidio sanitario di via Vernieri, l’Inps di corso Garibaldi e l’Itc Genovesi di via Sichelgaita) e nel periodo che va dal 1961 al 1971 (il comando dei vigili urbani di via dei Carrari, il liceo scientifico da Procida in via De Falco e la Centrale del latte di via Picenza). Dall’esame di questi edifici, attraverso i punteggi di undici parametri contenuti in una scheda di valutazione, è venuto fuori un indice di vulnerabilità alto, il massimo nella classificazione. Va anche detto, però, che l’indice di vulnerabilità rappresenta solo una misura relativa, puramente convenzionale e di carattere statistico del «comportamento sismico dell’edificio». Come è scritto infatti nel rapporto Barberi, «il dato puntuale di vulnerabilità relativo al singolo edificio non ha valore assoluto; il rischio sismico effettivo dipende dalla vulnerabilità e dalla pericolosità (una vulnerabilità alta comporta un rischio completamente diverso in una località altamente sismica rispetto ad una non sismica) ». Un’ultima annotazione riguarda l’altro progetto, il censimento di vulnerabilità a campione dell’edilizia corrente dei centri abitati. In questo caso i tecnici hanno sottolineato che «appare urgente individuare per le tipologie di edifici prima del 1919, che costituiscono un bene ambientale e culturale, delle tecniche di recupero, in quanto si è evidenziato che la maggior parte di questi edifici versa in stato di abbandono».
In provincia di Salerno sono numerosi i municipi, caserme dei carabinieri e stazioni ferroviarie che il censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali effettuato alcuni anni fa dal dipartimento della Protezione civile in 1510 comuni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia e mai preso davvero in considerazione ha rilevato nella fascia critica, quella di vulnerabilità alta. Come è stato già messo in evidenza nell’analisi dei dati relativi alla città di Salerno sono soprattutto gli edifici in cemento armato e con un’età di costruzione più recente ad essere al centro di un vero e proprio scenario di rischio. Scenario che può essere superato solo con un’opera accorta di manutenzione spesso disattesa dalle amministrazioni periferiche per un problema di finanziamenti. Soffermandosi su alcuni casi in particolare, è significativa la presenza di fabbricati a rischio in Costiera amalfitana: il municipio di Atrani, ad esempio, rientra nella fascia di vulnerabilità alta. Come il municipio di Furore e quello di Tramonti. Vulnerabilità bassa al comune di Praiano, mediobassa in quelli di Positano, Maiori, Minori e Vietri sul Mare. Restando in tema di case comunali anche quelle di Giffoni Valle Piana, Pollica e Montecorvino Rovella sono state valutate dalla vulnerabilità alta. Mentre a Pisciotta e a Centola sono le stazioni ferroviarie a destare qualche preoccupazione. Fuori da qualsiasi classificazione, invece, il Palazzo di città di Baronissi, una struttura in acciaio nata su progetto dell’architetto Nicola Pagliara subito dopo il terremoto del 1980. La città di Eboli rappresenta un caso a sè: dei 148 fabbricati pubblici censiti (32 in muratura, 114 in cemento armato e due in acciaio) non ce n’è nessuno che, all’esame dei tecnici, presenti una situazione di alta vulnerabilità. Così come a Castel San Giorgio, Nocera Superiore, Oliveto Citra, Pagani, Pellezzano, Teggiano e Mercato San Severino dove pretura, ospedale e stazione ferroviaria sono ospitati in locali a basso rischio sismico. A Nocera Inferiore sono solo tre gli edifici pubblici in calcestruzzo dalla vulnerabilità alta (il fabbricato ex Inam e due scuole elementari), a Capaccio sono sei e tra questi ci sono tre scuole medie: Vannullo, Paestum e Zanotti Bianco. Sempre a Capaccio la stazione ferroviaria di Paestum, recentemente restaurata, è valutata a rischio medio-basso, mentre quella di Capaccio a rischio basso. Tuttaltro discorso invece per la stazione ferroviaria di Battipaglia considerata ad alta vulnerabilità. Trentotto su novantatrè gli edifici in cemento armato censiti nella fascia di vulnerabilità alta a Cava de’ Tirreni, tra cui la biblioteca comunale, la pretura e la sede dell’Asl. A Fisciano è medio il grado di vulnerabilità dell’Università degli Studi di Salerno suddivisa nei vari padiglioni. A Pontecagnano alta vulnerabilità per il comando dei vigili urbani, il municipio, la stazione ferroviaria e persino il museo archeologico. A Bellizzi per la scuola elementare dedicata ad Antonio De Curtis e costruita negli anni tra il 1972 e il 1975. Sarno infine dove l’ospedale Villa Malta è stato censito a medio rischio sismico. Peccato che a distruggerlo ci pensò la tremenda alluvione del 1998.
Gabriele Bojano Corriere del Mezzogiorno