Bocchino ad Affaritaliani.it: rischio rottura del Pdl

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    Italo Bocchino, capogruppo vicario alla Camera del Popolo della Libertà ma soprattutto l’uomo più vicino a Gianfranco Fini, sceglie Affaritaliani.it per paventare la possibilità di una frattura del gruppo parlamentare a seguito delle tensioni tra il premier e il presidente della Camera. “Questa ipotesi va tenuta lontana e va evitata con forza. Bisogna fare in modo che non sia proprio ipotizzabile”. E poi rivela che tutta la componente ex Alleanza Nazionale è schierata al fianco di Fini: “Non c’è una sola ragione per ritenere possibile il contrario”.

    “Il Pdl ha solo quattro mesi di vita ed è ancora in una fase di strutturazione”, spiega Bocchino. “E quindi può anche accadere che ci sia bisogno di discutere. Si deve favorire la discussione e soprattutto la risoluzione delle questioni che ci sono tra Berlusconi e Fini. E le questioni sono sempre politiche, non personali”. Che cosa chiedete al Cavaliere? “Una maggiore partecipazione e un maggior coinvolgimento del Pdl per evitare che Berlusconi sia schiacciato dalla Lega. Bisogna indurre il premier a mediare tra le esigenze del Pdl e quelle del Carroccio, evitando invece che un’interlocuzione singola di Berlusconi con Bossi porti il presidente del Consiglio, di fatto, a dover accettare le richieste che la Lega avanza. Insomma, dobbiamo fare di Berlusconi il soggetto di mediazione tra le esigenze delle due forze politiche della coalizione”. Basta con le decisioni prese durante le cene di Arcore? “Non è questo il problema. Il problema è che le decisioni devono coinvolgere anche tutto il Pdl“.

    Bocchino però esclude un clamoroso ritorno a due partiti, Forza Italia e An. “Abbiamo appena fatto un partito e non avrebbe senso fare una scissione. Noi siamo per unire e non per dividere”.

    TREMONTI: IL PDL DISCUTA LE IDEE DI FINI – “Su immigrazione, interesse nazionale, tipo di patria, globalizzazione, catalogo dei valori e dei principi, dentro il Pdl si può e si deve aprire una discussione, dove vince chi convince”. “Questo non vuol dire cambiare, ma capire il programma elettorale”. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intervistato dal Corriere della Sera, afferma anche che il Pdl “deve discutere” sulle idee di Fini e sulla necessità di una tregua. “Non lo chiedo io – sottolinea – lo chiede l’interesse del Paese. Può essere un contributo positivo anche del congresso dei democratici“. Contro il premier, afferma Tremonti, c’è stata “una campagna orchestrata come un’ordalia pregiudiziaria, tra l’altro senza che alla base vi sia alcun elemento giudiziario. Domande e sentenze. L’appello al tribunale dell’opinione pubblica. Il farsi dei giornali giudici”.

    A chi prefigura nuone possibili maggioranze in Parlamento per Tremonti non c’è altra. Una nuova maggioranza con Casini, “durerebbe dieci minuti”, come anche “irreale” l’eventualità di elezioni anticipate. Circa il congresso del Pd, Tremonti spiega che “è importante”, affermando che “una svolta positiva democratica può essere data dalla ripartenza dell’opposizione in Parlamento. Non tanti e diversi, ma un interlocutore responsabile con cui parlare su ciascun tema”. Il Titolare del dicastero di via XX Settembre sottolinea infine l’importanza del federalismo fiscale” la “riforma delle riforme” che “non è un progetto di una forza politica, ma il futuro dell’Italia”.

    tratto da affaritaliani.it           inserito da michele de lucia

     

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