I giovani colpiti di più dal lockdown

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    Qual è lo stato di benessere attuale dei giovani, gli esseri umani che vanno dai 10-11 anni circa ai 18-19 anni circa, che stanno entrando nel secondo lockdown completo che purtroppo incombe su tutti?  Se lo chiede Giuseppe Montesanto su Il Mattino Quando hanno saputo che si tornava a scuola, la scuola con gli sbaciucchiamenti, i passaggi di libri e merendine, le chiacchiere rubate da un banco all’altro, gli incontri galeotti nei corridoi e insomma la scuola come vita sociale complicata ma indispensabile, erano felici. Al terzo giorno di scuola in mascherina e gel, l’umore era cambiato: vivere in un metro circa come in una carcerino, disinfettare le mani a ogni passaggio di oggetto, parlare con la mascherina, non poter interagire con il compagno a fianco o dietro o davanti, li ha depressi: sono intelligenti, e hanno capito che quella non era la scuola che avevano sognato dopo la fine del primo lockdown.
    E quando sono passati alla didattica a distanza ci sono entrati più o meno, a seconda dell’età, senza particolari scosse: anche perché il fuori scuola era intatto, e le uscite del venerdì e del sabato e in realtà di ogni sera lussureggiavano, e la vita di relazione era salva. Poi la situazione è precipitata, e ancora sta precipitando, fino a veder rinascere all’orizzonte la chiusura totale. E loro, che sono ovviamente i più fragili, cominciano a sentire in profondità l’inquietudine e la difficoltà di esistere.

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