ONORI MILITARI AI SEI PARA´ UCCISI IN ATTENTATO A KABUL foto

Più informazioni su

    ANSA» 2009-09-20 11:54

     

    ONORI MILITARI AI SEI PARA’ UCCISI IN ATTENTATO A KABUL

    CIAMPINO (ROMA) – Un mesto corteo ha chiuso la breve cerimonia che si è tenuta questa mattina a Ciampino, dove intorno alle 9.30 è atterrato il C130 dell’Aeronautica che ha riportato in Italia le salme dei sei paracadutisti italiani uccisi in Afghanistan: il tenente Antonio Fortunato, originario di Lagonegro (Potenza); il primo caporal maggiore Matteo Mureddu, di Oristano; il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, nativo di Glarus (Svizzera); il sergente maggiore Roberto Valente, di Napoli, e il primo caporal maggiore Gian Domenico Pistonami, di Orvieto (Terni).

    Dopo il saluto del Capo dello Stato, che si è inchinato davanti a tutte le bare, poggiando su ciascuna la mano destra, e gli onori da parte del picchetto della Folgore schierato sulla pista, le sei bare sono state trasportate a spalla a bordo dei carri funebri con cui raggiungeranno l’istituto di medicina legale, dove è prevista l’autopsia. In testa al corteo, affranti, i parenti delle vittime: abbracciati tra loro, sostenuti da militari dell’esercito, hanno seguito le bare con i loro cari in silenzio, con dolore e grande compostezza.

    Dietro le autorità, con in testa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e le massime cariche dello Stato. Presenti a Ciampino, naturalmente, anche i vertici della difesa e delle forze armate: dal ministro Ignazio La Russa al capo di stato maggiore della difesa Vincenzo Camporini, al nuovo capo dell’esercito, Giuseppe Valotto, insiedatosi proprio il giorno della strage.

    Tra le autorità presenti alla breve cerimonia che si è di fatto conclusa a Ciampino, oltre al sindaco di Roma Gianni Alemanno, con la fascia tricolore, anche alcuni parlamentari particolarmente vicini alle forze armate come il generale Mauro Del Vecchio, senatore del Pd ed ex comandante della missione Nato in Afghanistan, e l’ex parà Gianfranco Paglia, deputato del Pdl, costretto su un sedia a rotelle dopo essere rimasto ferito durante l’operazione in Somalia.

    In nottata, poco dopo l’1.30 e’ arrivato a Fiumicino l’aereo Alitalia con a bordo i quattro militari feriti.


    Palazzo Chigi ha proclamato due giorni di lutto nazionale, oggi e domani, giorno dei funerali solenni – saranno trasmessi dalle 11 – nella basilica di San Paolo fuori le mura.

    Nel pomeriggio di oggi, dopo lo svolgimento delle autopsie, sarà allestita, all’ospedale militare del ‘Celio’, la camera ardente aperta all’omaggio di tutti. Il sindaco della capitale Gianni Alemanno ha invitato i romani ad esporre il tricolore alle finestre nel giorno dei funerali. Il percorso che dal Celio conduce a San Paolo (lo stesso dei caduti di Nassirya) – ha deciso il Campidoglio – sarà punteggiato da 2.500 bandiere.

    Messe in suffragio si terranno lunedì – in concomitanza con le esequie solenni – in ogni parte d’Italia, dalla cattedrale di Palermo, al duomo di Bolzano. Forte l’abbraccio ai parà dalla ‘famiglia’ degli alpini: tutte le città sede della brigata Taurinense (Torino, Cuneo, Pinerolo, Ulzio e L’Aquila) celebreranno una apposita messa.

    A Milano, in sant’Ambrogio, come hanno deciso il generale Camillo De Milato, comandante dell’Esercito Lombardia, e Dario Macchi dell’associazione nazionale paracadutisti d’Italia, i sei militari saranno ricordati con la cittadinanza.

    Dopo le esequie di Roma, i feretri partiranno per i paesi d’origine dove, dopo una funzione più privata e raccolta, saranno tumulati.
    In Sardegna, a Solarussa nell’oristanese, martedì si terrà la messa per Matteo, alle 15.30 nella parrocchia di san Pietro. Lunedì, camera ardente nel municipio. Lo stesso avverrà a Nocera Superiore (Salerno) per Massimiliano: camera ardente lunedì nella chiesa di santa Maria Maggiore dove si svolgerà il funerale il giorno dopo. La tumulazione a Cava dei Tirreni nella tomba di famiglia. A Tiggiano (Lecce) si svolgerà, martedì pomeriggio, il funerale di Davide, officiato dal vescovo di Ugento. A Uopini, frazione senese del comune di Monteriggioni, dove vive la sua famiglia, sarà tumulato Antonio, lunedì pomeriggio. Suo figlio di sette anni parteciperà anche ai funerali di Roma. Per Roberto sarà allestita, lunedì pomeriggio a Napoli, la camera ardente al Maschio Angioino. Il feretro sarà preso in consegna dal Comune “con il massimo onore possibile” ha detto il sindaco Rosa Iervolino.

