Prostituzione/ Baby lucciole per 46 centesimi. L´inchiesta

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    Due occhi scuri come la pece, nascosti sotto uno strato di rimmel steso male e un po’ di rossetto sbavato. Come, quando si è piccole e si gioca ad essere grandi mettendosi i tacchi della mamma e il rossetto colora le labbra sottili. Ma la parola gioco Gisele, 16 anni, non ha mai saputo cosa volesse dire.

     

    Lei è stata costretta a diventare grande troppo in fretta. E ancora più in fretta è stata obbligata a conoscere cosa vuol dire vendere il proprio corpo per strada. Ad uno sconosciuto. Per fame. Quarantasei centesimi. Non uno in più. E’ quanto in Costa d’Avorio, Africa Nord Occidentale, vale il suo piccolo e fragile fisico da bambina. Ancora non sviluppato e già costretto a subire qualsiasi forma di abuso.

     

    Come lei anche la sorella maggiore Christelle. Unite in tutto e per tutto. Anche nel doversi prostituire in strada. E come tutti i giorni vanno in strada, aspettano il loro cliente, lo servono e poi si fanno pagare. Una prestazione che non vale neanche un pacchetto di caramelle.

     

    E come loro sono oltre 5mila le bambine che, dai 12 ai 18 anni si vendono per pochi centesimi. Film porno, vidoe amatoriali o solo per soddisfare le voglie di qualche uomo. In un paese dove andar a scuola costa 230 euro e il reddito medio è di 30 euro mensili.

     

    Bambine che hanno perso i genitori a seguito della guerra civile o a causa della crisi finanziaria.

    Figli di genitori poveri costretti ad essere immigrati “di ritorno”. Obbligati a riportare le proprie famiglie dalla città alla campagna. Proprio come la madre di Gisèle costretta a rientrare nel villaggio di origine, nel nord del Paese, perché la vita in città costa troppo e lei non ha più un lavoro.

     

     

    30 EURO AL MESE- Un paese dove le ragazze desiderano andare a scuola, ma le famiglie non hanno la disponibilità economica per pagare le tasse scolastiche e comprare libri e quaderni. Così le minorenni, spinte dalla povertà, decidono di prostituirsi per raccogliere i 230 euro necessari per iscriversi in un istituto superiore e per avere la disponibilità dei materiali didattici. I genitori, quando non hanno abbandonato i figli, sono a conoscenza della scelta delle bambine, ma preferiscono fingere non chiedendo alle ragazze dove hanno trovato i soldi per andare a scuola. La Costa d’Avorio, uscita solo recentemente da anni di guerra civile, detiene il triste primato dell’esercizio della prostituzione minorile e del più alto tasso di malati affetti da HIV nell’Africa occidentale

     

     

    Così il fenomeno della prostituzione minorile e della tratta dei minori ha raggiunto nel Paese dimensioni straordinarie arrivando a superare i 400 mila casi.

     

     

    LA DENUNCIA- A denunciare la grave situazione l’associazione Soleterre:  “Non possiamo restare indifferenti a questa mercificazione di giovani vite: è inammissibile che nel III millennio una bambina debba prostituirsi per garantirsi il diritto allo studio” afferma Damiano Rizzi, Presidente di Soleterre – “E’ sconcertante l’indifferenza del mondo occidentale davanti a questa tragedia”.E si pone un obbiettivo: “Entro il 2015 dobbiamo  scradicare la povertà estrema e la fame. Siamo ancora lontanissimi da questo risultato e non smetteremo di chiedere con forza al governo italiano di rispettare gli impegni presi in sede di G20 in aiuto all’Africa”.

     

    Di Floriana Rullo

     tratto da affaritaliani.it               inserito da michele de lucia

     

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