Robert Sarah benedice i Cavalieri di Malta

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Solenne cerimonia tra le antiche pietre di Cannicchio nel giorno del martirio di San Giovanni Battista, concluso dal concerto del coro “Kamaraton cantus”. Applausi a scena aperta per il soprano Teresa D’Alessandro

 

E’ stato il “Vescovo bambino” Robert Sarah, arcivescovo emerito di Conakry e Segretario Vaticano per l’Evangelizzazione dei Popoli e per le Pontificie Opere Missionarie a celebrare il Solenne Pontificale per onorare la ricorrenza del Martirio di S.Giovanni Battista, patrono dei Cavalieri di Malta ad honorem, tra le antiche pietre della frazione montana di Pollica, Cannicchio. Una delle perle del Parco del Cilento, con il caratteristico abitato strutturato a scopi difensivi con la struttura urbana singolare che segue l’andamento del crinale, una roccaforte, con poche aperture al piano terra, finestre e feritoie ai piani superiori che sorvegliano l’imbocco dei vicoli di fronte; la fisionomia che denota una funzione principalmente difensiva, s’illeggiadrisce, a tratti, di scorci con antichi archi e torrini, ha ospitato l’incontro di alcuni alti confratelli dei Cavalieri di Malta ad honorem, benemerita istituzione dalle origini antiche. Essi, infatti, furono istituti per volontà di Carlo III di Borbone nel 1735 quando concesse in perpetuo il titolo di Cavalieri di Malta ad honorem a tutti membri della Reale Arciconfraternita dei SS Giovanni Battista ed Evangelista di Catanzaro, fondata nel 1502 ed Aggregata all’Arcibasilica Lateranense di cui è tutt’oggi una filiazione. Con la concessione l’antica istituzione si trasformò da solo religiosa, a cavalleresca e nobiliare, ed è oggi guidata dal nobile cavaliere Ciro Romano. Il luogo scelto per questa celebrazione, nel cuore del Cilento, zona d’elezione di due seguaci del santo Giovanni, quali Aristide Teobaldini e Aureliano Fidolo Conte, è stata la chiesa di San Martino, costruita, secondo la tradizione, da tre vescovi scampati ad un fortunale ed ospitati dai signori di Cannicchio. “La legge di Dio è al di sopra della legge umana. Quando una norma promulgata da legislatori umani va contro la legge di Dio perde ogni valore – ha tuonato il carismatico Arcivescovo Robert Sarah dall’altare”. Riferendosi all’episodio del Battista, ha condannato l’aborto, il divorzio, le unioni “innaturali”. Discorso integralista quello dell’arcivescovo africano, secondo il quale tutti, vogliono essere liberi, ma nessuno ha il coraggio di esserlo davvero e fino in fondo. Perché la libertà non consiste nel fare quello che si vuole, ma nel fare senza intralci quello che si deve fare. Le passioni senza logica e senza freno impediscono la libertà e la mutano in prepotenza, abuso e ingiustizia, precipitando l’uomo di abisso in abisso e soffocando in lui la logica più elementare e i più autentici e sacri sentimenti umani. La colonna sonora della giornata dei cavalieri di Malta è stata affidata al coro Kamaraton cantus di Camerota gemellato, per l’occasione, con la Corale Angelo Fierro di Vallo Della Lucania, diretto dal tubista Pietro Chirico, che continua la tradizione direttoriale dalla larga e imperiosa gestualità del suo paese natio. Impegnativo il programma per una formazione dilettantistica, che ha, però, il suo punto di forza nella splendida voce del soprano Teresa D’Alessandro, gemma luminosa del magistero di Teresa Rocchino e del nostro conservatorio e delle voci “naturali” di Rita Di Mauro e Angela Sgueglia, unitamente alla sezione dei bassi guidati da Vincenzo Magliano, artista formatosi alla scuola di Mauro Buda. Il programma è principiato con l’ultimo Mozart, dell’Ave Verum, composto per il suo amico e fratello Anton Stoll, per passare, poi, al luminoso Gabriel’s oboe da Mission di Ennio Morricone e all’Agnus Dei, del Gloria di Antonio Vivaldi, in cui nella sua purezza di linee è venuta a mancare la controllata e insieme umanissima e calda intenzione che è la caratteristica del Prete Rosso. Panis Angelicus di Colombo, prima dell’esecuzione del complesso Kyrie eleison dalla  “Petite Messe Solennelle” di Gioacchino Rossini, con quell’ ostinato incalzante del pianoforte, su cui entrano le voci dei solisti in una sorta di gioco imitativo. Poi lo stacco netto: il coro intona il Christe, un brano a cappella di sapore arcaico, in rigoroso stile palestriniano. Improvvisamente l’atmosfera  è divenuta rarefatta, come se il colore sonoro da cangiante fosse divenuto a un tratto bianco e luminoso: un effetto di grande suggestione. Due i brani composti da Marco Frisina, il Magnificat intonato dalla voce grintosa di Angela Sgueglia e Nada te turbe, preludio all’ ascolto dell’Eia Mater di Dvorak, che schizza una Madonna dal volto popolare e fraterno. Omaggio ad Angelo Fierro con l’elevazione del suo Ecce Panis, dalla non facile e comunicativa tessitura, prima del gran finale affidato alla voce di Teresa D’Alessandro con il Kyrie e il Gloria di Franz Schubert, che ha rivelato tecnica dell’emissione delicata e omogenea lungo tutta la gamma, dell’eguaglianza timbrica insieme con la – deliberata – varietà dei colori, che rendono elegante e intensa ogni sua esecuzione. Applausi a scena aperta per la formazione e incoraggiamento dell’ Arcivescovo Sarah ai componenti del coro, con le ragioni del sentire africano, ovvero che Dio prima dell’Universo creò la danza e la musica, delle quali ogni passo e ogni frase pongono l’Uomo direttamente in contatto con Lui, rendendolo divino.

Olga Chieffi

 

 

 

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