"Lavezzi non è Maradona faccia l´atleta o vada via"

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     LINDABRUNN – L´aula bunker, ventiquattr´ore dopo, è già tornata una normale sala conferenze. Del processo appena celebrato, inedito per le sue modalità nella storia del Napoli, è rimasta solamente una traccia: il cartello sulla porta in due lingue, tedesco e italiano, datato 22 luglio, con il divieto perentorio d´ingresso agli estranei. I misteri di Lindabrunn, però, non hanno resistito neppure un giorno. Troppo fragoroso lo scontro tra De Laurentiis e Lavezzi, reso pubblico ieri dal verdetto di condanna del presidente.

    «Io e il Pocho parliamo una lingua totalmente diversa: ma è lui quello che ha sbagliato, scappando in Argentina. Ora deve capire che ci stiamo organizzando anche per fare a meno di lui, se non si convincerà a rispettare le nostre regole».

    Sembra una rottura totale, De Laurentiis: il faccia a faccia con Lavezzi non ha avuto l´esito sperato.
    «Non condivido le idee di Lavezzi: ha una personalità e una cultura che io non posso modificare. Rimaniamo su posizioni diverse. Il Napoli non subirà ricatti di alcun genere».

    Allude alle richieste economiche del Pocho?
    «Sì, Lavezzi vorrebbe rivedere la sua posizione economica, ma non è possibile. Non ci ha portato in Champions League e nemmeno in Uefa. Anzi, diciamola tutta: pure la qualificazione per l´Intertoto, il primo anno, non è stata soltanto merito suo».

    Qualche cosa di buono deve averlo fatto, però. Altrimenti, Lavezzi non sarebbe l´idolo dei tifosi.
    «È diventato un mito soprattutto per demeriti degli altri compagni. È stato consacrato come il nuovo Maradona anche se ha avuto un rendimento discontinuo e poco da atleta, ha segnato sette gol, non ventisette. Non mi piace il suo modo di stare in campo: cerca sempre la giocata a furor di popolo, in modo egoistico, invece di mettersi a disposizione della squadra. Lavezzi ha grandi possibilità, ma se non è al top della forma e vuole fare a tutti i costi il primo attore non serve a nessuno».

    Si direbbe una bocciatura definitiva. È davvero finita?
    «Tutto si può ricomporre nel calcio e nella vita, ma il Napoli non ha errori da farsi perdonare. È Lavezzi ad essersene andato in Sudamerica durante la sosta di Natale e poi ha abbandonato la squadra anzitempo. Se una cosa del genere me la fa un attore, nel cinema, me lo mangio e gli sequestro casa, come la mia famiglia fece a Fellini».

    Una situazione del genere potrebbe demotivarlo.
    «Sono problemi suoi. Se non s´impegna peggio per lui, sarei preoccupato se l´avessi pagato 30-40 milioni, invece mi è costato solo 5 milioni e mezzo. Lavezzi mette in gioco la sua carriera e la sua professione. Il Napoli farà un altro acquisto per essere pronto a sostituirlo. Il Pocho non ha capito che ci stiamo organizzando per rinunciare a lui o utilizzarlo solamente quando ci farà la concessione di comportarsi da atleta…».

    C´è dunque la possibilità che Lavezzi finisca fuori rosa?
    «Deciderà Donadoni, tutto dipenderà dal rendimento del giocatore».

    Se Lavezzi rende poco e non gioca, però, anche il Napoli ci rimetterà un capitale.
    «Correrò il rischio. La cosa più facile sarebbe liberarmi di Lavezzi, mi costerebbe meno. Ma il Napoli sta insegnando a tutte le società italiane che il calcio è business e valgono i principi. Chi se ne frega di perdere 20-30 milioni…».

    Allude ai soldi che potrebbe incassare vendendo Lavezzi?
    «Mai avuto offerte. E comunque mi sono sempre rifiutato di considerarlo cedibile».

    Lavezzi resta, allora. Qual è la strada per recuperarlo?
    «È il rispetto delle regole, che abbiamo chiesto a lui e a tutti i suoi compagni. Qui non si fanno più sconti a nessuno. Il club ha pronto un memorandum di 40 regole: o si fa la vita da atleta, oppure si va via».

    Quaranta regole, ha detto.
    «Sì, e faccio qualche esempio: non si fuma dopo la partita, non si va a letto tardi, non si organizzano movide casarecce e non».

    Non teme di creare un clima troppo pesante, nel Napoli?
    «No, solo professionale. Basta con le prestazioni taroccate. Lavezzi e compagni sono atleti strapagati: è giusto pretendere il massimo».

    (24 luglio 2009)            inserito da michele De Lucia

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