    Martedì il funerale nella parrocchia del quartiere di Fuorigrotta. A Lubriano, nel viterbese, martedì o mercoledì, si terrà il funerale di Giandomenico preceduto dalla camera ardente. Unanime l’indignazione per alcune scritte, contro i parà, comparse a Livorno.

    ISAF: SPARI DOPO ESPLOSIONE AUTOBOMBA – E’ plausibile che l’attentato a Kabul in cui sono morti sei militari italiani sia avvenuto nel quadro di una vera e propria imboscata, in cui vi è stata anche una sparatoria subito dopo l’esplosione dell’autobomba. Lo ha detto all’ANSA un portavoce della missione Isaf, il colonnello Fabio Mattiassi. La circostanza della sparatoria viene riferita anche da alcune persone che si trovavano in prossimità del luogo dell’attentato: un giornalista della Bbc e un diplomatico, interpellati dall’ANSA, hanno detto di aver “ascoltato chiaramente gli spari” a qualche centinaia di metri di distanza, anche se non hanno visto direttamente l’episodio.
    “Su questa vicenda è in corso una inchiesta giudiziaria della magistratura – ha indicato Mattiassi – ma anche un’altra militare di Isaf che è di carattere tecnico-tattica e che deve determinare cosa è successo esattamente quel giorno”. “Non abbiamo ancora una risposta certa – ha proseguito – e le domande che aspettano una risposta sono numerose. Bisogna immaginare il trambusto e la confusione di quegli attimi per un’automobile che esplode. Si deve appurare se è stata una imboscata avviata con una esplosione e seguita da spari”. “Da dove sono venuti gli spari? In che termini è stato condotto l’attentato? Come si sono comportati i nostri uomini? Tutto questo – ha sottolineato – è studiato attentamente dall’Isaf per comprendere la dinamica dell’accaduto e preparare futuri scenari in modo da prevenire le vittime”. E neppure è ancora stato chiarito, ha concluso il colonnello Mattiassi, “se si è trattato di un’autobomba guidata da un kamikaze o di un veicolo fermo sul bordo della strada”.

    FERITO RACCONTA: DOPO BOMBA CI HANNO SPARATO – Un gruppo di uomini armati ha sparato contro i militari italiani dopo l’esplosione dell’autobomba: lo ha raccontato alla moglie il caporalmaggiore capo Ferdinando Buono, uno dei sopravvissuti. “Mi ha detto – spiega la signora Anna Buono – che quando lui e gli altri feriti stavano faticosamente liberandosi dalle lamiere sono sbucati degli uomini che hanno esploso contro di loro dei colpi di arma da fuoco. Ferdinando è riuscito a recuperare una pistola, i militari hanno risposto al fuoco e gli aggressori si sono dileguati, mentre sul posto giungeva la polizia afghana”.

    FRATTINI: ATTENTATO A SOGNI AFGHANI NON A ITALIA – La strage di Kabul, costata la vita a sei paracadutisti italiani, è stata “un attentato contro i sogni del popolo afghano” e non contro l’Italia. Così il ministro degli Esteri Franco Frattini in una lunga intervista a Rai International a due giorni dall’attacco terrorista nella capitale afghana.
    Con quell’autobomba i terroristi, per il titolare della Farnesina, hanno compiuto “un attentato contro la speranza degli afghani di aver libertà, democrazia e una vita civile normale”. Ad essere colpiti, però, sono stati – ha sottolineato Frattini – degli “eroi di pace”.
    “I nostri soldati forse, più di altri – lo dico con orgoglio nazionale, ha aggiunto Frattini – hanno sempre ritenuto che si dovesse lavorare per il bene del popolo afghano, senza risparmiarsi, senza riserve, senza incertezze di nessun genere”. Ed è in questo spirito che l’Italia intende
    continuare a “interpretare questa missione, che, ovviamente proseguirà “.
    “Perché i nostri eroi di pace non siano morti invano – ha concluso il ministro – quella sfida per la democrazia non si deve fermare”. In Afghanistan “si sente profumo di cambiamento” ed è “proprio quello che i terroristi vogliono fermare” .

    LA RUSSA: SU RIENTRO SALME POLEMICA OFFENSIVA – “L’affermazione pubblicata oggi su Libero secondo cui sarebbe stata ritardato il rientro delle salme dei militari caduti a Kabul per consentire la presenza in Italia del Presidente della Repubblica impegnato in una visita istituzionale in Giappone, è del tutto destituita di ogni fondamento”. Lo ha affermato ieri il ministro della Difesa, Ignazio La Russa. “Sin dall’immediatezza del tragico avvenimento – aggiunge La Russa – è stato ipotizzato dalle Forze armate un rientro delle salme tra domenica e lunedì, tenendo conto dei tempi necessari per tutti gli adempimenti del caso. Il rientro delle salme dei caduti quindi, lungi dall’essere stato ritardato, è stato semmai accelerato al massimo su mia richiesta per consentire i funerali già nella giornata di lunedì”. “Non si comprende – conclude La Russa – la ragione di questa gratuita e inutile polemica priva di ogni verosimiglianza che risulta gravemente offensiva verso il Capo dello Stato cui va la mia totale e deferente solidarietà”.

     

     

     

    Inserito da Alberto Del Grosso

    Più informazioni su

      Commenti

      Translate »