Don Luigi Merola: “Il futuro dei ragazzi è nelle mani degli educatori”

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I fatti di cronaca nera che si continuano a verificare e che stanno caratterizzando lo scenario partenopeo acquistano una sempre più drammatica importanza. Alle morti di giovani per mano di terzi, ai regolamenti di conti, al problema dell’emergenza rifiuti ci si aggiunge, in ultimo, l’inquinamento delle acque che non permette ai napoletani di trovare ristoro a questo caldo torrido nel mare di cui potrebbero usufruire a pochi passi da casa. Di questo, abbiamo discusso con don Luigi Merola, conoscitore della realtà napoletana, ormai tornato nella sua Napoli alla guida della Fondazione A voce d’ ‘e criature.

Don Luigi, quali sono le attività e i programmi futuri della Fondazione A voce d’ ‘e criature?

 “La sede, seppur inaugurata con tanta solennità a marzo del 2009, non è ancora operativa nel teatro Arbostella di Salerno. Abbiamo operato una rete con le associazioni sul territorio, con i salesiani di don Bosco e con le scuole del territorio; Abbiamo trovato tanti volontari, ma non possiamo essere operativi perché la sede scelta è una sola stanza. Come si può vedere andando nel sito della fondazione (www.avocedecreature.it) a Napoli, con l’aiuto di giovani educatori, portiamo avanti tante attività. Purtroppo a Salerno, per motivi di sicurezza, abbiamo dovuto rimandare le attività e abbiamo dovuto inviare una lettera al sindaco, prof Vincenzo De Luca, con la quale abbiamo richiesto una struttura più idonea”.

 

Come è cambiata la società locale dalla morte di Annalisa Durante?

“Dalla morte di Annalisa tante cose sono cambiate a Forcella. Soprattutto si è instaurata la voglia della cultura. Gli abitanti vogliono imparare e migliorarsi ed è proprio questa l’unica ancora che salverà il nostro Sud. Solo un esercito di maestri e di insegnanti, di educatori e formatori salveranno i nostri bambini. Non abbiamo bisogno dell’esercito dei soldati. Oggi bisogna investire nella prevenzione”.

 

Quali sono i prossimi programmi di don Luigi Merola

“Aprire tante sedi della Fondazione non solo in Campania ma in tutta Italia. A settembre apriremo una sede a Verona e a Locri. A Napoli trovo ancora tante istituzioni ostili alla mia opera che consiste nel far fare rumore al bene. Mi ricordo l’allora cardinale Giordano che, nell’aprile del 2004 mi rimproverò con queste parole che non riesco più a dimenticare: “Il rumore non fa bene e il bene non fa rumore”. Io ritengo che non sia vero e non dobbiamo dimenticare che Gesù ha detto che la luce deve stare sul lucerniere e che ogni cosa che si dirà in segreto verrà conosciuta. Dobbiamo quindi far rumore al bene anche perché solo se si fa rumore qualcuno delle istituzioni ti ascolta”.

 

 

Quale futuro vedi per Napoli e per Salerno?

“Non posso rispondere, ma posso dire che i problemi sono gli stessi. A Napoli hanno una risonanza maggiore per l’attenzione mediatica. Bisogna puntare a tenere i ragazzi impegnati. Una volta c’era l’oratorio, oggi c’è poco o niente per loro. Chiese aperte come le scuole aperte. Esse camminano insieme”.

 

 

La classe politica è impegnata a tutelare i propri interessi o quelli di pochi. Cosa fare e come fare per cambiarla e far sì che abbiano come base per le loro decisioni l’interesse del bene comune e come fondamento i valori della legalità, della giustizia, della solidarietà e del rispetto?

“Non credo al pacchetto sicurezza perché lo hanno fatto non gli addetti ai lavori. Una cosa calata dall’alto non serve. Crea nel prossimo la mentalità del nemico che non è la mentalità cristiana. Napoli passa da una emergenza all’altra perché la camorra è in ogni angolo della città. Come termine camorra intendo la mentalità camorristica: non si ha rispetto di niente e di alcuno. Si vive nella giungla. I turisti, maggiore risorsa della Campania, fuggono. Ci vogliono i sindaci giovani, amministratori giovani e ben formati. Invito a studiare per essere persone libere. Troppi ciucci in giro”.

Alessia Saggese

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